«La mia quarantena
all’ombra del Monte Bianco»

Silvia Borlini, 31 anni, di Villa d’Ogna, lavora per un hotel 5 stelle a Chamonix in Francia: si trova in quarantena nella cornice magnifica del Monte Bianco. Guida turistica nei grandi parchi in Australia e poi tour leader in Europa. Bellezza e natura sono la sua guida e ama trasmettere la sua passione per l’arte ai turisti di tutto il mondo.

«Credo di aver in qualche modo avvertito il bisogno, sia fisico che mentale, di partire, e soprattutto di doverlo fare per rispetto verso me stessa: una persona che doveva scoprire e imparare di più per sentirsi completa». Ha 31 anni oggi Silvia Borlini, originaria di Villa d’Ogna, e ne aveva 25 quando ha deciso di partire alla scoperta del mondo.

«Sono partita alla volta dell’Australia – racconta –: avrei dovuto soggiornare lì solo per 6 mesi e riprendere così padronanza con la lingua inglese ma… le circostanze? La vita? Il destino? Chissà chi l’ha voluto, ma ci ho vissuto per due anni, viaggiando e lavorando. Ho cominciato la mia carriera come guida turistica nel West, approdando poi nel parco nazionale e sito Unesco «Uluru Kata Tjuta National Park» situato nel deserto centrale e visitato ogni giorno da milioni di persone provenienti da tutto il mondo. A esse trasmettevo la passione e la conoscenza di questo luogo unico, delle piante e animali che lo popolano, della cultura aborigena e delle “dreamtime stories” che per millenni hanno permesso alle popolazioni di sopravvivere in spazi ostili, e della storia degli esploratori provenienti dal mondo occidentale che lo hanno colonizzato, sfruttato e fatto diventare loro proprietà. I tramonti indimenticabili e cieli stellati di questo meraviglioso deserto mi sono entrati nel cuore e lì resteranno per sempre. Ho dato il via a una reazione a catena: un amore irrefrenabile per scoprire e per far scoprire agli altri le meraviglie del nostro pianeta e dei suoi popoli».

Dopo due anni nella terra dei canguri, la giovane decide di avvicinarsi a casa. «Dopo l’Australia ho avvertito un altro bisogno – prosegue –: quello di conoscere più a fondo il mio continente; e quale modo migliore per farlo se non mostrandolo alle persone che dall’altro capo del mondo giungono in Europa per esplorarla, e ricordarla come la vacanza dai mille colori ed avvolgenti sapori, che solo noi riusciamo a trasmettere? E così, per due anni, l’Europa mi ha accolta e ospitata in ogni suo angolo. L’ho girata da tour leader lavorando veramente sodo, e l’ho regalata ai miei viaggiatori curiosi di saperne la storia, di sperimentarne la cultura, di vederne le tradizioni, di ascoltarne le lingue, di assaggiarne le ricette, di vederne i volti, e di portarne a casa l’essenza. Tutto questo l’ho vissuto insieme a loro, ed è ciò che rende unico e magico questo lavoro!»

«La guida turistica è chi sa tutto, di qualcosa; il tour leader è chi sa qualcosa, di tutto! – dice Silvia –. Ecco la differenza tra le due professioni, spesso poco chiara a chi non opera nel turismo. In poche parole il tour leader, o accompagnatore turistico si occupa di tutti gli aspetti di un viaggio organizzato, assicurandosi che il risultato sia un’esperienza indimenticabile per chi ha intrapreso il viaggio stesso. I dettagli, la precisione, l’atmosfera di allegria sono tra i principali ingredienti che creano questo gustosissimo cocktail».

«Ora, da circa un anno – dice Silvia Borlini –, la vita mi ha accompagnato verso un posto dove ho trovato tutte le mie passioni in un unico quadro: questo posto sono le Alpi Francesi e io qui ora lavoro e vivo grazie al turismo; il mio ruolo è “responsabile colazioni” in un albergo cinque stelle situato nel centro di Chamonix. In questo luogo la natura è l’indiscutibile protagonista. Il Monte Bianco, il nostro tetto d’Europa, è l’obiettivo di molti alpinisti che fanno di questa valle la loro meta per vacanze ed escursioni. E io, amante della montagna fin da piccola, appassionata di corse e camminate in alta quota, qui mi sento come una marmotta nel suo habitat naturale. La clientela è internazionale, giovane, sportiva; il panorama è brillante d’estate e cristallino in inverno. Un angolo di paradiso di cui mi sono follemente innamorata. Il lavoro è intenso nei mesi estivi e nei mesi invernali, e si arresta quasi completamente nelle stagioni intermedie. Questo mi da la possibilità di partire per altre sconfinate avventure che sono la benzina che mantiene attivo il mio motore. L’ultima di queste impagabili esperienze? Quattro settimane trascorse in un villaggio in Zambia, come volontaria all’interno di una scuola di quasi 400 bambini. Impossibile descrivere con poche parole l’amore donato e ricevuto in un Paese povero ma che ha l’inspiegabile capacità di farti tornare ricco».

Una passione per l’avventura e i viaggi, quasi contagiosa, mantenendo sempre saldi i legami con la famiglia e la Valle Seriana. «Sono convinta che il segreto sia uno solo – prosegue –: partire senza aspettative, ma solo con la certezza che ovunque andrai incontrerai qualcosa di stupendo che varrà la pena di essere vissuto e raccontato, perché ti farà crescere! Mi sono resa conto che questa visione mi ha reso ancora più riconoscente di tutto quello che ho ottenuto lungo il percorso: conquiste professionali, personali, e nuovi obiettivi venuti a galla lungo il cammino».

«In questo momento mi trovo in Francia, a Chamonix dove lavoro, ma ovviamente anche qui è tutto chiuso – racconta Silvia Borlini a proposito dell’emergenza coronavirus –, incluso l’hotel 5 stelle (Grand Hôtel des Alpes) dove sono assunta, e dove abbiamo dovuto interrompere la stagione invernale un mese prima di quanto fosse previsto. Nella speranza di riaprire per quella estiva, ora si fa la quarantena pressoché come in Italia».

«L’Italia? Sempre con me, ovunque vada. A volte manca, ma non credo tornerò a viverci stabilmente. Ho scelto la Francia anche perché non è così lontana e una persona che nutre un legame fortissimo con la sua grande famiglia come il mio, non può stabilirsi in un Paese dai confini troppo remoti. E sempre con me sono anche gli amici che ho in ogni angolo del mondo, gli angeli che mi hanno ospitato e accolto ovunque io sia capitata, i colleghi che mi hanno insegnato e aiutato a crescere, e chi mi protegge e mi guida sempre nel posto giusto al momento giusto. Penso che, se una cosa ce l’hai dentro, prima o poi questa esce allo scoperta… e se non sei tu a darti ciò di cui hai bisogno, è proprio quel bisogno che viene a cercarti, e a prenderti».

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