Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 23 Febbraio 2020
Elisabetta, ChiefLeader
in un Grand hotel
a Innsbruck
Una passione per i viaggi, alla scoperta del mondo, che è iniziata presto, all’età di 17 anni. Così Elisabetta Confalonieri, oggi 24enne, originaria di Nese, frazione di Alzano Lombardo, oggi vive in Austria, ad Innsbruck, dove lavora come Chief Leader al Grand Hotel Europa.«Sono partita già un paio di volte – esordisce la giovane – per stabilirmi per un certo periodo di tempo in un paese estero. La prima partenza risale all’anno 2012 quando, a diciassette anni, dopo essermi candidata per frequentare all’estero il quarto anno delle superiori con Intercultura, ricevetti la tanto attesa telefonata di un volontario dell’organizzazione che mi offriva un posto alla Roskilde Katedralskole nell’omonima città di Roskilde, vicino a Copenaghen in Danimarca» racconta.
«Allora frequentavo l’Isis Oscar Romero di Albino. Nonostante qualche difficoltà, quell’anno si è rivelato essere uno dei più belli della mia vita, quello che ha aperto la strada a tutti gli anni a seguire e alle partenze successive. Vissi con una famiglia danese per un intero anno, conobbi ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo e strinsi legami che tutt’oggi rimangono saldi nonostante la distanza. Imparai pure il danese, migliorai l’inglese e perfezionai lo spagnolo con le amiche colombiane Alma e Natalia. Ovviamente è impossibile riassumere in poche righe come quell’anno mi abbia cambiato, ma ricordo ancora l’immagine che i volontari di Afs Intercultura fecero a me e ad altri ragazzi, prima di partire, per spiegare cosa sarebbe successo da quel giorno in poi. Disegnarono un acquario per rappresentare il mondo che ci circondava prima della partenza, all’interno del quale nuotavamo noi, pesci abituati a vedere le stesse alghe e gli stessi sassi. L’anno all’estero avrebbe rappresentato il mare aperto in cui ci saremmo tuffati per nostra scelta, curiosi di vedere cosa ci fosse oltre le pareti dell’acquario. Di primo impatto ci saremmo sentiti come “pesci fuor d’acqua”, in un ambiente totalmente diverso; con il tempo ci saremmo abituati e avremmo goduto della nuova libertà fino a che un giorno saremmo tornati all’interno dello stesso acquario, memori della grandezza e della diversità del mare aperto e consapevoli di cosa ci avrebbe atteso se di nuovo avessimo osato uscirne».
Un anno importante, che cambia la mentalità e il modo di vedere le cose della 24enne, laureata Mediazione linguistica e culturale presso l’Università statale di Milano. «La seconda partenza risale al 2017 – prosegue –, al termine del mio secondo anno di università, quando vinsi una borsa di studio Erasmus presso l’Università di Innsbruck, in Austria, città in cui vivo tutt’ora. Nell’estate del 2018, capii che un anno in questa meravigliosa città non mi era bastato e che il prima possibile sarei ritornata, o per studiare o per lavorare. Infatti, nonostante un po’ di titubanza dei miei genitori, a ottobre dello stesso anno ci ritornai per lavorare part-time come receptionist in un hotel, e nel resto del tempo studiare per gli ultimi esami prima della laurea, che ho conseguito nell’aprile del 2019. Da agosto lavoro come Chief Leader. Una professione piuttosto stressante, ma che mi dà soddisfazioni ogni giorno e che, soprattutto, mi piace fare».
Programmi futuri? Elisabetta non ama pianificare le cose e va dove i suoi obiettivi la conducono. «Non ho mai pianificato quanto restare in un posto – racconta l’alzanese –. Se ci resto è perché mi piace, ma se mi si dovesse presentare un’occasione lavorativa di livello più elevato o se decidessi di proseguire gli studi, ovunque questi mi portino, penso che non ci penserei due volte e partirei per dove i miei obiettivi parrebbero più vicini e raggiungibili. Sono gli anni in cui si decide cosa si farà della propria vita e io voglio indirizzarla sulla strada che voglio io. Al momento non penso di tornare in Italia, ma non si sa mai».
Nonostante l’amore per la città austriaca, ogni tanto la malinconia di casa si fa sentire. «Qualcosa dell’Italia manca sempre. Ovviamente la mia famiglia, i miei amici, le mie migliori amiche Roberta e Michela, lo stufato della nonna Bruna e i modi di fare teatrali degli italiani. Mi manca tutto quello che qui è lo stereotipo: i pranzi domenicali in famiglia, l’allegria e la socievolezza che caratterizzano gli italiani e, giuro che non scherzo, persino i treni in ritardo. Innsbruck è la città dei giovani, degli studenti. È una città viva, ricca di opportunità sia di studio che di crescita lavorativa. Innsbruck ha saputo affiancare alla tradizione l’innovazione e la modernità che caratterizzano le grandi città, guardandosi però dal non trascurare il rispetto per l’ambiente e l’armoniosità con il paesaggio che la circonda. Le montagne, i paesaggi alpini, così come l’organizzazione, la precisione e la correttezza tipicamente austriache all’interno della città, degli istituti, dei luoghi lavorativi sono solo alcuni dei vantaggi di questo posto».
Negli anni sono diversi anche i rapporti di amicizia «internazionali» creati duranti i diversi viaggi. «Ho conosciuto moltissimi studenti durante il periodo Erasmus – prosegue – che tutt’ora frequento, per bere un caffè o fare una gita in montagna. A questi si sono aggiunti i colleghi del lavoro, di quello vecchio e del nuovo. Alcuni di loro sono gente del posto, ma il resto, come la maggior parte degli abitanti di Innsbruck, viene da fuori. La mia migliore amica qui è ungherese, gli altri sono tedeschi, spagnoli, italiani e americani. Insomma, con loro posso solo che dar sfogo alla mia passione per le lingue straniere. Sogno nel cassetto? Sì, c’è. Lavorare in ambasciata, partendo dalle aree funzionali fino ad arrivare ai gradi più alti, con i dovuti anni di esperienza. Accanto al lavoro, dedico qualche ora a settimana allo studio, all’informazione, alla lettura. Attendo il prossimo concorso i cui requisiti rispecchino le mie capacità e il mio livello di istruzione per candidarmi e sostenere le prove per ottenere un posto nell’amministrazione. Sono consapevole tuttavia del fatto che quello della carriera diplomatica sia un percorso duro e molto selettivo».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
© RIPRODUZIONE RISERVATA