Bergamo senza confini / Valle Seriana
Domenica 03 Maggio 2020
Da Vertova a Sidney
tra lavoro e spiagge
«Ora o mai più!». E così, Jacqueline Gualdi, 30 anni di Vertova, nel dicembre 2019 si è trasferita in Australia, a Sydney. «Ho sempre sognato di vivere per un periodo all’ estero - racconta la 30enne, di professione pubblicitaria - anche per arricchire il mio curriculum, ma da quando ho iniziato a lavorare, grazie e per colpa delle mie manie di controllo e della mia intraprendenza, non mi sono mai trovata un giorno senza lavoro o nelle condizioni di dire “mollo tutto e parto”, non ho mai guardato le cose da una prospettiva più ampia.
A 30 anni però, ho deciso di seguire il mio istinto, mollare il vecchio contratto a tempo indeterminato che non mi stimolava più, fare le valigie e partire. In fondo, cosa avevo da perdere?
Forse solo il rimorso per non averlo fatto quando ne avevo l’ occasione. Infatti avevo ancora la possibilità di partire in Working Holiday Visa per l’ Australia, un visto che dura un anno e si può ottenere prima dei 31 anni, che ti permette di poter svolgere qualsiasi lavoro con la sola limitazione di non avere lo stesso datore di lavoro per più di 6 mesi».
Una scelta che è ricaduta sull’ Australia non a caso. «Il mio migliore amico - prosegue - che è come un fratello per me, si è trasferito a Sidney circa due anni fa, e lavora come sous-chef da Cho Cho San, un noto ristorante giapponese fusion. Ad aprile 2018 sono andata a trovarlo e mi sono completamente innamorata dell’ Australia, specialmente di Sidney: una metropoli con 5 milioni di abitanti e un centro economico fitto di grattacieli ma allo stesso tempo una città ricca di natura, animali; la città è piena di pappagalli, iguane e sfortunatamente anche ragni giganti, spiagge stupende e piccolo quartieri. Così sono ritornata a dicembre dello stesso anno, per continuare le mie esplorazioni: sono stata a Cairn, Melbourne, Byron Bay e le Whitesundays Island. Durante questi due soggiorni ho avuto anche modo di apprezzare lo stile di vita degli australiani, più concentrati sui propri bisogni e desideri, piuttosto che su quello che è convenzionalmente imposto dalla nostra società». Così, la scelta è ricaduta sulla terra dei canguri.
«Da 8 anni lavoro nel settore pubblicitario - sottolinea la vertovese, da anni residente a Milano -: sono un account manager, ossia il punto di contatto fra il cliente, generalmente il reparto marketing e comunicazione di grandi brand, e l’ agenzia pubblicitaria. Sono responsabile del coordinamento nazionale e internazionale di campagne di comunicazione integrate che comportano quindi più mezzi di comunicazione, come stop TV, radio, stampa, social, digital, eventi e la gestione di influencer e vip. Ho avuto la fortuna di lavorare a Milano per alcune delle agenzie più grandi al mondo con clienti importanti come Ferrero, Procter & Gamble, Pollini, Iceberg, Enel e Carrefour e ho preso parte a campagne famose come la campagna Buondì Motta con la bimba e l’ asteroide o la campagna What’ s your power di Enel. E sono stata fortunata, per qui ho avuto la fortuna di ricoprire lo stesso ruolo che avevo a Milano, in sole due settimane. È un lavoro freelance, non stabile quindi, ma è già un ottimo inizio che non mi aspettavo, soprattutto considerando che lavoro per Che Proximity, una delle agenzie pubblicitarie più riconosciute e importanti qui in Australia e a livello globale».
Diversi i cambiamenti che questo spostamento ha comportato. «In Australia si vive molto il giorno - racconta -: sveglia all’ alba, cena alle 18 e a letto per le 22. Sicuramente per me, che sono decisamente più notturna, è un bel cambiamento. Rispetto all’ Italia poi la vita è più selvaggia, nonostante le metropoli: non è raro incontrare un sacco di animali, bambini a piedi nudi che corrono ovunque. Le persone sono più rilassate e meno apprensive, vivono la vita con una spiritualità molto più accentuata della nostra, pur non essendo religiosi.
Mi sto impegnando per amalgamarmi ai ritmi locali: mi alzo intorno alle 7,doccia e corro a prendere l’ autobus. Potrei andare anche in ufficio in bici, dista circa 3 chilometri, ma voglio prima abituarmi alla guida al contrario. Si inizia a lavorare presto, rispetto ai miei ritmi milanesi, ma c’ e una cultura più inclusiva in ufficio. Arrivo intorno alle 8.30-9 e faccio colazione direttamente in ufficio perché tutte le mattine viene allestito un buffet con cereali, bevande e frutta fresca. Di solito mi faccio un super avocado toast. Rimango in ufficio tutto il giorno, che si trova in una posizione bellissima sopra a un molo, il concetto di pausa pranzo qui è più frugale: qualcosa di veloce davanti alla scrivania, cosi alle 5.30 si è già fuori dall’ ufficio e ci si butta in spiaggia. Il bello di lavorare qui è che si ha sempre la percezione di essere un po’ in vacanza. Una delle cose più belle è proprio questa, la sensazione di vivere in vacanza senza rinunciare alle comodità della grande città: abito vicino a un oceano fantastico e riesco ad andarci spesso, uscire dal lavoro e correre in spiaggia è inspiegabile».
Tra tutte le novità di Sydney, c’ è spazio per pensare un po’ anche a casa. «Mi manca la mia caotica famiglia all’ italiana - confessa Jacqueline Gualdi -, anche se paradossalmente ci sentiamo più ora di quando abitavo a Milano. Mi mancano le ricette di mia madre, è un’ ottima cuoca che si diletta anche con piatti particolari, oltre a quelli tradizionali, e per quanto ami la frutta esotica e le verdure locali, mi mancano molto i piatti di casa. Abituata alla ricchezza culturale italiana, qui mi manca un po’ l’ arte, ci sono molto mostre, ma soprattutto d’ arte moderna e contemporanea, mi mancano molto i nostri classici. Mi mancano molto anche tutti i concerti dei miei cantanti indie che seguivo a Milano, devo ancora scoprire i cantanti locali. Infine le mie amiche e la mia routine milanese, ma in realtà con tutte le tecnologie che ci sono ora è facilissimo superare qualsiasi barriera temporale/fisica: sono dall’ altra parte del mondo, 10 ore avanti rispetto all’ Italia, ma riesco a sentire famiglia e amici tutti i giorni».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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