Locatelli: «Terza dose, i dati confermano: efficace al 93,3% contro la malattia grave»

Il coordinatore del Cts: «Per la prima volta abbiamo i numeri riferiti a chi ha ricevuto la dose booster. Rispetto al contagio, protezione al 77-78%. In Italia situazione migliore che in Europa, ma serve ancora prudenza».

Il diario della pandemia s’avvicina ai due anni. Da tanto dura l’emergenza, oggi però ben diversa. Perché se la quarta ondata consegna ora forse il momento di picco, il confronto con l’inverno scorso è ampiamente favorevole, anche se il presente richiede la massima prudenza. Soprattutto, l’Italia regge più del resto d’Europa. Lo «scudo» dei vaccini resiste, ma va intensificato: lo sforzo per correre con le terze dosi, i cui primi risultati in fatto di efficacia consegnano un messaggio solido (93,3% di efficacia contro la malattia grave), è intenso in tutto il Paese. Da settimana prossima partiranno anche le immunizzazioni per i bambini. Omicron, la nuova variante che spaventa il mondo, appare decisamente marginale in Italia.

Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts), parte dai numeri del monitoraggio settimanale per tracciare il quadro del Paese: «La situazione italiana rimane, insieme a quella della Spagna, la più favorevole del contesto europeo, pur a fronte di un aumento dell’incidenza nel nostro Paese: è cresciuta a 176 casi settimanali ogni 100mila abitanti, rispetto ai 155 della scorsa settimana. La stima nazionale dell’Rt è a 1,18, lievemente più basso della scorsa settimana, mentre l’“Rt proiettato”, cioè quello della prossima settimana, dovrebbe scendere ancora, a 1,07. La Lombardia? Mi sembra abbiamo un quadro ancora favorevole».

A livello nazionale si è appena tornati oltre i 20mila nuovi casi giornalieri. Cosa ci indica questo rimbalzo?

«Questi numeri ricordano che serve comunque cautela e attenzione: pur essendo in una situazione più favorevole, non ne siamo fuori e serve assoluta responsabilità nei comportamenti».

In quali età circola maggiormente il contagio?

«Si conferma che la fascia fino ai 10 anni è quella connotata per l’incremento maggiore di casi: anche per questo è da accogliere in maniera favorevole l’arrivo del vaccino in età pediatrica. Tra gli adulti, le due fasce col maggior aumento sono quelle 30-39 anni e 40-49 anni: sono le persone maggiormente produttive e inserite nella vita sociale, ma quelle con percentuali un po’ più basse di copertura».

Qual è la situazione degli ospedali?

«Il tasso di occupazione dei posti letto in area medica aumenta dal 9,1% al 10,6%, quello delle terapie intensive dal 7,3% all’8,5%. Questo è un dato da guardare con una certa attenzione, perché per esempio la Calabria, superando entrambi questi parametri, diventa candidata al passaggio in zona gialla. Ci sono poi altre regioni che superano il 10% di ricoverati in terapia intensiva: Liguria, Provincia autonoma di Trento, Veneto».

La campagna vaccinale come procede?

«Le percentuali di vaccinazione continuano a crescere: nella popolazione oltre i 12 anni, siamo all’88% con almeno una dose e all’85% con ciclo completo. Siamo largamente oltre il 25% per le dosi booster: per fine settimana supereremo 11 milioni di somministrazioni».

Si legge un effetto sulle prime dosi innescato dal Green pass «rafforzato»?

«Probabilmente grazie a questo, le prime dosi sono passate da 10mila al giorno a 30-45mila. Tutto ciò testimonia l’efficienza della macchina organizzativa, arrivata a oltre 100 milioni di dosi da inizio campagna. I dati più favorevoli dell’Italia trovano spiegazione in tutti questi numeri sulle vaccinazioni».

Qual è l’efficacia della terza dose?

«Abbiamo per la prima volta i dati riferiti a chi ha ricevuto la dose booster: l’efficacia rispetto alla malattia severa è del 93,3%; rispetto al contagio, siamo al 77-78%. Vorrei dare un ulteriore messaggio di convincimento: i non vaccinati, rispetto a chi ha ricevuto la dose booster, hanno un rischio relativo di decesso che è di 16,6 volte superiore».

A che punto siamo di questa ondata? Vicini al picco?

«È difficile da dire. Certamente qualche segnale di decelerazione lo si coglie, per esempio l’abbassamento dell’Rt».

Come si sta muovendo la variante Omicron?

