Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 14 Aprile 2019
Flavio, in eliambulanza sorvola l’Australia
per salvare pazienti in fin di vita
Flavio Severgnini, 35 anni, medico e anestesista. Da Fontanella a Londra, al «Trauma Centre», e poi Sydney. Ha operato anche durante gli attentati di Westminster. «Ho sempre saputo di volermi occupare di medicina d’urgenza e rianimazione. Già alle elementari, mia madre me lo ricorda ancora ora ogni tanto, per il classico tema “Cosa vuoi fare da grande?” avevo scritto e spiegato come volessi diventare un medico.
E prima di entrare a Medicina già sapevo di voler seguire questa specializzazione». Flavio Severgnini, 35 anni, originario di Fontanella, ha sempre avuto le idee ben chiare sul suo futuro e sulla strada che la sua vita avrebbe dovuto prendere. Per questo, dopo essersi diplomato, nel 2002, al liceo scientifico «G. Cossali» di Orzinuovi in provincia di Brescia, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi di Milano (ottobre 2009) e ha frequentato la scuola di specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva, sempre all’Università degli studi di Milano. «Durante gli studi – racconta – ho lavorato come medico specializzando in Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva in diversi ospedali lombardi, occupandomi della popolazione adulta e pediatrica, sia dal punto di vista rianimatorio, in Pronto soccorso e Unità di terapia intensiva, che dal punto di vista anestesiologico, per tutti i tipi di chirurgia».
Durante l’ultimo anno della scuola di specializzazione, Flavio ha deciso di partire per Londra per frequentare il master in gestione del paziente traumatizzato al Royal London Hospital, dove è rimasto per 5 anni, fino a gennaio 2019. «A gennaio 2014, grazie alle normative comunitarie europee che permettono di svolgere un periodo di formazione all’estero fino a un massimo di 18 mesi, mantenendo la borsa di studio italiana, nel percorso della scuola di specializzazione, ho deciso di andare all’estero e di frequentare il Trauma Centre del Royal London Hospital, in quanto è il più grande centro traumi europeo. Basti pensare che ci sono più di 400 accessi in Pronto soccorso al giorno, 1.500 traumi maggiori all’anno. Poi, alla fine della specializzazione, maggio 2015, mi è stato offerto di rimanere con un contratto da strutturato e sono rimasto». Al Trauma Centre del Royal London Hospital, Flavio si è occupato di anestesia e rianimazione per pazienti adulti e pediatrici, in modo particolare per la gestione dei pazienti traumatizzati maggiori, quali situazioni di pericolo di vita in seguito a incidenti stradali, infortuni sul lavoro o, in genere, eventi violenti come accoltellamenti o ferite da arma da fuoco, e così via.
«Mi occupavo sia della stabilizzazione iniziale in Pronto soccorso, come membro del Trauma Team, che dell’assistenza anestesiologica in sala operatoria tradizionale o di radiologia interventistica, durante gli interventi di emergenza. Altre volte, invece, sono stato l’anestesista in sale operatorie di interventi elettivi, cioè programmati». Un lavoro che lo ha visto in prima linea durante gli attacchi terroristici a Westminster del 22 marzo 2017, in cui ci furono 49 feriti e 6 decessi, e a London Bridge del 3 giugno 2017, in cui ci furono, invece, 48 feriti e 11 decessi. «Mi sono occupato di molti feriti di entrambe le tragedie. Durante il primo attentato ero in Italia e sono rientrato a Londra il giorno successivo. Ho curato i feriti, molti dei quali hanno necessitato interventi multipli, nei giorni successivi ai fatti. Poi, invece, durante il secondo attacco, ero lì. Ero fuori a cena quando mi hanno chiamato per rientrare in ospedale. Ho gestito direttamente la prima ondata di pazienti. Come Trauma Centre siamo già abituati e addestrati ad affrontare queste urgenze. Certo è diverso soccorrere 10 persone che arrivano, per esempio, da un grande incidente stradale, rispetto a un’azione violenta deliberata. L’attentato cambia le cose. Al momento non ci pensi, è parte del quotidiano occuparti di pazienti con ferite gravi. Quel che cambia è come gestisci i giorni successivi, in cui il lavoro è finito e inizi a pensare alla pericolosità delle città, al valore della vita e a quanto sia considerato basso. Poi resta per molto tempo la paura e anche le cose più stupide, come una persona con uno zaino in metropolitana, ti fanno pensare che potrebbe essere un potenziale pericolo, una bomba. Nonostante tutto, però, Londra l’ho vissuta come una città sicura».
A gennaio 2019, Flavio ha poi deciso di terminare la propria esperienza londinese e di accettare il posto offertogli al servizio ambulanze di Sydney, in Australia. «Dopo tre anni che tentavo di entrare nel programma, finalmente ce l’ho fatta. Ho vinto un concorso della durata di un anno e ora mi occupo sia di soccorso in emergenza che di trasferimento intra ospedaliero di feriti gravi, sia con eliambulanza che aereo ambulanza. In Australia è fondamentale questa parte della medicina perché, viste le grandi distanze, servono velivoli per portare i feriti gravi nelle città, dove si trovano i grandi ospedali. Si chiama “retrieval medicine” (medicina di recupero): prendiamo queste persone, e, da ospedali minori, dove non possono essere curati in modo adeguato, li trasportiamo negli ospedali più grandi e con migliori strutture. Sono di base a Sidney, dove vivo. Sono contento, anche se all’inizio ero un po’ spaventato perché dovevo cambiare di nuovo tutto dopo 5 anni trascorsi a Londra, ma era quello che volevo». «Il contratto dura un anno e poi non so dove andrò. Non credo resterò in Australia tutta la vita. A Londra mi hanno lasciato le porte aperte dove lavoravo e magari tornerò proprio lì. O, se le condizioni dei medici pubblici dovessero migliorare, potrei tornare anche in Italia, così da essere più vicino alla mia famiglia e ai miei amici, che sicuramente mi mancano molto. Se tornassi in Italia mi piacerebbe lavorare al Niguarda di Milano, che è uno dei Trauma Centre di riferimento per la Lombardia, dove ho fatto un concorso, che, però, ho accantonato per accettare il posto in Australia. Per ora penso a vivere nel migliore dei modi questa esperienza a Sydney».
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