«La laurea a Nizza
Da fine dicembre
non vedo la famiglia»

Decidere di lasciare i propri affetti e la propria terra natale per trasferirsi in un altro Paese e inseguire i propri sogni non è mai facile. Figuriamoci a 16 anni. Roberto Tiraboschi, oggi 22 anni, di Bergamo, però ce l’ha fatta.

E quella di partire è la miglior scelta che abbia mai preso in vita sua, dice. «La mia storia all’estero – racconta – è iniziata quando avevo 16 anni e frequentavo il liceo linguistico “G. Falcone” di Bergamo. Nel 2015 mia madre mi ha parlato della possibilità di fare un’esperienza di studio all’estero come liceale e io, avendo sempre avuto uno spirito aperto e la voglia di viaggiare, ho pensato di cogliere l’occasione e studiare per un anno in un altro Paese. Tramite un’agenzia che si occupa proprio di far fare queste esperienze ai ragazzi ho vinto una borsa di studio e ho deciso che la mia meta sarebbe stata la Francia, perché l’inglese già lo parlavo bene e volevo migliorare il mio francese. Inoltre la Francia è da sempre una mia passione, quindi diciamo che non ho avuto dubbi sulla scelta della meta».

La prima esperienza di Roberto è stata a Nantes, nella Loira, dove ha vissuto e studiato durante l’anno scolastico 2016-2017. «Il primo anno ho vissuto in una famiglia che fa parte del programma di questo tipo di esperienza. Un’esperienza che mi è piaciuta così tanto che ho deciso di rimanere e terminare le superiori lì. E così ho fatto, andando a vivere a casa di un amico e riuscendo a conseguire la maturità francese, il Baccalauréat. Ero convinto sarei rientrato in Italia per frequentare l’università, invece, mentre terminavo il liceo ho pensato di frequentarla qui e mi sono iscritto alla laurea triennale in Lingue Straniere Applicate in Economia e Commercio Internazionale all’università di Nizza». Durante il periodo universitario Roberto ha vissuto in uno studentato a Nizza. «Il primo anno di università, in tre mesi ho cambiato cinque appartamenti ed ero disperato perché non conoscevo nessuno, non conoscevo la città e trovarmi a cambiare cinque case con cinque traslochi in tre mesi e avere l’inizio delle lezioni mi ha un po’ provato. Poi, invece, sono riuscito a trovarmi una casa in cui ho trovato stabilità e così ho ritrovato anche la voglia di stare qui. Non è sempre facile sentirmi da solo e sapere che la famiglia è in un altro paese. Ma sono sempre riuscito a superare i momenti difficili come quello».

In Francia Roberto si è sempre trovato molto bene, ovunque ha vissuto, anche se l’Italia e casa mancano. «Coi francesi mi trovo benissimo. Sono un po’ più chiusi rispetto a noi italiani, ma la cultura non è così diversa e avendo frequentato una facoltà di lingue straniere conoscono anche tante altre persone che vengono da tutto il mondo. Ed è bello relazionarsi con tutti loro. Nizza rispetto a Bergamo offre più cose, essendo più grande. Il divertimento non manca, così come la cultura. C’è il mare e poi i trasporti funzionano benissimo e posso andare dove voglio, quando voglio. Però l’Italia e Bergamo mi mancano. Mi mancano il cibo e i posti di casa mia. Per me Bergamo è stupenda. Mi dà sensazioni che non puoi provare all’estero e la famiglia che qua non c’è. E quello che ti fa sentire veramente a casa è la famiglia. Anche gli amici che ho qui non possono sostituire quelli della mia infanzia. Torno spesso, ogni 3-4 mesi, ma la mancanza della famiglia e degli amici bergamaschi si fa comunque sentire. Devo dire però che vivendo all’estero le relazioni coi famigliari, i miei genitori Eliana e Marcello e mia sorella Francesca, si sono rafforzate e che tutti, amici e parenti, mi hanno sempre sostenuto e supportato in ogni mia scelta».

A causa del coronavirus, però, Roberto non torna in Italia da fine 2019. Tanto, forse troppo, tempo. «Durante l’emergenza ero molto più preoccupato per i miei genitori e i miei nonni, di 80 e 84 anni, che mi hanno cresciuto, visto la situazione che si è vissuta nella Bergamasca, perché qui a Nizza, invece, non c’è stato nulla a confronto con quanto successo a Bergamo. Io sono rimasto chiuso nella residenza dello studentato dove vivo e dove ho vari amici. Quindi non ero solo, ma con loro. E questo mi ha permesso di vivere in un certo senso bene il lockdown, condividendolo. Ma sempre con la preoccupazione per chi vive a casa, in Italia. Io fortunatamente non ho avuto né sintomi né altro e nemmeno i miei amici qui. Così come nemmeno i miei famigliari e amici in Italia, che non vedo l’ora di riabbracciare».

A fine emergenza, il 9 giugno, Roberto si è laureato e ora è in attesa di iniziare la specialistica. «Ho inviato il mio curriculum per la magistrale in diverse università francesi, che sono a numero chiuso, e sono stato accettato alla Sorbona, a Parigi, probabilmente l’università più prestigiosa di tutta la Francia, che era anche la mia prima scelta. Sono ancora un po’ incredulo, ma contentissimo. La magistrale durerà due anni ed è intitolata “management culturel et communication trilingue”, management culturale e comunicazione trilingue. Quindi, da settembre, mi trasferirò a Parigi per vivere e studiare». E finita la specialistica tornerai in Italia? «Alla fine del mio percorso scolastico non ho ancora un obiettivo preciso, dipende anche da dove entro, ma mi piacerebbe poi lavorare nel settore internazionale, come in Parlamento, o fare da tramite tra aziende italiane e francesi. Se in futuro tornerò in Italia? Non lo so, ci sto ancora riflettendo. Non mi vedo rientrare in Italia nel prossimo futuro, ma un giorno probabilmente tornerò. Ora sto troppo bene qui e sono molto aiutato anche dallo Stato e anche per il lavoro sarà più facile trovarlo una volta laureato qui perché la disoccupazione è più bassa e lo stipendio per i neolaureati è più alto che in Italia. In generale qui ho trovato condizioni di vita migliori. Quindi penso e vorrei iniziare la mia carriera lavorativa in Francia e magari un giorno tornare in Italia». Quel che è certo è che Roberto non si è mai pentito della scelta che ha fatto a 16 anni, anzi. «A volte mi chiedo come sarebbe la mia vita se non fossi partito e mi dico quella di partire è la miglior scelta che abbia mai preso in vita mia».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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