Cronaca
Mercoledì 08 Maggio 2019
Deficit e debito
L’Italia non va
Non avevamo ancora finito la nostra smorfia di sorriso provocata dall’uscita dalla recessione con i dati sulla crescita, tornati al segno positivo seppur a piccolissimi passi, che le previsioni Ue ci riportano con i piedi per terra. La nostra economia non va, appesantita da un deficit e ancora di più da un debito che continuano ad apparire fuori controllo. Per quello che riguarda la crescita la Ue ci ricorda che siamo il fanalino di coda della Ue, malgrado la cura del governo gialloverde.
Anzi, proprio le misure del governo pesano sullo sviluppo economico a cominciare dal reddito di cittadinanza che finirà, ammoniscono da Bruxelles, per incidere anche sull’occupazione, iscrivendo d’ufficio nella lista dei cerca-lavoro tutti coloro che presentano la richiesta della misura. Ma è il giudizio complessivo a pesare come un macigno. Non è solo la mancata crescita a preoccupare; ad essa si abbinano un deficit fuori controllo che è visto al 2,4% per quest’anno e a un disarmante 3,6% nel 2020. A proposito del 2,4 c’è da rilevare che siamo a quel numeretto per il quale si era discusso per settimane e mesi ai tempi della manovra di fine 2018, con una estenuante trattativa con la Ue che si era conclusa con una revisione a quel 2,04% che ora sa di beffa: 2,4 era e 2,4 è rimasto, alla luce dei dati resi noti ieri. Ancora più preoccupante il debito, visto a livelli mai raggiunti: quest’anno toccherà il 133,7% sul Pil e l’anno prossimo addirittura il 135,2%.
Per uscire dalle aride cifre e dare una spiegazione comprensibile a tutti e sintetica di questi dati va rilevato che stiamo addossando gli effetti dell’incapacità a risollevarci dalla crisi sulle spalle delle generazioni future che dovranno far fronte a un debito clamoroso. A questo dato di fatto c’è da accompagnare il giudizio dei due partiti di governo, una volta tanto sulla stessa lunghezza d’onda in questa valutazione. Sia grillini sia leghisti fanno fede, per non portare il nostro Paese a scontrarsi con una inevitabile procedura d’infrazione, sul fatto che alle prossime elezioni europee del 26 maggio sono entrambi convinti che vincerà, o farà comunque un netto balzo in avanti, una maggioranza contraria alle politiche rigoriste e restrittive in campo economico finora perseguite dalla Commissione Ue. Si tratta di una scommessa, un’altra cambiale da scontare in futuro. In ogni caso, anche una diversa valutazione delle misure da adottare non farà diminuire il debito accumulato e che resterà sulle spalle dei nostri figli.
Proprio su questo punto c’è da segnalare l’unico aspetto moderatamente positivo nelle valutazioni rese note ieri da Bruxelles. La Ue segnala che, malgrado la preoccupante situazione, i mercati hanno in questi ultimi mesi valutato positivamente la nostra capacità di garantire il debito. Il famoso spread, cioè il differenziale fra i rendimenti dei nostri Btp e dei Bund tedeschi, si è leggermente ristretto. Cioè secondo i mercati il nostro debito è ancora solvibile. Detto in parole povere vuol dire che c’è un risparmio privato in grado di offrire garanzie sul debito pubblico, cioè i privati (tutti noi) possono coprire i debiti dei conti pubblici con i loro patrimoni.
Un’ultima considerazione. Spesso nei momenti più bui dei nostri conti pubblici c’è stata una situazione internazionale in grado di raccoglierci e tirarci, seppure come ultimo vagoncino del treno, fuori dal tunnel. Questa volta le nubi che si addensano all’orizzonte sono nere come dimostra la guerra dei dazi con la Cina scatenata da Trump e le sue conseguenze sui mercati internazionali anche ieri fortemente negative. Una situazione che pesa ancora di più sulla inerzia che la campagna elettorale getta sull’iniziativa di governo.
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