Cronaca
Lunedì 12 Luglio 2021
Galli: «La variante Delta era attesa,
per contrastarla vaccini e prudenza»
Per Massimo Galli (Ospedale Sacco) il delicato momento va affrontato puntando sulla campagna e sull’attenzione nell’evitare assembramenti.
La discesa dei contagi ha subito una frenata negli ultimi giorni, con la variante Delta (o indiana) che in Lombardia è diventata prevalente su quella Alfa (o inglese), almeno nella prima settimana di luglio. «Ma era atteso, direi quasi certo che la variante Delta facesse questo – spiega Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente di Malattie infettive all’Università statale -. Siamo arrivati tra il 45% e il 48% di contagiati con la variante indiana in Lombardia (e anche nella Bergamasca, ndr) e al 25% con quella inglese. Ma non mi preoccuperei per il momento, visto che abbiamo l’arma vaccinale e il quadro sanitario è gestibile, anche se il virus gira e non bisogna abbassare la guardia».
Professor Galli, come interpretare gli ultimi dati? I contagi sono risaliti leggermente, ma il calo dei ricoveri non conosce sosta.
«Per il momento il numero dei casi non è aumentato vertiginosamente e ciò è incoraggiante. Presterei maggiore attenzione al fronte ricoveri: poiché quelli che si infettano di regola sono prevalentemente giovani non vaccinati, questi di regola non finiscono negli ospedali, in Rianimazione e non alimentano fortunatamente i decessi, tranne casi eccezionali. Quindi il quadro è gestibile, perché abbiamo già molti vaccinati tra quelli più fragili da proteggere. E se anche la vaccinazione non riesce ad evitare l’infezione, evita però le conseguenze peggiori. In altre parole, non stiamo vaccinando per proteggerci dall’infezione, ma per proteggerci dall’infezione grave».
L’assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti, ha indicato una strategia: andare a scovare gli over 60 anche nei piccoli paesi, per vaccinarli e non intasare di nuovo le strutture ospedaliere.
«Completare la vaccinazione degli over 60 è la strada maestra per evitare un’altra significativa ondata, con relativo impegno degli ospedali. Mi sembra un’idea condivisibile. Dieci milioni totali di somministrazioni in Lombardia sono un discreto numero, ma occorre insistere».
Altra strategia applicata nella Bergamasca: gli over 60 non vaccinati potranno accedere senza prenotazioni ai centri vaccinali (fino al 31 luglio) e immunizzarsi con il vaccino monodose Johnson&Johnson. Cosa ne pensa?
«Pur di vaccinare va bene. Con Johnson&Johnson il rapporto tra rischi e benefici pende ancora dalla parte dei benefici, anche se resto dell’idea che i vaccini a Mrna (Pfizer, Moderna, ndr) hanno dimostrato complessivamente maggiore affidabilità».
Cosa ne pensa di una terza dose di richiamo, suggerita da Pfizer e al centro di un dibattito?
«Sarei prudente. Possono essere anche strategie delle case farmaceutiche. Mi piacerebbe vedere i dati, visto che Pfizer sostiene che una terza dose di vaccino offre protezione maggiore e anticorpi potenziati. Ma la vera domanda è: vale più la quantità di anticorpi o la qualità della risposta?».
Quindi qual è il messaggio da lanciare?
«È sempre lo stesso: vaccinarsi prima possibile e completare il ciclo di immunizzazione. Si evitino assembramenti e comportamenti poco prudenti, tenendo sempre con sé le mascherine. Il virus è subdolo e prova sempre a insinuarsi, anche con la vaccinazione».
A proposito di campagna vaccinale, su quali fronti bisogna migliorare?
«Ho notato che ci si ostina a vaccinare molto i già guariti, cioè quelli che hanno ancora un’immunità più che valida e non avrebbero nessun bisogno dell’immunizzazione, con vaccini impostati su un virus che circolava in Cina nel marzo 2020. L’altro aspetto da monitorare è che non si fa abbastanza per la verifica della risposta immunitaria delle persone vaccinate appartenenti agli ambiti più fragili, cioè purtroppo c’è una percentuale elevata dei vaccinati con storia clinica pregressa di malattie, che non rispondono al vaccino e devono essere oggetto di attenzioni particolari».
La variante Delta ce l’abbiamo già in casa. Con la riapertura delle scuole bisognerà avere un occhio di riguardo per gli oltre 110 mila bergamaschi ancora senza vaccino tra under 12 (esclusi dalla campagna), adolescenti e insegnanti?
«Sarà fondamentale persistere nei comportamenti prudenziali, visto che questa variante ha una grande capacità diffusiva in tutte le fasce d’età. Per le scuole, bisognerà prepararsi con una capacità di valutazione rapida e isolamento dei focolai, in particolare tra i bambini, fattore di mantenimento dell’infezione nel contesto sociale».
Una nuova ondata è un’ipotesi remota?
«Non dovremmo subirla a settembre, dal momento che abbiamo vaccinato molto. Ma è un discorso globale che deve coinvolgere vari Paesi nel mondo, anche quelli che non possono permettersi la vaccinazione di massa e hanno appena due dosi di vaccino per 100 abitanti».
Ieri lo stadio di Wembley a Londra gremito per la finale degli Europei di calcio. Si rischia una nuova impennata di contagi in Inghilterra e, in qualche modo, anche in Italia?
«Un atto imprudente e agghiacciante. È come se si cercasse ogni modo possibile per mantenere il virus in circolazione».
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