«Contagi in aumento tra i bambini». Locatelli: necessario vaccinare anche loro

Il professor Locatelli: «La crescita più ripida per la fascia tra i 5 ei 12 anni». E sull’autunno che ci aspetta: «La situazione è sotto controllo, ma dobbiamo stare attenti».

Cautela e chiarezza, prudenza e certezze. L’intreccio di scienza e numeri restituisce l’affresco del presente pandemico: il rialzo della curva epidemiologica, rilevabile su scala europea, vede però l’Italia reggere e mantenere la tinta bianca. L’architrave è in quei precetti noti ma sempre decisivi: vaccinazioni – tra i temi d’attualità c’è l’importanza dell’allargamento all’età pediatrica, quando approvata dalle autorità regolatorie – e mascherine, distanziamento e igienizzazione, le direttrici per un autunno-inverno in sicurezza. Ma occorre «evitare di cadere nell’errore di considerare il problema completamente superato. Non lo è: dobbiamo stare attenti, e soprattutto continuare con le strategie note», specifica il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, in prima linea da oltre un anno e mezzo nella lotta al Covid.

Professor Locatelli, il virus sta rialzando la testa?

«In questo momento l’Italia, dopo la Spagna, è il Paese europeo con la situazione epidemiologica più favorevole, sia in termini di incidenza sia di trend. Ci sono Paesi come il Regno Unito, l’Olanda e la Germania che hanno valori decisamente superiori, e con evidenza netta di risalita. Un dato rilevante è che l’incidenza italiana su scala nazionale, pur a fronte di un incremento, è al di sotto dei 50 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti: l’ultimo monitoraggio la indicava a 46. E la Lombardia era a 28,7: un valore buono».

Si notano però alcune differenze territoriali, anche in Italia.

«Sottolineerei che il Friuli-Venezia Giulia sfiorava il valore 100, anche per via di quelle insensate e incomprensibili manifestazioni. È vero che siamo in una situazione favorevole, ma dobbiamo prestare anche attenzione all’incremento sia dell’incidenza sia dell’Rt puntuale (l’indice di riproduzione del virus, ndr): per quest’ultimo indicatore la prospettiva è che in questa settimana si superi il valore di 1, in particolare l’atteso è di 1,14 (era a 0,94 nel monitoraggio di venerdì, ndr)».

Tra chi sta aumentando il contagio?

«Per larga parte, in chi non ha ricevuto la vaccinazione. Se andiamo a osservare la variazione della curva epidemiologica in età pediatrica, indubitabilmente vediamo che la fascia tra i 5 e i 12 anni è quella con la pendenza più ripida della risalita: questo è ancor di più un argomento per supportare la scelta di vaccinare la popolazione pediatrica, quando i vaccini saranno approvati. È di questi giorni l’approvazione dell’Fda (l’agenzia regolatoria statunitense, ndr) per l’uso emergenziale dei vaccini Pfizer anche per la fascia 5-11 anni, con una dose di un terzo rispetto a quella impiegata sugli adulti».

Perché in altri Paesi, per esempio il Regno Unito, la curva s’è impennata?

«Hanno completamente abbandonato la strategia di contenimento basata sulle misure non farmacologiche: non indossano più le mascherine, anche al chiuso, e c’è una tendenza alla socializzazione completamente non protetta. E pur essendo partiti prima di noi e decisamente con un’ottima performance iniziale, ora hanno quote di copertura vaccinale inferiori a quelle italiane».

Ecco: come procede la campagna vaccinale italiana?

«Siamo all’82,5% della popolazione vaccinata con ciclo completo, mentre l’86,2% (degli over 12, ndr) ha ricevuto almeno una dose. Per quel che riguarda la popolazione più a rischio, dagli over 60 in poi, siamo a percentuali altissime».

I vaccini restano efficaci anche a distanza di mesi?

«L’efficacia vaccinale anche contro la variante Delta è del 76% rispetto alla possibilità di infezione: una copertura sicuramente alta, che lo è ancor di più, sopra il 90% e sfiorando il 95%, rispetto al ricovero in terapia intensiva o al decesso. È giusto offrire la terza dose per proteggere ulteriormente le categorie più fragili o esposte al possibile contagio, ma è altrettanto giusto sottolineare quella che è ancora la copertura offerta dai vaccini. Se siamo in questa situazione, lo dobbiamo soprattutto ai vaccini e alla responsabilità individuale e istituzionale».