«Abbiamo ancora un numero di casi molto contenuto, nell’ordine dei 10-15 in tutto il Paese, di cui 7 riferibili alla stessa catena di trasmissione (cioè legati al primo contagiato, ndr). In Italia la nuova variante, al momento, ha avuto una diffusione marginale. La Delta resta ancora nettamente prevalente».

Quanto sappiamo di Omicron?

«Rispetto alla contagiosità, i dati dal Sudafrica indicano che da un lato ha sostituito in maniera rapida la Delta e determinato un incremento di casi, questo a supporto di una contagiosità maggiore. Teniamo però conto del differente contesto: il Sudafrica è una nazione giovane e con percentuali di vaccinati marcatamente inferiori all’Italia. Da qui ne deriva anche la riflessione sul potere patogeno: va contestualizzato rispetto a età e copertura vaccinale. Le informazioni, da prendere con cautela, sembrano suggerire una ridotta capacità di determinare malattia grave, rispetto a Delta».

Omicron sfugge ai vaccini?

«Tenderei a essere discretamente rassicurante: è vero che ha più di 30 mutazioni nella proteina Spike, ma a oggi nessuna variante è sfuggita in maniera determinante all’efficacia dei vaccini. Non mi aspetto che succeda. Che ci possa essere una riduzione della protezione è possibile, ma non una fuga davvero determinante. Diverso potrebbe essere la fuga rispetto agli anticorpi monoclonali, che va testata».

La macchina vaccinale viaggia a ritmi altissimi. Le forniture sono sufficienti a tenere il passo?

«Sì. Soprattutto se non ci sarà, e non ha ragione di esserci, una richiesta di aderire preferenzialmente al vaccino di Pfizer rispetto a Moderna. Sono due vaccini altamente efficaci».

Chi ha fatto le prime due dosi con Pfizer, può fare la terza con Moderna?

«Chiariamo ogni dubbio: non c’è alcun problema nel ricevere Moderna come terza dose se si è completato il ciclo primario con Pfizer, e così anche viceversa. Sono confermate le garanzie sia dal profilo della sicurezza sia da quello dell’efficacia».

Si parla anche di quarta dose. Quali sono le certezze su possibili ulteriori richiami?

«In questo momento non abbiamo le informazioni né per considerare l’eventualità della quarta dose come certa né per poterla escludere con assoluta certezza. Quanto durerà la protezione da malattia grave conferita dalla dose booster, è tutto da verificare: solamente quando avremo questa informazione potremo fare ragionamenti in questo senso. È vero che i vaccini con una terza dose generano lo sviluppo di popolazioni di linfociti di memoria, e questo certamente è un dato a favore della maggior persistenza della risposta protettiva del vaccino. Ma al momento è prematuro parlarne».

Dopo il Green pass «super» e i nuovi obblighi vaccinali, ci saranno ulteriori strette?

«La situazione, in questo momento, è tutto fuorché fuori controllo. Non vedo gli estremi per ulteriori considerazioni in questo senso. Se la situazione epidemiologica dovesse peggiorare, ci sarà l’assoluta attenzione e un’immediata reattività proprio per intraprendere delle azioni. Tra l’altro, quando paragoniamo il numero degli infetti rispetto a un anno fa, dimentichiamo che oggi c’è la variante Delta, molto più contagiosa di Alfa e del ceppo originario; oggi facciamo il triplo dei tamponi; un anno fa, poi, il Paese era sostanzialmente in larga parte ancora “chiuso”».

Che Natale ci dobbiamo aspettare? Ci saranno specifiche misure?

«Se riusciamo a confermare questo trend di controllo, in buona parte del Paese dovremmo riuscire a mantenere uno stile di vita e di socialità decisamente più favorevole dello scorso anno. Certo qualche regione è già gialla, qualcun’altra è a rischio. Se riusciamo a dare un contributo con comportamenti individuali responsabili, ci costruiamo un Natale decisamente più favorevole».

Le vaccinazioni per i bambini tra i 5 e gli 11 anni sono pronte a partire. Qual è il messaggio che si sente di dare, da pediatra, ai genitori?

«Tutte le informazioni, non solo quelle che provengono dagli studi che hanno portato all’approvazione ma anche da quei Paesi in cui sono già iniziate, come gli Stati Uniti, danno ampie rassicurazioni sull’ottimo profilo di sicurezza. I genitori possono essere sicuri che l’offerta vaccinale non mette a rischio la salute dei propri figli, ma anzi li tutela da forme, per quanto rare, di patologia grave. Inoltre contribuisce a mantenere la frequenza scolastica in presenza e abitudini sociali il più possibile vicine alla normalità».

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