Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 24 Maggio 2021
Covid sul luogo di lavoro, a Bergamo 48 morti. Siamo la provincia con più vittime
Da inizio pandemia la Bergamasca è quella con più deceduti in Italia. Le denunce all’Inail sono state 3.172 (+2,2% ad aprile). In Lombardia 44.241.
Bergamo registra un altro triste primato dovuto alla pandemia: la nostra è la provincia lombarda che ha registrato il maggior numero di infortuni sul lavoro causati dal Covid-19 con esito mortale dall’inizio della pandemia, nel marzo 2020, e fino alla fine di aprile. Si tratta delle persone che hanno contratto il coronavirus mentre lavoravano e che hanno per questo denunciato la malattia quale infortunio all’Inail: da gennaio 2020 (perché il calcolo dell’Inail è esteso anche a tutto l’anno scorso) ad aprile 2021 le denunce a Bergamo e provincia sono state ben 3.172, ma il dato che impressiona è appunto quello delle vittime, che sono state 48. Un numero elevato, se si considera che a Milano e provincia gli infortuni da Covid con conseguenze mortali sono stati uno in meno rispetto a noi, dunque 47, ma a fronte di qualcosa come 16.750 denunce complessive presentate all’Inail.
Non solo. A livello nazionale Bergamo si conferma la provincia italiana che ha registrato più morti per infortuni da Covid dall’inizio della pandemia, con l’8% del totale nazionale. Seguono Milano (7,8%), Roma (7,3%), Napoli (6,7%), Brescia (4,7%), Torino (4%) e Cremona (3,2%).
Dunque proprio mentre anche la Bergamasca si sta risollevando dalla terza ondata, grazie anche all’apporto fondamentale del vaccino e con una curva epidemiologica in netta decrescita, dalle statistiche dell’Inail – riferite al primo quadrimestre dell’anno – emerge quanto, comunque, le conseguenze per chi ha contratto il virus sul posto di lavoro siano state da noi più letali che in altri territori.
Durante la pandemia in tutta la Lombardia si sono registrate 44.241 denunce di infortunio sul lavoro causa Covid, pari a un quarto (il 25,8%) di quelle di tutta Italia, che sono state 171.804. Tra queste, a livello nazionale, quelle con esito mortale sono state 600, di cui 177 in Lombardia (pari al 29,5% del totale nazionale) e, come detto, 48 – poco meno di un terzo del totale regionale – a Bergamo, pari all’8%. Quanto al singolo mese di aprile, l’incremento in tutta la Lombardia delle denunce per infortunio causato dal Covid è stato del 2,7%, mentre nella Bergamasca si è fermato a un 2,2%. Sempre ad aprile gli infortuni mortali sono stati due in tutta la regione.
Quanto alla Bergamasca, delle 3.172 denunce arrivate all’Inail, 2.273 riguardano uomini (il 71,66%) e 899 donne (il, 28,34%). La suddivisione per fasce d’età vede 1.556 denunce tra i 50 e 64 anni, 1.114 tra i 35 e o 49 anni, 435 fino ai 34 anni e 67 oltre i 64 anni. Le 3.172 denunce bergamasche rappresentano il 7,2% del totale regionale, mentre Milano, con le sue 16.750 denunce di infortunio, rappresenta il 37,9% e Brescia il 9,9% (con 4.400 denunce). Più alto di Bergamo è il valore di Varese: il 9,8% del totale regionale, con 4.357 vittime di infortunio, di cui solo 4 – rispetto alle 48 di Bergamo – con conseguenze mortali.
A livello nazionale, il Nord-ovest si conferma quale la zona d’Italia con più di quattro casi mortali su dieci, pari al 41,9% del totale. La Lombardia ha registrato più di un quarto degli infortuni da Covid con esito mortale, con una percentuale pari al 29,5%. Seguono il Sud, con il 23,8% (la Campania è all’11%), il Centro con il 16,8% (il Lazio 9,7%), il Nord-est con il 12% (Emilia Romagna 6,8%) e le Isole con il 5,5% (la Sicilia al 4,8%).
Tornando alla Lombardia, il mese più nero resta il marzo del 2020, quando proprio Bergamo fu al centro della pandemia a livello mondiale: in quel mese si concentrò il 25,6%, ovvero un quarto, di tutte le 44.241 denunce per infortunio avvenute da allora e fino a fine aprile di quest’anno in Lombardia. Seguono nella triste classifica i mesi di novembre, ottobre e aprile 2020. Dei 177 decessi, un caso su quattro ha riguardato personale sanitario e assistenziale (infermieri, medici, operatori sociosanitari e socioassistenziali). Seguono tra le categorie più colpite in Lombardia gli impiegati, autisti professionali e addetti alle vendite.
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