Cronaca
Martedì 28 Settembre 2021
Delitto Ziliani, i tre indagati in silenzio davanti al gip
È finito l’interrogatorio delle due sorelle a Brescia: è durato 40 minuti. Terminato poco prima delle 11 anche quello a Mirto Milani, di Roncola San Bernardo. Restano aperte tutte le domande sull’uccisione della ex vigilessa di Temù.
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, di Roncola San Bernardo, i tre accusati dell’omicidio dell’ex vigilessa Laura Ziliani. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia avvenuto nella mattinata di martedì 28 settembre, non hanno risposto alle domande del gip. La procura di Brescia valuta di interrogarli tra qualche giorno.
Le due avvocatesse che rappresentano le figlie dell’ex vigilessa e il fidanzato della maggiore, Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, non hanno rilasciato dichiarazioni ai cronisti al termine degli interrogatori. È finito intorno alle 10.30 l’interrogatorio delle due sorelle Paola e Silvia Zani. È durato 40 minuti. Intorno alle 11 è finito anche quello a Mirto Milani nel carcere di Canton Mombello a Brescia.
Restano quindi aperti tanti interrogativi sulla morte dell’ex vigilessa di Temù.
Laura Ziliani non è morta nel luogo in cui è stata ritrovata senza vita l’8 agosto scorso. Il greto dell’Oglio, poco lontano dal centro camuno di Temù, è troppo umido per essere compatibile con le condizioni del cadavere: il corpo dell’ex vigilessa di 55 anni – si legge nella relazione dell’autopsia – era sì in stato di decomposizione, ma come se fosse stato tenuto altrove, in un luogo chiuso, e non certo esposto alle intemperie. Ecco perché gli inquirenti si stanno chiedendo: chi lo ha portato lì, poco prima del ritrovamento?
Le figlie Silvia e Paola Zani, 27 e 19 anni, e il fidanzato della prima Mirto Milani, 27 anni, di casa alla Roncola San Bernardo – tutti e tre in carcere da venerdì mattina con l’accusa di aver ucciso la donna tre mesi prima del ritrovamento, nella casa della Ziliani a Temù – avevano un complice? Visto che i tre, indagati a piede libero fin da giugno, erano sicuramente tenuti sotto controllo dai carabinieri, come avrebbero potuto spostare un cadavere senza essere scoperti? Anche perché, quando avevano abbandonato vicino al fiume la seconda scarpa della Ziliani, in uno dei tentativi di depistaggio, erano stati visti da un testimone che aveva ritrovato la calzatura e avvisato i carabinieri.
Mentre gli inquirenti sono pressoché certi che la cinquantacinquenne sia stata uccisa nella sua casa di Temù la notte tra il 7 e l’8 maggio, non c’è al momento alcuna ipotesi concreta sul luogo in cui il corpo della donna è stato tenuto nei mesi seguenti. In uno dei tanti appartamenti di proprietà della Ziliani e che era sfitto? Oppure in qualche luogo scelto apposta ancora prima dell’omicidio?
E, ancora: com’è stata uccisa la donna? Il suo corpo non presentava segni di violenze o lesioni e soltanto il successivo esame tossicologico aveva fatto emergere l’assunzione di benzodiazepine. Uno psicofarmaco che ha causato la morte della donna nel sonno, oppure che l’ha soltanto stordita (peraltro è emerso che già ad aprile la Ziliani era stata male e aveva dormito per 36 ore – come da lei confidato a un’amica – dopo aver bevuto una tisana preparata in casa)? Forse per ucciderla i tre indagati l’hanno anche soffocata con un cuscino quand’era incosciente e non ha dunque potuto reagire? Si tratta per ora di ipotesi.
Silvia e Paola si trovano nella stessa cella del carcere Vero di Brescia e avrebbero trascorso le prime notti in modo tranquillo, senza particolari richieste. Lo stesso è avvenuto per Mirto Milani, rinchiuso nel carcere di Canton Mobello, sempre a Brescia.
Intanto in località Cà Mosché alla Roncola San Bernardo la villetta della famiglia Milani resta immersa nella tranquillità. I genitori, il fratello e le due sorelle di Mirto – che negli ultimi tempi si era visto anche in paese (Roncola dista due minuti d’auto), dove aveva collaborato con la parrocchia suonando la chitarra in chiesa – non si sono visti: tanto che qualcuno ha ipotizzato possano essere tornati a Calolziocorte, la cittadina della quale i Milani sono originari (lo stesso Mirto risulta nato a Lecco), benché di casa da oltre trent’anni nella borgata della Roncola affacciata sul lato montano verso la Valle Imagna.
Qui anche la stessa Laura Ziliani si era vista alcune volte e più di frequente le sue due figlie. E forse proprio qui Mirto ha pensato al piano messo in atto con Silvia e Paola per eliminare la cinquantacinquenne e impossessarsi della gestione del suo ingente patrimonio – questo il movente del delitto, secondo gli inquirenti –, consistente in un cospicuo numero di appartamenti in affitto, che le garantivano una considerevole rendita mensile.
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