Assegno per i figli, partenza tiepida: meno di 5 mila domande in due mesi

Delle 30 mila famiglie bergamasche che avrebbero diritto al sostegno governativo solo il 16% ha fatto richiesta: 2.100 lo hanno già ricevuto. Fino al 30 settembre la retroattività.

Meno di 5 mila domande in due mesi, addirittura sotto la media nazionale. In provincia di Bergamo l’assegno temporaneo per i figli è partito con il freno a mano tirato. La misura ponte introdotta dal Governo dal 1° luglio, in attesa dell’assegno universale - il cui debutto è previsto a inizio 2022 - fatica a entrare nei pensieri degli italiani e più ancora dei bergamaschi. Sulle 30 mila famiglie che ne avrebbero diritto nella nostra provincia, al momento (i dati sono aggiornati ai primi di settembre) sono appena 4.793 quelle che hanno fatto richiesta per riceverlo, vale a dire circa il 16%, per 8.741 figli minori. A livello nazionale i dati diffusi dall’Inps parlano di 346 mila domande su poco più di un milione e 800 mila aventi diritto, pari al 19%. Di queste, fa sapere l’Istituto di previdenza, ne sono state pagate al momento 152 mila (il 44%), pari a circa 2.100 in provincia di Bergamo. Per le altre servirà probabilmente ancora qualche giorno.

L’assegno temporaneo è una misura provvisoria che il Governo ha varato per le famiglie con figli tra 0 e 18 anni, e ne possono beneficiare i disoccupati e i titolari di partita Iva, ossia coloro che non hanno accesso agli assegni familiari o all’Assegno al nucleo familiare (Anf), residenti in Italia e soggetti alle imposte sul reddito. Via libera anche per coltivatori diretti, mezzadri e per i titolari di pensione da lavoro autonomo. Per richiederlo con effetto retroattivo al 1° luglio si è in tempo fino al 30 settembre, dopodiché si potrà ancora fare richiesta fino a fine anno, ma in quel caso l’assegno sarà erogato a partire dal primo giorno del mese in cui è stata presentata la domanda.

«Si tratta – spiega l’ex viceministro dell’Economia, senatore Antonio Misiani – di uno strumento provvisorio, in attesa dell’assegno unico a gennaio 2022. È chiaro che l’avvio in piena estate non ha aiutato; ad agosto è difficile pensare che siano state presentate tante domande. L’auspicio è che ci sia un’accelerazione alla ripresa: è molto importante che si comunichi l’esistenza di questo strumento, al momento ancora sperimentale, ma di grande aiuto per tante famiglie. È un’opportunità e sarebbe un peccato che non venisse utilizzata da chi ne ha diritto, ovvero quelle categorie che prima erano penalizzate, e da cui si è deciso di partire».

La Lombardia guida il treno delle regioni d’Italia con il maggior numero delle domande presentate, oltre 57 mila, probabilmente per l’alto numero di partite Iva attive nella nostra regione. Sul podio ci sono anche la Campania, con 45 mila domande, e la Sicilia, con 37 mila. L’alto numero di pratiche presentate in queste regioni sarebbe invece da attribuire alla percentuale, più alta che altrove, di residenti che percepiscono il Reddito di cittadinanza, e ai quali è consentito di accedere anche all’assegno unico. Da questa prima fase sono esclusi dunque i lavoratori dipendenti e tutti coloro che già ricevono gli assegni familiari; per questi primi sei mesi di sperimentazione, il Governo ha stanziato 1,8 miliardi di euro anche se, avanti di questo passo, è possibile che una cifra assai cospicua possa rimanere nelle casse dello Stato. Il valore dell’assegno non è uguale per tutti: l’importo varia infatti in base al numero dei figli e alla situazione economica certificata tramite Isee. Con uno o due minori a carico sono erogati mensilmente fino a 167,5 euro per ciascuno. Con tre minori o più è prevista una maggiorazione del 30%, dunque sono erogati fino a 217,8 euro per ciascuno. Per ogni figlio minore con disabilità è prevista una maggiorazione di 50 euro. L’assegno è erogato nella sua interezza ai nuclei familiari fino a 7 mila euro di Isee e decresce all’aumentare dell’indicatore. Si azzera con Isee pari o superiore a 50 mila euro. Per le famiglie che ricevono già il Reddito di cittadinanza, l’importo è calcolato sottraendo la quota del sussidio relativa ai figli minori a carico. I soldi vengono versati mensilmente dall’Inps al genitore richiedente che convive con il minore sulla base della domanda presentata con accredito sul conto corrente, bonifico domiciliato in ufficio postale, carta di pagamento con Iban o libretto postale intestato al richiedente. Il pagamento è effettuato al genitore richiedente che convive con il minore. Nell’ipotesi di genitori separati legalmente o divorziati, l’assegno può essere diviso al 50% tra i due genitori, salvo accordo tra gli stessi per il pagamento dell’intero importo al genitore richiedente che convive col minore.

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