![1 Martina «Sole» Guarnieri, 29 anni, è una digital nomad, insegna le lingue online mentre si sposta in giro per il mondo: nella foto è in Colombia mentre si prepara ad affrontare un tour di 6 mesi in bici in Sudamerica; 1 Martina «Sole» Guarnieri, 29 anni, è una digital nomad, insegna le lingue online mentre si sposta in giro per il mondo: nella foto è in Colombia mentre si prepara ad affrontare un tour di 6 mesi in bici in Sudamerica;](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2025/2/9/photos/cache/nomade-digitale-insegno-lingue-online-e-viaggio-per-il-mondo_2abb7294-e645-11ef-a82a-33e52af2eaa9_1920_1080_v3_large_libera.webp)
Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 09 Febbraio 2025
Nomade digitale: «Insegno lingue online e viaggio per il mondo»
LA STORIA. L’esperienza di Martina Guarnieri. La laurea in Psicologia e poi il Cammino di Santiago. L’ultima avventura? Sei mesi sulle Ande in bicicletta. Raccontaci la tua storia di bergamasco all’estero.
![1 Martina «Sole» Guarnieri, 29 anni, è una digital nomad, insegna le lingue online mentre si sposta in giro per il mondo: nella foto è in Colombia mentre si prepara ad affrontare un tour di 6 mesi in bici in Sudamerica; 1 Martina «Sole» Guarnieri, 29 anni, è una digital nomad, insegna le lingue online mentre si sposta in giro per il mondo: nella foto è in Colombia mentre si prepara ad affrontare un tour di 6 mesi in bici in Sudamerica;](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2025/2/9/photos/cache/nomade-digitale-insegno-lingue-online-e-viaggio-per-il-mondo_2abb7294-e645-11ef-a82a-33e52af2eaa9_1920_1080_v3_large_libera.webp)
«Quando nel 2021, dopo aver conseguito la laurea magistrale, decisi di prendermi un anno sabbatico per viaggiare ed entrare personalmente in contatto con quella varietà di culture tanto studiata sui libri, non avrei mai pensato di ritrovarmi più di tre anni dopo a vivere una traversata in bicicletta dalla Colombia al Perù». Martina Guarnieri, per gli amici Sole, «è il nome che ho scelto» – dice –, introduce così la sua ultima avventura di viaggio-lavoro .
«Sono una ragazza di 29 anni, che è nata a Bergamo che si è laureata in Psicologia a Padova a fine 2021 e subito dopo è partita per quello che pensava essere un anno sabbatico e che in realtà si è trasformato in uno stile di vita. Durante l’ultimo anno magistrale il pensiero di viaggiare, nonostante tutte le incertezze, si è fatto infatti sempre più forte».
Prima tappa: Cammino di Santiago
«La mia prima destinazione, dopo svariati cambi di piani, fu Lisbona, dove intrapresi il Cammino di Santiago – racconta –. Camminai per un mese e, oltre a riflettere molto sulla mia vita, incontrai persone straordinarie, tutte “in ricerca”. Chi di se stesse, chi di nuovi equilibri dopo una relazione finita o un lavoro lasciato. Conobbi anche viaggiatori in viaggio da anni e nomadi digitali, che successivamente cominciai a intervistare per passione, incuriosita dalla loro personale esperienza e filosofia di vita. Questo cambiò completamente la mia prospettiva su cosa potesse significare il verbo “viaggiare”. Per la prima volta mi resi conto che non doveva necessariamente essere fatto un paio di settimane l’anno o come breve virgola nell’esistenza di un individuo».
La Giordania, gli Usa, la Colombia
Al termine di questa esperienza, Martina decide di partire per la Giordania, «dove trovai un
ostello a Petra in cui collaborare tramite uno dei vari siti web che offrono opportunità di volontariato in cambio di vitto e alloggio. Anche se le cose non sono andate come sperato nell’ostello, che lasciai ben presto, chiacchierando con i locali mi fu dato il nome di un signore giordano che aveva vissuto in Italia più di vent’anni e che aveva bisogno di aiuto nel suo b&b e con cui riuscii a lavorare per i successivi cinque mesi. Nel frattempo davo lezioni di italiano ad alcuni americani e cominciai anche a dare lezioni di inglese ad alcuni ragazzini giordani». Martina ha sempre avuto un approccio curioso nelle sue esperienze di vita. «Ho notato che mostrare apertura nella maggior parte dei casi porta a bellissime sorprese: inviti a bere tè o a qualche evento locale e anche alla possibilità di creare nuove connessioni inaspettate. Detto ciò, c’è sempre da valutare se la situazione è sicura e fidarsi del proprio istinto personale».
