Città Alta, si è spento il sorriso di Lina: con il marito fondò il ristorante «Da Mimmo»

Lutto. Angelina Scopelliti aveva 91 anni. Insieme a Mimmo Amaddeo, scomparso nel 2017, ha fondato nel 1956 e portato avanti la storica attività di ristorazione. Lascia sette figli, 15 nipoti e due pronipoti. «Una donna silenziosa, carismatica e molto concreta». Lunedì 17 ottobre i funerali.

È mancata ieri notte a 91 anni Angelina Scopelliti, conosciuta da tutti come Lina. Insieme a Mimmo Amaddeo, scomparso nel 2017, ha fondato e portato avanti la storica attività di ristorazione «Da Mimmo» che dal 1956 in Città Alta accoglie e delizia i palati di bergamaschi, visitatori e turisti. La coppia si trasferisce nel 1953 da Reggio Calabria a Milano, mentre tre anni più tardi arriva nel capoluogo orobico. Il ristorante ha inizialmente aperto i battenti al posto dell’attuale Mimì, sempre in via Colleoni e davanti all’attuale location.

Una storia d’amore

Quella di Mimmo e di Lina è una storia d’amore, dalla quale sono nati sette figli, quindici nipoti e due pronipoti, ma anche di imprenditoria. La famiglia è sempre stata allargata ai tantissimi amici e clienti che hanno frequentato il locale del borgo storico. Iconici alcuni piatti, tra i quali la parmigiana di melanzane e la mozzarella in carrozza. A Lina è stato intitolato recentemente anche il nuovo laboratorio di Redona e la pizza Angelina, ultima creazione di successo.

«Silenziosa, carismatica e molto concreta»

«Mia mamma era una donna antica e moderna allo stesso tempo, aveva con sé sempre la forza della fede e della libertà nell’obbedienza al destino – ricorda il figlio Robi Amaddeo –. Giovanissima sposa di mio padre, madre di sette figli a cui con uno sguardo insegnava l’etica. La ristorazione non esisterebbe senza la famiglia ma ancor di più senza questo tipo di donne che, soprattutto nei momenti difficili, sapevano tenere la barra dritta. E pensare che quando mio padre arrivò in città alta lei non ne voleva sapere ma dopo poco tempo capì che stare insieme al proprio marito voleva dire condividere tutto, il bene e il male. Era una donna silenziosa, carismatica e molto concreta: quasi bergamasca, oserei dire – conclude Robi Amaddeo -. Fu la prima ad accogliere dipendenti con qualche problema psichico quando ancora nemmeno si parlava di inserimenti lavorativi. Trattava queste persone come figli e noi li abbiamo sempre vissuti come fratelli. Tutto questo senza retorica, senza parlarne con nessuno, perché il suo motto era ”fai del bene e dimenticatene”». La salma di Lina Scopelliti, che lascia sette figli, 15 nipoti e due pronipoti, si trova nella casa di via Colleoni, 17. I funerali saranno celebrati lunedì alle 15 nella vicina chiesa di Sant’Agata.

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