A proposito della terza dose, quella «booster»: è all’ordine del giorno un allargamento anche agli under 60?

«Per il momento non ci sono i dati per fare una scelta di questo tipo. Magari potrà avere anche corso, è un’ipotesi certamente considerabile, ma al momento non vi sono evidenze».

La terza dose è sicura?

«Come sanitario e per requisiti di età, ho ricevuto la terza dose e non ho avuto il minimo problema: voglio essere rassicurante in questo senso».

E per chi ha fatto il monodose di Janssen, cioè Johnson & Johnson, quale strada sarà scelta?

«Janssen ha presentato richiesta di valutazione all’Fda per una dose di richiamo, il pronunciamento dell’Fda è stato quello di approvarla dopo almeno due mesi dalla somministrazione del monodose. Ciò non vuol dire che vada fatta necessariamente al secondo mese. In attesa di Ema e Aifa, credo che la posizione più ragionevole sia di attendere i classici sei mesi, come per gli altri vaccini. Già oggi, comunque, chi è arrivato a scadenza può ricevere la dose booster con Pfizer o Moderna, mezza dose rispetto a quella del ciclo d’immunizzazione primaria».

Le scuole sono ripartite da un mese e mezzo: come valutate la ripartenza? Gli insegnanti potrebbero rientrare nelle categorie prioritarie per la terza dose?

«L’anno scolastico mi sembra sia iniziato bene. La maggior parte degli insegnanti è stata vaccinata tra maggio e giugno, e fisiologicamente si avvicinerà alla scadenza dei sei mesi: una parte rilevante è ultrasessantenne e rientra naturalmente nella terza dose, così come i fragili. Chiaramente, se avremo segnali di incremento dei contagi nelle scuole, e dunque di aumento del rischio, sarà fatta una valutazione per non sottovalutare i rischi di chi lì ci lavora».

Da pediatra, la preoccupa l’aumento di patologie respiratorie non-Covid tra i bambini, come il virus sinciziale (Rsv)?

«L’Rsv è noto dare patologia potenzialmente grave, assai grave soprattutto nei primi mesi di vita. La mascherina è utile anche per ridurre questo tipo di circolazione; l’anno scorso, peraltro, non abbiamo avuto sostanzialmente casi di influenza proprio grazie all’uso allargato delle mascherine, oltre che per l’incremento della vaccinazione antinfluenzale. In Italia lo scorso anno sono state somministrate 17 milioni di dosi di antinfluenzale rispetto agli 11 milioni del precedente: mi auguro che questa tendenza venga riconfermata, magari anche incrementata, e raccomando alle persone anziane anche la vaccinazione anti-pneumococco».

Che autunno sarà? C’è la possibilità che l’Italia resti a lungo col prevalere della «zona bianca»?

«L’ultimo monitoraggio ha evidenziato che non c’è alcuna regione sopra il 10% di occupazione dei posti letto, un dato rilevante. La situazione è ancora rassicurante, sotto controllo, ma attenzione a non sottovalutare i segnali d’allerta: non dobbiamo cambiare i nostri comportamenti».

Dal G-20, quali risposte sono arrivate sulla pandemia?

«L’obiettivo di cercare di garantire il 40% della vaccinazione mondiale nel 2021 e il 70% nel 2022 credo sia assolutamente determinante e vada salutato con grande gioia. Oltre a un gesto di solidarietà, è il modo per ridurre il rischio di comparsa di nuove varianti».

Sabato ha assistito, al Gewiss Stadium, ad Atalanta-Lazio. Come valuta i profili di sicurezza in situazioni che richiamano migliaia di persone?

«Ho visto una quota assai rilevante di persone che indossavano la mascherina. Non posso però non ammettere che in alcuni settori questo tipo di attenzione viene dimenticata. Ricordo che, come Cts, nell’ultimo via libera avevamo posto due condizioni: che il limite del 75% fosse calcolato su ciascun settore, e che si mantenesse l’obbligo di mascherina. Valuto positivamente la grande attenzione al controllo del Green pass».

Si potrà arrivare a breve al 100% di spettatori?

«Come Cts avevamo detto che a novembre avremmo rivalutato la situazione: teniamoci ancora un paio di settimane, per vedere l’evoluzione dei numeri. Se ci saranno le condizioni, nessuno ha voglia di penalizzare il mondo dello sport, tenendo conto del valore sociale e dell’effetto-traino anche economico».

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