Bergamo senza confini / Valle Seriana
Domenica 29 Dicembre 2024
«La mia passione per la Storia mi ha portato fino in Ecuador»
IL PERSONAGGIO. Fabio Locatelli di Alzano, a 38 anni vive a Manta. Docente nel secondo ateneo più importante del Paese. «Qui studenti poveri ma motivati: un onore insegnare».
Dopo undici anni passati in Ecuador, tra Manta e la capitale Quito, quando parla in italiano, Fabio Locatelli, 38 anni, condisce le frasi con congiunzioni o avverbi spagnoli. Lo fa quasi senza accorgersene: sono parole ormai naturali per lui, che dal 2017 è docente in alcune delle principali università ecuadoriane, e che quella lingua la utilizza per le sue pubblicazioni, oltre che nel tempo libero.
Cresciuto ad Alzano
«Sono cresciuto ad Alzano Sopra – dice Fabio –. Fin da piccolo sono stato appassionato di archeologia e di storia, ero curioso di conoscere soprattutto la storia locale». Dopo le medie, si iscrive al Liceo socio psico pedagogico all’Isis Romero di Albino. «Mi è sempre piaciuta l’idea di essere professore. Nei miei anni al Romero, per vocazione dell’Istituto, spesso si invitavano persone latinoamericane, come per esempio esponenti della Teologia della liberazione. Poi, a 18 anni, ero curioso di conoscere qualche realtà extra-europea. Parlavamo spesso dei problemi di sviluppo del Terzo Mondo e così ho deciso di visitare qualcuna di queste realtà».
Il viaggio in Argentina
L’occasione bussa alla porta di Fabio, che nelle vacanze estive parte per un viaggio di tre settimane in Argentina, insieme ad alcuni volontari di Brescia. «È stata un’esperienza forte – racconta –, a partire dalla quale si è risvegliata in me la curiosità per la storia. Ho vissuto presso una famiglia locale, in cui la mamma era una professoressa di storia: mi ha regalato dei libri di storia locale e questo ha incentivato la mia curiosità».
La storia delle Ande
Tornato in Italia, Fabio comincia a interessarsi più nello specifico dell’America Latina. Prima di iniziare la facoltà di Scienze storiche all’Università Statale di Milano, passa ancora diversi mesi tra l’Argentina e la Bolivia, facendo volontariato e studiando filosofia e storia.
«Per la tesi triennale, visto il mio interesse per la storia coloniale dell’evangelizzazione, ho sviluppato un lavoro su Alfonso de la Peña y Montenegro, Vescovo di Quito nel XVII secolo. Lavoro che ho approfondito anche in Magistrale. Terminato il mio percorso a Milano volevo tornare in America Latina per specializzarmi in Storia dell’America Latina. Ho scoperto in Internet – continua Fabio – l’esistenza di un dottorato in Storia delle Ande in Ecuador. Era un programma dell’Università Flacso: mi sono candidato con un progetto sulla storia della confessione nella diocesi di Quito nell’epoca coloniale e ho vinto una borsa di studio. Un’esperienza assolutamente stimolante, con compagni di studio provenienti da tutto il mondo».
Da Madrid a Francoforte
Altre borse di studio lo portano a Madrid, come studente dottorale visitante presso la Casa de Velàzquez, e al Max Planck Institute di Francoforte. «Nel 2017, appena prima di concludere il mio ciclo dottorale con la difesa della tesi, mi hanno offerto un posto come professore a contratto all’Universidad Laica Eloy Alfaro de Manabì di Manta, la seconda università più grande dell’Ecuador per numero di studenti. Mi sono trasferito in questa città, porto e centro industriale specializzato in import-export e industrie nel settore alimentare. Per un anno sono stato professore a contratto, poi ho vinto il concorso e sono diventato professore ordinario. È stata la mia prima vera esperienza da docente, ho dei bellissimi ricordi. Ho dovuto imparare un nuovo modo di fare didattica, che prevedesse più partecipazione da parte degli studenti, molti dei quali provengono da classi sociali operaie o con problemi economici. Per loro l’università è uno spazio importante di crescita economica, un’opportunità per avere un futuro migliore».
Fabio ha lavorato anche per altri istituti di formazione, come l’Universidad Nacional Mayor de San Marcos in Perù e, da marzo e fino alla fine di quest’anno, come professore visitante della laurea magistrale in Storia all’Università Flacso.
«Per loro l’università è uno spazio importante di crescita economica, un’opportunità per avere un futuro migliore».
La casa a Manta
«Adesso – spiega – sono di nuovo a Manta, città in cui ho vissuto dal 2017 fino all’inizio del 2024, e dove, nel 2022, ho costruito casa mia. L’Ecuador – continua – è sempre stato un paese povero, ma a partire dalla pandemia la situazione è peggiorata».
Le forti disuguaglianze e la crisi economica aggravata dall’inizio della guerra in Ucraina hanno scatenato forti disordini sociali, che ancora oggi interessano il Paese. «Dal 2022 si sono cominciati a sentire forti problemi di sicurezza, soprattutto di sicariato. È un problema che interessa soprattutto Manta, dove la gente ha paura a uscire in luoghi pubblici e in generale la situazione economica è difficile. Le più colpite sono le persone che lavorano nel nero. Per gli altri, il problema è quello delle pallottole volanti: il fratello di una mia ex studentessa a Manta è morto proprio perché colpito da un proiettile esploso nelle vicinanze. A Quito, la situazione è più tranquilla».
Le forti disuguaglianze e la crisi economica aggravata dall’inizio della guerra in Ucraina hanno scatenato forti disordini sociali, che ancora oggi interessano il Paese
Nel tempo libero dall’università, si interessa soprattutto di letteratura ispano-americana ed ecuadoriana e di storia della letteratura. «Dal 2017 faccio parte di un club di lettura a Manta: “El Quijote”. Nato come un gruppo di persone che leggeva per poi darsi appuntamento in un bar per discuterne, il club (di cui è presidente, ndr) è cresciuto sempre di più e si è trasformato in una “corporación cultural”, come un’associazione, e organizza eventi e attività soprattutto con la comunità. L’idea che ci sta a cuore è che lo sviluppo economico deve procedere parallelamente con lo sviluppo culturale e letterario».
«Mi piace insegnare, fare ricerca e pubblicare, voglio continuare in questo campo. In questo Paese mi trovo bene, vorrei rimanere qui. A Bergamo penso sempre con affetto e cerco di tornarci almeno una volta all’anno, per circa tre settimane. Ogni volta lo faccio molto volentieri»
Un ponte con l’Italia
L’Ecuador, ormai, è casa sua. «Mi piace insegnare, fare ricerca e pubblicare, voglio continuare in questo campo. In questo Paese mi trovo bene, vorrei rimanere qui. A Bergamo penso sempre con affetto e cerco di tornarci almeno una volta all’anno, per circa tre settimane. Ogni volta lo faccio molto volentieri. Alcune vie del centro storico di Quito, poi, mi ricordano Città Alta. Anche se non sento troppo la mancanza dell’Italia, in ogni caso mi piacerebbe avere la possibilità di condividere le mie produzioni e le mie attività anche in Italia e a Bergamo in particolare, dove ho ancora tutta la mia famiglia».
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