Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 12 Aprile 2020
Riccardo: «Intelligenza artificiale,
la mia sfida a Chicago»
Riccardo Pressiani da Ponte San Pietro agli States Ingegnere, ha fondato la Wepo Inc insieme a un amico «A 4 anni la scintilla a contatto con il primo computer». «Avevo solo 4 anni quando sono entrato in contatto con il primo computer, e da lì è scoccata una scintilla». Con questa passione e un notevole bagaglio di studi in materia, Riccardo Pressiani, 25enne di Ponte San Pietro, nell’ agosto 2017 è volato negli States a Chicago.
«Non ho avuto molti dubbi quando ho dovuto scegliere il mio percorso di studi accademici - commenta -: avevo le idee chiare sin da piccolo. Ho passato gli anni di triennale facendo il pendolare tra Ponte San Pietro e Città Studi a Milano. Tre anni abbastanza tirati, passati tra aule e vagoni non proprio all’ avanguardia.
Poco prima di finire la triennale mi sono reso conto che volevo qualcosa di più da questi anni di università, non volevo fossero solo libri e treni. Per questo motivo ho avuto la fortuna di incontrare Marco Santambrogio, professore al Polimi (Politecnico di Milano) e direttore del Necst Lab, acronimo di Novel, emerging computing system technologies laboratory.
Marco e tutte le persone che ho incontrato in laboratorio mi hanno dato la possibilità di sperimentare, trasformare in qualcosa di pratico tutti quegli anni passati dietro ai banchi di scuola e di università. Quando si parla di trampolino di lancio, ecco il mio è stato il Necst Lab.
L’ ultimo anno di triennale succedono mille cose, tra queste vengo a conoscenza di un programma di doppia laurea magistrale tra il Polimi e la University of Illinois at Chicago e comincio a collaborare con Bottega52, software house con base a Milano. Il terzo anno di università è l’ anno in cui cambia tutto: decido di iscrivermi al programma per andare a Chicago e mi trasferisco a Milano per poter concentrarmi al 100% su università e lavoro».
Il futuro di Riccardo Pressiani sembra andare verso la giusta direzione: si aprono nuovi orizzonti. «Il nostro programma prevede di fare il primo anno di magistrale in Italia - precisa -, il primo semestre del secondo anno a Chicago e rientrare in Italia per l’ ultimo semestre di magistrale. La maggior parte del gruppo ha deciso di fermarsi per un ulteriore semestre e poi tornare in Italia, qualcuno decide di fermarsi per un terzo semestre, sempre meno riescono a trovar lavoro e decidono di fermarsi. All’ inizio del terzo semestre qua a Chicago inizio a studiare per affrontare i colloqui di lavoro in quelle che qua chiamiamo “big”, ovvero Google, Facebook etc.
Quello che succede poco dopo è che io e Matteo Foglio, ragazzo partito dal Polimi con me, ci guardiamo in faccia e capiamo che quello che stiamo facendo non è veramente quello che vogliamo. Sia io che Matteo siamo stati esposti in famiglia e durante gli anni in università, vedi la mia esperienza di lavoro in Bottega52, a esperienze imprenditoriali. Per questo chiediamo alla nostra advisor a Uic, Tanya Berger-Wolf, di incontrarci per chiederle un parere su un’ idea un po’ pazza che ci è venuta. «Tanya, stiamo pensando di aprire un’ azienda di consulenza nostra. Sappiamo che è un’ idea un po’ pazza, tu cosa ne pensi?». Tanya senza ridere e scherzare, ci guarda, e ci risponde che non è assolutamente un’ idea pazza.
Quello che succederà è che sei mesi dopo fondiamo Wepo Inc., società di consulenza software specializzata in Artificial Intelligence e Machine Learning. Tanya Berger-Wolf stessa è co-founder insieme a noi e attualmente nostra direttrice. Sapevamo che il percorso che abbiamo scelto non sarebbe stato facile, però dopo mesi passati a parlare con avvocati e a trovare i primi clienti, ora le vele si stanno gonfiando e stiamo iniziando a navigare. Ad oggi abbiamo tre clienti attivi e siamo in trattativa con altri due».
Una città Chicago, che offre davvero moltissimo. «Quando mi viene chiesto come mi trovo a Chicago - prosegue - rispondo sempre che Chicago ha un solo problema: il freddo. A febbraio 2019 il termometro ha toccato i -30 gradi celsius, con picchi di temperatura percepita a -50 gradi. Il giubbotto si è iniziato a indossare a ottobre e lo toglieremo tra fine aprile e inizio maggio. Tuttavia, una volta accettato il freddo, devo ammettere che ogni anno va un po’ meglio, ci si fa un po’ di abitudine, Chicago offre tantissimo come attrazioni e opportunità». L’ ipotesi di rientrare un giorno in patria non è al momento tra i piani del 25enne.
«Penso che il motivo per cui non penso al rientro in Italia - afferma - sia il fatto che da quando sono partito non ricordo un giorno in cui mi sono annoiato. Qua ogni giorno c’ è qualcosa di nuovo, spesso sono buone notizie e nuove opportunità, altre volte notizie meno positive e problemi da risolvere. Ma questo è quello che ci mantiene attivi e ci fa alzare tutte le mattine con la curiosità di sapere cosa succederà di nuovo oggi. Sarò banale, ma quello che manca dell’ Italia è il cibo e la famiglia. Devo dire che con un po’ di impegno e pazienza, preparandosi da mangiare a casa, non si mangia male. Gli ingredienti per cucinare i piatti di casa si trovano anche senza spendere un’ esagerazione. L’ atmosfera del pranzo della domenica in famiglia con il profumo della polenta che arriva dalla cucina però devo dire che è qualcosa che manca. Il dispiacere più grande è non poter essere vicino a mio fratello in questi anni, anche se essere a portata di FaceTime per scambiare due parole, tutto sommato, un po’ aiuta».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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