Tavernola, lo studio dell’Università Bicocca
«La frana non finirà tutta nel lago»

Consegnato ai Comuni il report dell’università sull’ipotesi caduta. Tre scenari: da 600 mila a 30 mila metri cubi potrebbero scendere nel Sebino.

Da martedì pomeriggio alle 16,30 la frana fa un po’ meno paura. A quell’ora Sergio Santambrogio, geologo consulente dei Comuni di Tavernola, Vigolo e Parzanica, ha inoltrato alle tre Amministrazioni il poderoso studio redatto dal pool del professor Giovanni Crosta dell’Università Bicocca di Milano con le ipotesi sulle modalità di scivolamento della frana, accompagnato da una sua relazione.

«In estrema sintesi, prevede tre scenari – spiega il geologo – nel caso in cui scivolasse verso il basso per intero, e stiamo parlando di due milioni e 150 mila metri cubi di materiale, ne arriveranno nel lago 600 mila; il secondo scenario, intermedio, ipotizza la caduta di un milione e 500 mila metri cubi, di cui ne arriverebbero nel lago 360 mila; l’ipotesi più ottimistica prefigura la caduta della porzione di frana posta sopra la piazzola ecologica di Tavernola: circa 440 mila metri cubi di materiale, di cui 30 mila destinati a finire nel lago».

Accanto a questi tre scenari, è stato anche ipotizzato che l’intera frana finisca nel lago «ma questa formulazione, puramente teorica – aggiunge Santambrogio – è stata ipotizzata soltanto per scrupolo accademico, ma con la consapevolezza che è difficilmente sostenibile dal punto di vista topografico, visto che ci sono strade e piazzali al cui interno, in ogni caso, parte del materiale si fermerà».

I quattro scenari verranno ora presi in mano dai ricercatori e dai docenti dell’Università di Bologna che già collaborano con il Dipartimento nazionale della Protezione civile per sviluppare gli effetti idraulici di questa frana, per cercare di stabilire cioè quanto sarà alta l’onda causata dall’eventuale crollo. Dal punto di vista formale, l’incarico verrà loro affidato dall’Autorità di bacino che, per finanziare l’incarico, riceverà un contributo da parte di Regione Lombardia.

«L’analisi svolta dai colleghi della Bicocca – aggiunge il geologo bergamasco – è ben fatta e molto approfondita, nonostante abbiano avuto meno di dieci giorni per lavorarci, elaborando una mole impressionante di dati. Dalle risultanze si parte anche per programmare i piani di Protezione civile: il fronte della frana si estende dal cementificio fino alla località Pontel: quest’ultima potrebbe essere interessata soltanto nel caso primo scenario, quello da 600 mila/650 mila metri cubi di materiale nel lago». Santambrogio preferisce non sbilanciarsi, ma secondo la sua opinione professionale la porzione di frana più vicina a un rischio crollo è quella da 440 mila metri cubi sopra la piazzola ecologica: «È qui dove anche oggi (ieri, ndr) si sono registrati i movimenti maggiori: sette millimetri contro i quattro di tutto il resto». Lo studio ora consentirà ai Comuni di predisporre i piani di sicurezza per la popolazione, ai tre paesi direttamente coinvolti e alla Provincia di iniziare a valutare se, come e quando riaprire le strade chiuse da ormai oltre due settimane.

Lo studio idraulico dell’Università di Bologna è invece atteso per fine settimana. Il lavoro di definizione dei livelli di rischio è in continua evoluzione e procede su due binari: da una parte l’elaborazione di modelli matematici e fisici, dall’altra il monitoraggio costante della frana. Per quest’ultimo impegno, c’è da registrare anche il coinvolgimento dell’Esercito: ieri a Tavernola hanno effettuato un sopralluogo logistico i rappresentanti del Genio pontieri di Piacenza e del Comando Truppe Alpine di Bolzano per capire dove dislocare i loro mezzi. I militari sono poi stati in Prefettura a Bergamo, che li ha preallertati: nel caso di emergenza, anche loro faranno parte della task force chiamata ad assistere la popolazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA