Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 07 Giugno 2020
Stefania, un sogno
lavorare al MoMA
Ha visitato per la prima volta il MoMA di New York, durante un viaggio nel 2014 e da allora il suo sogno è stato quello di poter un giorno lavorare per il Museo di arte moderna e contemporanea famoso in tutto il mondo. Diplomatasi al liceo Mascheroni e poi specializzatasi all’Istituto europeo di design di Milano nel luglio 2018 si è candidata per un’internship al MoMA. Ed è stata presa. Ha avuto inizio la sua esperienza internazionale che l’ha portata alla Tate Modern di Londra.
Stefania ha un sogno. Un sogno fatto di grattacieli che solleticano il cielo, di sguardi sconfinati dalle vetrate mentre il sole tramonta, di posti dove la fantasia, l’arte e l’immaginazione non fanno fatica a imporsi. Stefania Castelletti ha 24 anni e quel sogno, in parte, è riuscita a realizzarlo, nonostante abbia ancora tantissima voglia di ritirarlo fuori dal cassetto e farlo volare di nuovo. «Fu un viaggio a New York nel 2014 a segnare il mio destino: visitai il MoMA per la prima volta e rimasi talmente colpita dal vedere oggetti di design esposti nello stesso museo dove venivano conservati dei Van Gogh, per citarne uno, che capii di voler diventare designer – afferma decisa Stefania –. Fu durante quell’esperienza fortissima che mi innamorai della Grande Mela, una città travolgente e bellissima, piena di vitalità e di energia contagiosa, di persone generose e di offerte lavorative che, una volta terminati gli studi, avrebbero fatto al caso mio».
Il «regalo» di S. Lucia
E destino vuole che, dopo la laurea presso l’Istituto Europeo di Design a Milano nel luglio 2018, accadesse proprio così. «Il MoMA che mi aveva stregata offriva delle internship stagionali. Inviai la mia candidatura con poche pretese e nel frattempo iniziai a lavorare presso uno studio di art direction a Milano – continua la bergamasca –. Stavo muovendo i miei primi passi nel mondo creativo quasi senza accorgermi, acquisendo conoscenze fondamentali e collaborando come graphic designer a progetti di brand di lusso e di importanti realtà del made in Italy. Ero davvero felice, ma nel mio piccolo speravo in quella candidatura».
Tra i pacchetti di Santa Lucia e Natale, a dicembre 2018, arrivò una mail inaspettata: il MoMA era interessato a Stefania che, dopo un mesetto di colloqui telefonici, era già su un volo direzione New York. «Ammetto che ambientarmi non è stato semplice. Ritrovarsi tutta sola in una città così diversa, dove tutto è formato XXL, è stata una vera sfida – rivela Stefania –. Uscire dal mio minuscolo appartamento in mattoni rossi schiacciato tra i grattacieli mi creava un senso di spaesamento mai provato, sembrava surreale. Eppure ero proprio nel posto in cui desideravo vivere».
La magia XXL di New York
La bergamasca racconta di un’accoglienza da parte dei colleghi fatta di pazienza e gesti gentili, nonostante l’inglese fosse un po’ fuori allenamento e le mansioni da svolgere davvero tante e diversificate. «Sono stata selezionata per svolgere un’internship nel Department of Retail, ovvero tutto ciò che riguardava il MoMA Design Store: dall’e-commerce ai negozi fisici dislocati a Manhattan, dai progetti creativi all’allestimento di eventi – specifica Stefania –. Ero così entusiasta di dare il mio contributo e mettermi in gioco sotto diversi aspetti di quel lavoro tanto stimolante che la mattina non vedevo l’ora di alzarmi e recarmi in ufficio. Nel tardo pomeriggio poi, una volta lasciato il MoMA, mi si apriva davanti un ventaglio infinito di proposte: le mostre organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura a New York, le passeggiate a Central Park, le cene con gli amici a Downtown. Davvero un sogno divenuto realtà».
Nei quattro mesi newyorkesi Stefania, da timida studentessa del liceo Mascheroni, dice di essersi trasformata completamente, sia a livello personale che professionale. «In America anche se sei giovane ti danno tante responsabilità e parecchia fiducia, ti fanno sentire apprezzata per quello che fai e riconoscono il tuo valore – sottolinea –. Sono davvero cresciuta in quei mesi. Sono diventata più sicura di me e già solo per questo mi sono detta che ne è valsa la pena allontanarmi dalla mia città e dalla mia famiglia».
La mostra alla Tate di Londra
Terminato il tirocinio (e dunque scaduto il visto) la designer è dovuta tornare, ma il cuore è rimasto là per questo Stefania attende l’apertura di nuove candidature o offerte lavorative che la riportino oltre oceano. «Attualmente lavoro a Milano presso un noto e-commerce di arredamento. Sono parte del team creativo e mi occupo di ricerca trend, ovvero analizzo ciò che ci circonda per trasformare questi stimoli in book ispirazionali per il team sales – afferma la ragazza –. Nel tempo libero continuo a dedicarmi a progetti personali di grafica che a gennaio 2020 mi hanno portato alla Tate Modern di Londra, uno dei musei di arte moderna più importanti al mondo». Uno degli art work della bergamasca è stato infatti esposto nella mostra collettiva #EverydayDoraMaar Digital Display, dedicata al Surrealismo dell’artista e presentata durante una delle serate di «Tate Lates».
Il desiderio di ripartire
«Per me è stata una grande soddisfazione, ma il mio sogno resta sempre lo stesso: tornare a New York. Lì ho costruito bellissimi rapporti sia lavorativi che non, ma soprattutto lì è dove riesco a essere la versione migliore di me stessa – conclude Stefania –. Penso che la magia di New York sia proprio questa: spronarti a dare sempre il meglio, in una cornice che sprizza amore per il bello, cura per il dettaglio e attenzione all’artigianalità in ogni angolo».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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