«In viaggio in Asia ho aperto gli occhi su povertà e diritti, torno per studiare»

LA STORIA. Alessio Cristinelli nei villaggi del Sudest asiatico ha riscoperto i ritmi lenti e la semplicità della gente. «Paradisi da tutelare, mi iscrivo all’Università per loro».

«Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare». Il testo di «Buon viaggio», uno dei brani di Cesare Cremonini, sembra scritto apposta per descrivere l’avventura che, zaino in spalla, ha deciso di vivere Alessio Cristinelli, classe 1998 di Tavernola bergamasca. Facendosi coraggio, ha deciso di prendersi un periodo sabbatico e di partire alla volta del Sud-est asiatico per ritrovarsi, ricominciare e cercare di trovare la sua strada. Da lì si è poi spostato in Australia e dopo aver macinato centinaia di chilometri a piedi, conosciuto culture e stili di vita diversi dai nostri, lavorato nelle “farm” e vissuto in un van, ha capito di voler tornare in Italia per iscriversi all’Università e studiare Scienze politiche.

«Sono partito alla fine del gennaio 2023 – racconta il 26enne, ripercorrendo con la memoria le tappe del viaggio che lo ha poi condotto in Australia –. È sempre stato un po’ il mio sogno viaggiare e scoprire il mondo: nell’ultimo periodo stavo cercando la mia strada, dato che dopo il diploma come geometra avevo capito che il lavoro d’ufficio non avrebbe fatto per me. Ho lavorato un po’ in un bar del paese e poi come elettricista, ho provato anche a riprendere gli studi. È stato sull’onda della “disperazione” che ho deciso di acquistare un biglietto di sola andata per l’Asia. Con l’entusiasmo di scoprire un pezzo di mondo tanto diverso dal nostro, ho programmato di visitare Thailandia, Laos, Vietnam e Cambogia in tre mesi e spostandomi solo a piedi, in moto o con autobus e barche».

«Lo rifarei mille volte»

Volato a Bangkok, Alessio Cristinelli si è messo in viaggio e, con il gruzzoletto che aveva destinato alla sua «avventura», è rimasto nel Sud-est asiatico per quattro mesi e mezzo. «È stata un’esperienza che rifarei mille volte e che consiglio a tutti – sottolinea –, prendersi un po’ di tempo per se stessi vale tutto l’oro del mondo. Ho visto e vissuto realtà molto povere: mi sembrava di vivere nei racconti di mia nonna, quando tutti vivevano con le porte aperte, in semplicità, con la famiglia allargata. Sono stato accolto in modo amichevole e ho scoperto paesi dove le persone non sanno minimamente cosa sia la frenesia che invece caratterizza le nostre vite. Ho respirato un senso di pace che mi ha fatto davvero bene, ma al tempo stesso mi sono reso conto che questi “paradisi” non sopravvivranno a lungo se non li tuteliamo, perché la globalizzazione li sta trasformando, con grattacieli di lusso che crescono a fianco delle baraccopoli, dove penso di non aver mai respirato un’aria così malsana. Per non parlare del turismo di massa che, complice il basso costo della vita, sta invadendo alcuni luoghi magnifici».

Giovani zaino in spalla

Il viaggio in solitaria, a contatto con le popolazioni locali e con altri «backpackers», i giovani con lo zaino in spalla, ha permesso ad Alessio Cristinelli di riflettere molto, stimolando la sua passione per la politica: «Siamo fortunati a vivere e a essere nati in Europa – evidenzia –, ma penso che non stiamo facendo abbastanza per i diritti delle persone». Da qui la volontà di tornare per iscriversi a Scienze politiche a Bologna, ma prima, per superare alcuni timori e anche per «mettere da parte un gruzzoletto» per pagarsi l’Università, la decisione di spostarsi in Australia.

