Il vertice Ue-Africa, i vaccini per pochi

Oscurato dalla grave crisi russo-ucraina, nei giorni scorsi si è tenuto a Bruxelles un vertice importante fra l’Ue e l’Unione africana (rappresentata dai leader di 40 Stati). A tema c’era anche la dotazione di vaccini per il continente nero, dove solo l’11% della popolazione è stata completamente immunizzata contro il Covid. È vero che il virus ha colpito meno del previsto: finora oltre 10 milioni di contagiati e 231.157 decessi, su un totale di un miliardo e 260 milioni di abitanti distribuiti nei 55 Paesi. Ciò grazie a una collocazione dei residenti diffusa sul territorio, distanziata in una miriade di villaggi e a temperature più alte rispetto all’Europa. Ma è anche vero che molti malati di coronavirus non hanno ricevuto alcuna cura e sono morti senza diagnosi. Inoltre la variante che ha imperversato nei mesi scorsi in Occidente, Omicron, arrivava dal Sudafrica. Altre potrebbero giungere. I Paesi africani che registrano il maggior numero di casi sono proprio il Sudafrica, Marocco, Tunisia, Etiopia e Libia.

Il vertice non ha prodotto grandi risultati: è stata bocciata la richiesta di sospendere i brevetti dei vaccini. Da oltre un anno India e Sudafrica avevano chiesto all’Organizzazione mondiale del commercio almeno il congelamento temporaneo dei diritti di proprietà intellettuale, proposta sostenuta da un centinaio di nazioni. Bruxelles ha confermato il suo impegno a fornire almeno 450 milioni di dosi all’Africa entro la metà di quest’anno, oltre ad aver donato 3 miliardi di dollari a Covax (il programma internazionale per l’acquisto di vaccini per 92 Paesi poveri: gli obiettivi finora raggiungi hanno tradito però quelli prefissati). Ma gli Stati europei si apprestano a buttare 25 milioni di dosi in più di quante donate all’Africa quest’anno... Nel summit in Belgio l’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che sei nazioni saranno le prime del continente a produrre vaccini a base di mRna, con un contributo Ue di 50 milioni: sono Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Tunisia e Sudafrica. Piattaforme utili per dare risposte ad altre malattie che flagellano l’Africa, come la tubercolosi e la malaria. Le sperimentazioni cliniche inizieranno dal prossimo settembre per un’approvazione nel 2024. Il dossier Covid, con le sue vaghezze, è stato riaggiornato alla primavera.

Il vertice aveva l’obiettivo di far debuttare una «nuova partnership da pari a pari», emendando la politica paternalista del passato. La Commissione europea ha annunciato un piano di investimenti da 150 miliardi di euro per contrarre la concorrenza della Cina in un continente essenziale per le materie prime della transizione digitale e climatica. Tra gli obiettivi poi favorire lo sviluppo economico per frenare i flussi migratori da un continente in boom demografico (agli attuali tassi di crescita la popolazione raddoppierà nei prossimi 30 anni). Nel testo finale si annuncia la prevenzione «della migrazione irregolare, il miglioramento della cooperazione contro il traffico di esseri umani, il sostegno al rafforzamento della gestione delle frontiere e il miglioramento sul fronte di rimpatri, riammissioni e reintegrazione».

Sul fronte delle migrazioni legali sulle quali avevano molto insistito i leader africani, si afferma solo che «percorsi per le opportunità saranno ulteriormente sviluppati tra i due continenti e all’interno dell’Africa». Tra gli obiettivi anche «incoraggiare la stabilità politica e la democrazia prevenendo conflitti e colpi di Stato». Ma se si cercano i dettagli, il pacchetto dell’Ue appare fragile quanto le promesse del passato. I 150 miliardi sono un calcolo approssimativo (e molto ottimista) in cui vengono mescolati contributi dell’Unione e nazionali, sussidi e prestiti, leva sui mercati e investimenti privati.

La lista dei progetti è un inventario in cui nulla è stato deciso. Il grande errore di fondo del resto è continuare a trattare l’Africa come se fosse un solo Paese e non 54, con differenze spesso sostanziali l’uno dall’altro. Forse sarebbe più utile impostare una partnership politica ed economica anche con ciascuno di loro.

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