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Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 23 Febbraio 2025
«Operaia in ditta ho lasciato tutto e ora vivo ad Amsterdam»
LA STORIA. Dalila Caccia, ventenne di Gandino ha deciso di fare un’esperienza all’estero come ragazza alla pari: «Imparo l’inglese immersa in una città internazionale. Ora sono più indipendente e sicura di me stessa». Raccontaci anche tu la tua storia di bergamasco all’estero.
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Lascia il posto di lavoro come operaia, con l’obiettivo di cambiare vita. Così, Dalila Caccia, 20enne di Gandino, a novembre 2024 ha abbandonato Bergamo per volare in Olanda, nella bellissima città di Amsterdam. Lì lavora come «ragazza alla pari», e si occupa quotidianamente di Vincent, un bambino di 3 anni.
L’impiego come operaia
«Ho frequentato la Scuola alberghiera professionale a Clusone – racconta – e, terminati gli studi, ho iniziato a lavorare come operaia in un’azienda che si occupa di cablaggi elettrici a Ponte Nossa. Ho iniziato però a maturare il desiderio di partire perché sentivo il bisogno di cambiare stile di vita. Volevo fare un’esperienza che mi permettesse di crescere, diventare più indipendente e conoscere una realtà diversa da quella italiana e della Valle Seriana».
I primi passi per l’estero
«Così ho iniziato a muovere i “primi passi”, e mi sono iscritta su un portale online dedicato al programma per “ragazza alla pari”, che connette famiglie ospitanti con ragazze interessate a questo tipo di esperienza. Quando ho impostato le mie preferenze, ho scelto paesi come la Gran Bretagna, l’Olanda, l’Irlanda e la Germania. Ho ricevuto diverse proposte da famiglie olandesi, tra cui quella con cui mi trovo ora, che vive nel quartiere Jordaan, nel centro di Amsterdam. Così ho lasciato tutto, e sono partita con tanta voglia di fare e mettermi in gioco».
Il desiderio di viaggiare
Lo scorso 12 novembre la partenza per questa nuova avventura. Inizialmente l’idea di fermarsi solo per qualche mese. «Avevo un po’ di timore all’inizio – prosegue la 20enne –, normali paure che ovviamente hanno accompagnato l’inizio di tutto ciò, e pensavo di restare in Olanda dai cinque ai sei mesi, e poi rientrare. Ora, però, mi sento più sicura: con la famiglia mi trovo molto bene e vorrei restare più a lungo. Inoltre sto valutando l’idea di trovare un lavoro da fare quando non sono occupata con il bambino e le faccende domestiche. Sono ancora all’inizio ma alcune aspettative che avevo sembrano essere già state ripagate. Mi aspettavo di trovare una nuova prospettiva di vita, di migliorare il mio inglese e di arricchirmi sia culturalmente che personalmente. Devo dire che questi aspetti sono stati “centrati”: sto imparando moltissimo sia sulla cultura olandese che su me stessa. Ho acquisito più fiducia riguardo le mie capacità e potenzialità, e sto crescendo sia come persona sia in termini di indipendenza».
Una prova di maturità
«Qui mi occupo di Vincent, un bambino di 3 anni. Spesso lo porto nelle aree gioco o al parco, per farlo divertire e trascorrere del tempo all’aria aperta. Quando Vincent è all’asilo (il mercoledì, giovedì e venerdì), di solito va verso le 9 di mattina, mi occupo di sistemare e tenere in ordine la casa, mentre i genitori sono al lavoro. Avendo diverse ore libere durante le mie giornate, spesso ne approfitto per esplorare il centro e i musei di Amsterdam, dove mi incontro con altre “ragazze e ragazzi alla pari”. Vado inoltre in palestra per mantenermi attiva. Non ho orari di lavoro ben definiti, perché quelli dei genitori ospitanti cambiano di giorno in giorno. Capita anche che vada a prendere Vincent all’asilo, gli cucini la cena e lo metta a letto prima che i genitori rientrino a casa».
La cura e l’indipendenza
«Una cosa che apprezzo molto è che la famiglia ospitante mi ha dato la possibilità di vivere in un piccolo appartamento indipendente, nel piano sotto il loro. Questo spazio, con cucina, bagno e letto, mi permette di avere la mia privacy e tranquillità. Con la lingua inglese sto migliorando molto e, oltre a usarla ogni giorno, ho iniziato a frequentare una scuola di olandese per imparare meglio la lingua locale. È un’esperienza davvero bella».
Tutto a portata di bici
Amsterdam, una città inclusiva e aperta. «Amsterdam è una città molto vivace e dinamica – afferma –, ma allo stesso tempo è tranquilla e ben organizzata. Il quartiere Jordaan, dove vivo, è caratterizzato da canali pittoreschi, case storiche e piccoli negozi artigianali. È anche un centro culturale importante, con musei ed eventi. Adoro il fatto che sia una città così inclusiva e aperta. Mi piace il suo spirito internazionale e la possibilità di incontrare persone provenienti da tutto il mondo (ho conosciuto davvero tanti italiani). Inoltre, amo la sensazione di libertà che si respira: tutto è a misura d’uomo e tutti i quartieri della città, così come le zone limitrofe, si possono raggiungere facilmente in bicicletta».
Piatti veloci e sveglia presto
«Le differenze, rispetto a casa, sono tante. Innanzitutto, il cibo: qui la cucina è più semplice e meno elaborata rispetto a quella italiana, e spesso si mangiano piatti veloci come semplici panini o insalate. Anche le abitudini quotidiane sono diverse: ad esempio, la giornata lavorativa inizia molto presto e spesso le cene sono consumate già verso le 18. In ambito culturale, ho notato che gli olandesi sono molto diretti e orientati all’organizzazione, mentre in Italia si tende a essere più spontanei e calorosi. Dal punto di vista della vita sociale, qui si usa spesso la bicicletta per spostarsi, rende la città molto più tranquilla e spensierata. Non c’è quel caos delle grandi metropoli. Un po’ di nostalgia di casa ovviamente c’è: mi mancano soprattutto il cibo, la mia famiglia, gli amici e l’atmosfera unica della cultura italiana».
Le porte aperte sul futuro
«Quando tornerò a casa? Non lo so ancora francamente. In questo momento sto cercando di concentrarmi sul presente e capire quali potrebbero essere le prospettive future, sia qui in Olanda che in Italia. Partire è un’esperienza che ti cambia la vita e soprattutto non facile: il consiglio, che darei a una giovane ragazza come me, è di avere coraggio e fiducia in se stessa. Viaggiare, soprattutto da sole, ti insegna a essere indipendente, a conoscere te stessa e a scoprire il mondo con occhi nuovi. Serve certamente informarsi bene sul luogo in cui si vuole andare, pianificare il minimo indispensabile, chiedere aiuto quando necessario e lasciare che accadano anche imprevisti: molte volte, proprio in questi frangenti, accadono le cose più belle».
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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