Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 11 Ottobre 2020
«Melbourne è lontana
ma ne vale la pena»
«Non è facile se nasci e vivi nella stessa città per quasi 40 anni poi trasferirti dall’altra parte del mondo – racconta Andrea Belotti, 42 anni, originario di Alzano lombardo –. Non è facile perché ti porti dentro le persone del tuo passato e quando arrivi nel nuovo Paese devi ricostruire tutto da zero, trovare una nuova cerchia di amici». «All’inizio non c’è niente di familiare – gli fa eco Fiorenza Parsani, la moglie, 40 anni, originaria di Carobbio degli Angeli –. La prima esperienza al supermercato, per esempio, è stata agghiacciante. Non trovavamo nulla di noto, di familiare appunto. E lì ho proprio realizzato di essere dall’altra parte del mondo».
Raccontano così, Andrea e Fiorenza, il loro primo impatto con Melbourne, città in cui entrambi lavorano e vivono da ormai 3 anni. «Vivevamo a Scanzorosciate – continua Andrea – ed entrambi lavoravamo in contesti internazionali e avevamo il desiderio di vivere un’avventura all’estero. Nel 2018 è arrivata un’offerta lavorativa a entrambi dalla Kask un’azienda di Chiuduno che produce e distribuisce caschi per ciclismo, sci, equitazione e sicurezza sul lavoro: si trattava di venire a Melbourne per avviare la filiale australiana per la gestione del mercato locale e neozelandese. Così, vista la nostra voglia di partire, abbiamo accettato e ora viviamo e lavoriamo qui da 3 anni».
«La nostra emigrazione è stata matura e diversa da quella di tanti giovani che vengono in Australia a cercare fortuna – spiega Fiorenza –. Eravamo sposati già da 7 anni e abbiamo colto l’occasione presentataci. Siamo sempre stati esterofili, ci è sempre piaciuto viaggiare e visitare il mondo, vedere posti nuovi. Siamo molto legati a Bergamo, ma abbiamo sempre avuto questo desiderio di partire. Quindi non siamo scappati, ma è stata una scelta anche lavorativa». Una scelta della quale la coppia non si pente, anzi. Ma anche una scelta che gli ha cambiato il modo di approcciarsi al lavoro e alla vita.
«Lavorativamente parlando, perché noi siamo venuti qui per lavorare – continua Andrea –, qui c’è grande tranquillità dal punto di vista mentale nell’approccio al lavoro, tale per cui tutti, dai capi agli impiegati, alle 4 del venerdì pomeriggio qualsiasi cosa si stia facendo si smette di lavorare e si va a fare surf o qualsiasi attività tu voglia all’aria aperta. Qui si lavora, ma c’è anche la cultura dell’avere e godersi il proprio tempo libero». «È una mentalità diametralmente opposta alla nostra bergamasca – specifica Fiorenza – e ci siamo scontrati con questa cultura. Soprattutto all’inizio non è stato facile. Ora ci stiamo abituando penso. E lo stesso vale per la vita privata e di tutti i giorni. Vivono molto tranquilli. Forse è una tranquillità data dal clima economico, perché si tratta di una nazione e una società che sta bene e lo vedi nella tranquillità delle persone, non hanno affanno».
Andrea ha cambiato occupazione da poco e, oggi, lavora per la Maap, un’azienda che produce abbigliamento da ciclismo, mentre Fiorenza continua a lavorare per Kask. I due hanno sempre vissuto a Melbourne, una città che li rappresenta «e che ci piace – racconta ancora Fiorenza –. Ci sono le stagioni e ricorda vagamente casa, Bergamo. Non è la tipica città dell’immaginario dell’Australia. La tranquillità di questa terra ci piace tantissimo. Lo stress non esiste, la fretta non esiste, abbiamo imparato che devi stare bene, fare attività sportiva, prenderti del tempo per te, per la famiglia, per uscire, andare al mare, forse perché qui c’è molto spazio e si sta bene e c’è uno stile di vita molto bello, sano e tranquillo. È anche una città sicura».
Una città, però, che non è Bergamo, non è casa. «In 3 anni qui – racconta Andrea – siamo rientrati in Italia solo a settembre dell’anno scorso e questo probabilmente è una delle cose che ci manca di più, tornare con più frequenza. Soprattutto durante l’ultimo periodo che, visto la pandemia da Covid-19 che ci ha fatto vivere con preoccupazione e paura, visto i nostri tanti parenti e amici nella bergamasca». «Un mondo perfetto – commenta Fiorenza – sarebbe quello che ci permette di essere a Bergamo un paio di volte l’anno».
«E poi ci mancano le nostre tradizioni – continua Andrea –. Basta pensare che quest’anno, dopo aver girato tutta Melbourne, abbiamo comprato il nostro primo paiolo in rame per fare la polenta».
«Perché per noi il paiolo – continua Fiorenza – racchiude il concetto della domenica, della polenta, del pranzo in famiglia, dello stare seduto a tavola, a chiacchierare. Tutte cose che qui non ci sono e che sono tipiche della comunità italiana». E, soprattutto per Andrea, a mancare è anche la squadra della sua città, l’Atalanta. «Per me – spiega Andrea –, ma anche per Fiorenza, è un capitolo importantissimo. Abbiamo tappezzato casa di bandiere atalantine e respiriamo Atalanta dalla mattina alla sera. Mi manca tantissimo andare allo stadio, in curva, a tifare per la mia squadra, soprattutto ora che stiamo ottenendo questi risultati pazzeschi. Avevo anche i biglietti per andare a vederla a Valencia e invece… Però mi alzo a qualsiasi ora del giorno e della notte per vedere le partite almeno in diretta televisiva. Anche se non è la stessa cosa e mi manca terribilmente, almeno riesco a seguirla anche da qui».
E il futuro? «Ci troviamo in uno dei posti più belli al mondo dove potere espatriare – dice Andrea –. Melbourne è stata eletta per 7 anni di fila migliore città al mondo dove vivere e in generale è una città eccellente e noi qui ci troviamo davvero benissimo». «Il futuro, però, lo vediamo a casa – conclude Fiorenza –. E casa è Bergamo. Tra quanto tempo non lo sappiamo, perché ci sono tanti fattori che possono influire. Perché anche se, è vero, più passa il tempo più ci abituiamo a vivere qui e tutto diventa familiare, persino fare la spesa al supermercato, ed entri in una zona di confort tale per cui ti adagi un po’, però, sì, Bergamo è casa».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
© RIPRODUZIONE RISERVATA