Come diventare nomade digitale
«Fu proprio alla fine del periodo giordano che cominciai a riflettere su come avrei potuto guadagnarmi da vivere senza dover dipendere da lavoretti informali trovati nelle mie mete di viaggio. Mi misi a fare ricerche rispetto a come sarei potuta diventare una digital nomad, ovvero una persona che ha la possibilità di lavorare on line e che quindi può farlo da qualsiasi parte del mondo, senza ancorarsi a un posto fisso. Ho realizzato che io ero già una nomade digitale e che dovevo semplicemente trovare il modo per incrementare il numero di studenti per avere maggiori entrate. Fu quando decisi di tornare negli Stati Uniti per una seconda volta (ci ero già stata anni prima per migliorare il mio inglese) che trovai una piattaforma online per insegnare lingue straniere, e non solo. Mi iscrissi e pian piano il numero di studenti cominciò a crescere e così anche la mia esperienza nell’insegnamento».
Insegnare le lingue online
Negli Stati Uniti Martina conosce anche il suo attuale fidanzato, Jay, anche lui insegnante on line. «Nato a Hong Kong da padre inglese e madre delle Fiji, mi disse che viveva da più di 16 anni in Colombia. “Vengo in Colombia con te”, gli dissi, e cambiai completamente il mio piano di recarmi in Asia nei mesi successivi. Sì, perché i piani cambiano costantemente quando ti lasci andare al flusso delle situazioni che si creano». Così, dopo essere tornata in Italia, «aver passato del tempo con la famiglia ed essere guarita da una polmonite presa durante un viaggio in Marocco, partii per la Colombia, dove la mia relazione con Jay si è consolidata. Ho vissuto in Colombia per un totale di circa un anno e a mia sorpresa fu lui a dirmi che mi avrebbe seguita in Norvegia, quando gli dissi che volevo lavorare lì un’estate per guadagnare qualche soldo extra e fare una nuova esperienza. Consiglio caldamente la Norvegia a chiunque voglia cominciare a viaggiare, e magari guadagnare anche, senza sperimentare un grande shock culturale. Lavorare lì è infatti relativamente semplice per un cittadino dell’Unione europea. Basta avere una conoscenza intermedia o buona dell’inglese (a seconda del tipo di mansione), rimboccarsi le maniche e fare ricerche su siti di lavoro norvegesi».
Sulle Ande in bici per 6 mesi
Dopo l’esperienza norvegese, «tornammo in Colombia, dove, a parte migliorare il mio spagnolo, un giorno ebbi un’idea un po’ folle. Ci trovavamo immersi nella natura con le nostre biciclette, quando a un certo punto mi girai verso il mio fidanzato e gli dissi: “Perché non facciamo un viaggio in bici in Sud America?”. Io che al massimo avevo fatto 40 km in pianura in un giorno. Lo convinsi e cominciammo ad allenarci per provare a fronteggiare una parte delle Ande, che non sono esattamente una passeggiata. Poi il 15 marzo di quest’anno siamo partiti con due biciclette e le borse da viaggio, di quelle che si attaccano al portapacchi. Siamo partiti gradualmente, cominciando l’avventura con poche decine di km al giorno (visto anche il peso delle bici), per poi aumentare. Lavoravamo 4 giorni a settimana e usavamo il resto del tempo per visitare la zona e riposare o per spostarci da una città all’altra della Colombia, dell’Ecuador e parte del Perù, fino a Lima».
E il futuro? «Il prossimo anno vorremmo passarlo in Asia, in parte in bicicletta, in parte magari facendo volontariato. Stando in Paesi con un costo della vita basso e continuando a viaggiare in modo umile, continueremo a risparmiare per poi un giorno avere magari una nostra casetta chissà dove, e continuare a viaggiare, probabilmente in modo diverso. Mi piacerebbe poi continuare a insegnare e dedicare il tempo libero a una causa sociale, che coinvolga bambini o adulti in situazioni di marginalità».
La famiglia a Bergamo
«Mi manca l’Italia, Bergamo e la mia famiglia? Certo, soprattutto la mia famiglia, che mi ha sempre supportata nonostante le mie idee fuori dal comune e che vedo settimanalmente tramite videochiamata e personalmente almeno una volta all’anno per un paio di mesi. Anche il cibo italiano mi manca. Sono però immensamente grata per la possibilità che ho, e che perlopiù mi sono creata, di vivere una vita in linea con la mia natura».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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