Gli studi a Bergamo all’Accademia di Belle Arti, oggi è artista visiva a Manhattan: «Si può vivere di bellezza»

LA STORIA. Marta Galmozzi, 33enne di Alzano nella Grande Mela: «Qui ho ottenuto un visto per il mio talento nelle arti». I primi passi alla Carrara in città e il Master ad Anversa.

Prima l’Islanda, poi il Belgio e infine gli Stati Uniti. Marta Galmozzi, 33 anni di Alzano Lombardo, da due anni si è stabilita nella Grande Mela, tra i grattacieli dell’iconica New York. Lì fa l’artista visiva e collabora con una rivista d’arte contemporanea. Gli studi all’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo e un master ad Anversa.

«Sono cresciuta ad Alzano Lombardo – racconta la giovane –, e ho conseguito una laurea triennale in Arti visive presso l’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo. In seguito ho conseguito un master in Fotografia presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa, in Belgio. Vivo stabilmente a New York da circa due anni, in particolare nell’Upper West Side a Manhattan». Ma riavvolgiamo il nastro, ripercorrendo le varie tappe che hanno condotto Marta Galmozzi dove si trova ora.

Uno spirito curioso

«Da sempre il mio spirito curioso e avventuroso mi ha portata a voler scoprire nuove culture – racconta la 33enne –: la mia prima esperienza di viaggio da sola è stata a 22 anni, quando ho passato un mese in Islanda lavorando come volontaria per Legambiente. Ho avuto l’opportunità di viaggiare attraverso l’isola, è stato magnifico. Ho poi vissuto per tre anni in Belgio, dove ho frequentato un master in Fotografia alla Royal Academy, nella città di Anversa. Lì ho conosciuto persone da ogni parte del mondo, che sono oggi fra i miei più cari amici. Questi tre anni sono stati per me una conferma del mio bisogno di scoperta, quella voglia di mettermi in gioco e creare la vita che ho sempre sognato per me».

Gli studi e i premi

«A livello artistico ho ricevuto importanti nomination e opportunità, come lo “Young Artist Prize” nel 2018, in cui ho avuto la possibilità di esporre un mio lavoro all’interno del Middelheim Museum di Anversa, un parco di sculture a cielo aperto – ricorda –. Le opportunità che ho avuto lì, la fortuna di creare un network così produttivo e creativo, hanno reso i miei sogni realtà».

La pandemia ha poi messo in stand-by i progetti di Marta, che è rientrata a Bergamo per due anni. «Durante la pandemia sono rientrata in Italia – spiega –, dove sono rimasta per quasi due anni. Ho lavorato in ospedale come amministrativa: tutti gli eventi artistici e culturali erano stati cancellati per il Covid, e mi sono trovata costretta ad adeguarmi. Un lavoro così diverso da ciò che sono, lontano dai miei studi, obiettivi e aspirazioni. Considero quei due anni come i più tristi della mia vita perché mi sono dovuta fermare, senza poter partire e accettare di fare un lavoro così poco creativo. È stata proprio questa consapevolezza a farmi maturare l’idea di dare una nuova svolta alla mia vita».

La Grande Mela

«Così ad agosto 2022 ho messo le mie cose in due valigie e sono partita per New York – spiega Marta Galmozzi –. Da sempre sono innamorata di questa città: c’ero stata da turista due volte (nel 2013 e 2015), ed era rimasta nella mia mente come un possibile luogo in cui vivere, ma mai avrei pensato di farlo davvero. Quelle classiche cose che si dicono, ma poi non si fanno mai, e invece. Ricordavo la sensazione che mi aveva lasciato: una strana familiarità. Nonostante io abbia fatto molti viaggi e in diverse parti del mondo, New York è stato l’unico posto al mondo in cui mi sono sentita a casa. E così, siccome volevo dare una svolta alla mia vita e ripartire proprio da dove ero rimasta prima della pandemia, sono arrivata qui. A distanza di due anni confermo ogni giorno la scelta fatta: amo vivere a New York. Non solo per una questione estetica, è scontato dire sia bellissima, ma adoro che sia così grande ed ogni giorno scopri qualcosa di nuovo. Stupisce in continuazione, non ti annoia mai e c’è spazio per tutti. Dicono che ci vorrebbero vent’anni per attraversare tutte le strade della Grande Mela. Se hai un sogno, un’ambizione o semplicemente sei stanco della tua vita e vuoi ripartire da zero, questo è il posto perfetto».

La paura del fallimento

Una metropoli aperta e inclusiva. «Qui tutti sono parte della città, c’è un senso di inclusione e apertura che è difficile trovare in altre parti del mondo. Lo straniero è considerato una risorsa, non una minaccia. Amo il fatto che sia una città in continuo cambiamento, con tantissimi eventi, cibi, locali per ogni gusto. Una cosa che apprezzo della cultura americana è che non c’è paura del fallimento. Il sogno americano confermo, esiste, ma bisogna lavorare duro. È anche una città molto difficile sotto alcuni aspetti. Quando dicono che non è per tutti è perché per viverci serve essere molto forti, motivati e indipendenti. Rispetto all’Italia manca l’aspetto della condivisione, lo stare in gruppo. Qui la vita va a mille, si conoscono tantissime persone ed è molto facile socializzare però c’è anche una cultura individualista, in cui è più difficile vivere il tempo libero. Rispetto all’Italia inoltre, qui apprezzo molto il modo di lavorare, meritocratico, e con possibilità di crescita. Se lavori duro qui ottieni opportunità e puoi crescere a livello professionale».

«La differenza più grande che ho riscontrato rispetto a casa, è relativa al modo di comunicare – spiega Marta Galmozzi –. Noi in Italia siamo spesso molto diretti, schietti e tendiamo a dare giudizi non richiesti. In America non è possibile, bisogna essere “politically correct”, diplomatici e stare attenti a ciò che si dice, potrebbe essere mal interpretato. Ci sono alcuni temi che sono particolarmente delicati, ed è meglio evitare. Credo che a oggi questo sia l’aspetto che ho trovato più difficile. Altra cosa da mettere in conto per vivere qui è l’aspetto burocratico: ottenere un visto per vivere in America non è facile per chi viene dall’Europa. Quando sono arrivata ho lavorato come social media manager e assistente personale per una designer e influencer di Manhattan, mentre seguivo un corso di inglese».

«Oggi, dopo un lungo percorso, ho finalmente ottenuto il mio visto per poter lavorare da artista e vivere ufficialmente qui. Si tratta di un visto artistico, che puoi ottenere se dimostri di avere un talento specifico nel settore delle arti. Grazie alla “mia arte” ho ottenuto la possibilità di vivere a New York. Ho molti progetti nel medio e lungo termine, e ho intenzione di fermarmi fino a che questa città non mi stancherà. Non ho mai pensato di rientrare stabilmente in Italia, nonostante io ci torni circa due volte l’anno per venire a trovare la famiglia e amici. Credo che se mai un giorno dovessi stancarmi di vivere a New York, la tappa successiva sarà sicuramente un nuovo paese che ancora non conosco. Penso che dentro a ogni viaggiatore ci sia un bisogno di scoperta, come qualcosa di recondito e urgente da dover appagare. Ciò che amo di più di vivere all’estero è la possibilità di scoprire nuove prospettive, modi di pensare e vivere, e mettere in dubbio tutto ciò che si ritiene scontato».

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