«Io, bergamasca
nel mondo
da quando avevo
appena due anni»

C’è chi inizia a viaggiare per il mondo ancora prima di pronunciare la sua prima parola. È il caso di Silvia Rota, 27 anni, originaria di Clusone, che fin da piccolissima ha iniziato a migrare. «Sono nata in provincia di Bergamo – racconta la ragazza –, ma quando non avevo ancora due anni io e i miei genitori ci siamo trasferiti a Neuchâtel, in Svizzera, per il lavoro di mia mamma, docente di francese in Italia inviata dal ministero degli Affari esteri come insegnante di italiano in Paesi di lingua francese. A Neuchâtel ho frequentato la scuola materna e i primi anni delle elementari in francese, ma contemporaneamente anche i corsi di italiano organizzati dal Consolato, essendo così scolarizzata sempre nelle due lingue già da piccola. Sempre per gli stessi motivi di lavoro, ci siamo poi spostati in Belgio nel 2002, a Bruxelles, dove ho proseguito il mio percorso scolastico in francese, frequentando il Lycée français Jean Monnet dalla quarta elementare fino alla maturità».

Un percorso scolastico e di vita, quello di Silvia, che l’ha portata a voler proseguire in qualche modo la passione della madre, studiando così le lingue e la letteratura. «Il liceo francese che ho frequentato, oltre ad avermi fatto incontrare compagni provenienti da tutto il mondo, mi ha permesso di approfondire lo studio delle lingue. Infatti, dopo l’inglese alle elementari, ho potuto scoprire anche il tedesco e lo spagnolo già dalle medie, il che mi ha spinta a scegliere un indirizzo linguistico e letterario alle superiori, diplomandomi con un Baccalauréat littéraire section européenne. Poi ho proseguito con lo studio delle lingue nel mio percorso universitario studiando traduzione, nelle lingue francese-inglese-italiano, all’Institut supérieur de traducteurs et interprètes (Isti, Université Libre de Bruxelles)».

Grazie ai suoi studi Silvia ha potuto anche continuare a viaggiare per il mondo. «Durante la triennale ho partecipato al programma Erasmus, trascorrendo un semestre in Canada, a Toronto, al Glendon College della York University, per approfondire la conoscenza dell’inglese e della traduzione. Poi ho continuato sempre all’Isti con una laurea specialistica, un Master in traduzione, specializzandomi in sottotitolaggio e localizzazione. Durante questi cinque anni però, oltre alle lingue principali del mio corso di studio in traduzione, ho aggiunto lo studio della lingua giapponese, e dopo la laurea specialistica ho ottenuto una borsa di studio che mi ha permesso di partire per il Giappone, precisamente a Nagoya, partecipando a un programma di studio della lingua e cultura giapponese di un anno alla Nagoya University of Foreign Studies».

Svizzera, Belgio, Canada e Giappone. A soli 23 anni Silvia aveva già vissuto in 4 Paesi diversi, assaporandone cultura, lingua tradizioni e persone. «Sia l’Erasmus in Canada che l’anno in Giappone sono state esperienze bellissime che mi hanno fatto scoprire posti unici e culture affascinanti, oltre che creare forti legami di amicizia con persone di tutto il mondo. Il soggiorno a Toronto mi ha permesso anche di visitare le province occidentali del Canada, l’Ontario e il Québec, vedendo posti stupendi come le cascate del Niagara, ascoltando un francese diverso e gustando lo sciroppo d’acero in tutte le sue forme gastronomiche. Con i corsi all’università ho scoperto anche la storia e la cultura canadese, approfondendo in particolare la storia dell’immigrazione in Canada, soprattutto quella italiana. E la sorpresa più bella? Mi ha fatto veramente piacere che una mia docente, pur essendo dall’altra parte del mondo, conoscesse persino Clusone! In Giappone, poi, ho scoperto un mondo tutto nuovo. Anche se studiavo la lingua da tempo, essere catapultata in un Paese dove si sente parlare e si leggono scritte solo in giapponese, all’inizio mi ha fatto sentire letteralmente spaesata. Poi invece è proprio grazie a questo bagno linguistico che ho potuto imparare e approfondire le mie conoscenze. Non solo, ho potuto anche scoprire e vivere questa cultura così particolare e affascinante».

Terminati gli studi e rientrata in Belgio, Silvia ha iniziato il proprio percorso lavorativo: prima come supplente di inglese in una scuola secondaria di secondo grado; poi come insegnante di inglese in corsi serali per adulti; successivamente al Taipei Representative Office in the EU and Belgium, l’ufficio di rappresentanza di Taiwan a Bruxelles, come assistente amministrativa; e, infine, è stata assunta alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso la Nato a Bruxelles, sempre come assistente amministrativa, dove lavora attualmente. «Con il sogno nel cassetto di poter lavorare un giorno come traduttrice a pieno titolo». Una vera giramondo, quindi, Silvia. Una giramondo, però, con le radici ben salde nel suo Paese natale e pronta, allo stesso tempo, a vivere nuove esperienze. «Con la vita in Belgio, gli amici ovunque nel mondo e il resto della famiglia in Italia, anche se ci ho vissuto pochissimo, ho sempre mantenuto un legame con la nostra terra bergamasca, tornando più volte all’anno a Clusone. Purtroppo con il coronavirus sono rimasta più di otto mesi senza poter rientrare, ma non per questo è diminuita la vicinanza con la mia provincia. In questa situazione, al momento è difficile fare progetti per il futuro, ma se il lavoro o gli affetti mi porteranno a rimanere a Bruxelles oppure a trasferirmi a Bergamo, magari anche a Tokyo o a Toronto, chissà, di sicuro cercherò di cogliere al meglio queste occasioni di nuove avventure, portandomi sempre nel cuore il mio Paese e le mie montagne».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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