«Molti dei ragazzi che ho incontrato venivano da lì e mi hanno affascinato i loro racconti – spiega –, parlavano di un ambiente molto giovanile e dinamico e, con la scusa che si guadagna bene, mi sono detto perché no? Avrei potuto imparare l’inglese, mettere da parte il denaro necessario per l’Università senza dover così pesare sui miei genitori e nel frattempo capire se effettivamente fosse davvero quella la mia strada». E così è salito su un aereo a Phuket, in Thailandia, e dopo uno scalo in Malesia è arrivato a Perth, in Australia, dove si è subito attivato per ottenere il visto. Ma la vita australiana non era proprio come se l’era immaginata.

In Australia per pagare gli studi

«I primi mesi non li ho vissuti molto bene – ammette –: era inverno, faceva freddissimo e ho passato le prime tre settimane a mungere mucche in una “farm” con un allevamento estensivo. Non ho resistito oltre e mi sono spostato a Fremantle, una cittadina portuale che ricorda molto i borghi italiani. Dato che per ottenere il visto è necessario lavorare tre mesi nelle “farm”, ho ricominciato a darmi da fare in una fabbrica e nel fine settimana ho fatto il cameriere in alcuni ristoranti». Per tre mesi Cristinelli ha vissuto in ostello, dove ha avuto modo di conoscere altri giovani tra i 20 e i 30 anni e di stringere nuove amicizie con ragazzi e ragazze italiani, francesi, inglesi, irlandesi, tedeschi e perfino sudamericani.

Tremila euro a settimana

«Costruivamo dei silos con la fibra di vetro – spiega, parlando del suo ultimo impiego –. A novembre ho trovato un nuovo impiego in un progetto di costruzione di un impianto di raccolta del grano nell’entroterra e, dato che anche i lavori di “construction” lontani dai centri abitati valgono per il visto come lavoro nelle “farm”, non mi sono tirato indietro. Ho imparato a saldare e a utilizzare piattaforme elevatrici. Il turno di lavoro funzionava così: 11 giorni di lavoro (12 ore al giorno) seguiti da tre giorni di riposo. Prendevo bene, fino a 3mila dollari alla settimana, ma non hai tempo di vivere, tranne che nei giorni di pausa dal turno. Ho resistito per mettere i soldi da parte per finanziare i progetti futuri e nei giorni liberi mi sono goduto a pieno la vita australiana, tra viaggi, feste e surf».

«L’esperienza in Australia mi ha davvero cambiato mi sono dovuto arrangiare a far tutto, ho imparato la lingua inglese e ho capito di voler tornare in Italia per proseguire gli studi»

Acquistato un van (l’ha chiamato Robberto), è diventato un compagno di viaggio, oltre che una casa, dove Alessio Cristinelli ha vissuto per oltre sette mesi, facendo la spola dall’ostello e poi da un «caravan park» per utilizzare la cucina, le docce e i servizi. Fino a qualche settimana fa, quando ha terminato i mesi di lavoro obbligatori nelle «farm» per il rinnovo del visto e ha deciso di visitare le coste australiane e la parte più a Nord viaggiando a bordo di un fuoristrada con tanto di tenda sul tetto o, come si dice all’estero, «rooftop tent». «Questa esperienza in Australia mi ha davvero cambiato – rivela il giovane tavernolese, che da Fremantle è arrivato a Broome dopo aver macinato più di 2mila chilometri, per poi dirigersi verso la prossima meta –, mi sono dovuto arrangiare a far tutto, ho imparato la lingua inglese (quando sono partito non sapevo una parola) e ho capito di voler tornare in Italia per proseguire gli studi. Sono tornato giusto qualche giorno, facendo una sorpresa ai miei genitori e ai miei nonni, per sostenere l’esame di ammissione a Scienze politiche all’Università di Bologna. Proseguirò il mio viaggio in Australia fino a metà luglio e poi ripartirò».

«Mi sono messo in gioco»

«Sicuramente questa esperienza mi ha permesso di vedere le cose da un altro punto di vista. Ci sono stati dei momenti difficili e molte volte mi sono sentito solo, ma mi sono sempre messo in gioco e se mi guardo indietro sono orgoglioso del cammino che ho fatto, ma soprattutto le persone che ho incontrato valgono il prezzo di tante fatiche».

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