Diletta, a 16 anni dal liceo «Sarpi» a un anno di studio in Colombia

LA STORIA. Diletta Noris, da Colzate a Bogotà con «Intercultura». Accolta in famiglia frequenta l’istituto di Puerto Lleras: «Immersa in questo Paese ho imparato ad adattarmi».

Lasciare il proprio paese, la famiglia e gli amici per vivere un anno dall’altra parte del mondo richiede coraggio, curiosità e tanta voglia di mettersi in gioco. Qualità che non mancano a Diletta Noris, una ragazza bergamasca di 16 anni che sta vivendo un’esperienza unica in Colombia grazie a un programma di scambio culturale con Intercultura.

Diletta è nata il 1° marzo 2007, vive a Colzate, un piccolo comune della Val Seriana. Frequenta il liceo classico «Paolo Sarpi» di Bergamo ed è attualmente al quarto anno. Lo scorso anno ha poi deciso di affrontare un’esperienza che non solo sta cambiando la sua vita, ma sta anche ampliando la sua visione del mondo. «Partire per la Colombia è stata una scelta coraggiosa, piena di incognite, ma è qualcosa che rifarei mille volte», racconta. Il viaggio di Diletta è iniziato il 16 agosto 2024, quando, insieme ad altri dieci ragazzi italiani, ha lasciato l’Italia con il programma di Intercultura.

La formazione a Bogotà

Dopo tre giorni di formazione a Bogotà con altri cinquanta exchange students provenienti da tutto il mondo, ognuno ha poi raggiunto la propria destinazione. «Io sono finita ad Acacias, una cittadina nel dipartimento del Meta, a circa quattro ore dalla capitale. Qui siamo solo in cinque studenti stranieri: due ragazze tedesche, una belga, un francese e io».

Diletta vive con una famiglia colombiana composta da Yolanda, la madre ospitante, Juan Felipe, un fratello di 25 anni, e Salomè, la figlia di sette anni di Juan Felipe. «Con Salomè ho creato un rapporto speciale, è come una sorellina per me. Spesso giochiamo insieme e ci divertiamo tantissimo. Mi piace molto vivere con loro e mi fanno sentire a casa». La famiglia ospitante comprende poi anche molti altri parenti: «A Natale eravamo in 45 – sottolinea Diletta con entusiasmo –. Mi sono sentita subito accolta e amata qui».

«La mattina seguiamo lezioni tradizionali, mentre nel pomeriggio lavoriamo nella fattoria della scuola»

Ambientarsi, per Diletta, non è stato difficile, nonostante il suo carattere timido. «Qui le persone sono molto aperte e amichevoli. Mi hanno fatto sentire a casa fin dal primo momento». La scuola di Diletta, situata a Puerto Lleras, è un’istituzione agropecuaria. «La mattina seguiamo lezioni tradizionali, mentre nel pomeriggio lavoriamo nella fattoria della scuola. Ci occupiamo di campi e animali come mucche, maiali e galline. È un’esperienza unica che non avrei mai potuto fare in Italia».

La madre ospitante, che è anche la preside della scuola, ha aiutato molto Diletta a integrarsi. «Ho stretto amicizia con ragazzi della mia età e persino con i bambini della primaria. Qui tutti sono curiosi e vogliono conoscere la mia cultura. È tutto molto emozionante, anche se nuovo e all’inizio un po’ di timore c’era, essendo lontano da casa. Ma poi ha lasciato spazio a questa esperienza davvero stupenda e che consiglierei a tutti».

L’esperienza di Intercultura

La decisione di partecipare a un programma di scambio è nata più di un anno fa. Dopo aver superato le selezioni di Intercultura e compilato una lista di preferenze per le destinazioni, Diletta ha scoperto a febbraio del 2024 che sarebbe partita per la Colombia. «Prima di partire avevo molte paure: temevo di non essere pronta o di non trovarmi bene. Ma questa esperienza si sta rivelando la più importante della mia vita». Ai ragazzi che stanno pensando di intraprendere un percorso simile, Diletta consiglia di buttarsi: «Non abbiate paura, provateci. È un’avventura che vi rimarrà sempre nel cuore».

Un sistema scolastico diverso

La vita in Colombia è molto diversa rispetto a quella italiana. «Qui non esistono le quattro stagioni a causa della vicinanza all’equatore. Fa sempre caldo, con temperature tra i 20 e i 30 gradi, e il tasso di umidità è elevato». Anche il sistema scolastico è diverso: le lezioni si tengono dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 13.30 e i voti vengono assegnati quasi ogni giorno. «Le materie sono simili a quelle italiane, ma qui studiamo anche etica e scienze sociali e politiche». Un’altra grande differenza con l’Italia è il cibo.

«Qui le persone sono aperte, curiose e amichevoli. Riescono sempre a farti sentire a casa»

«I pasti sono sempre vari, ma non mancano mai carne, riso, patate e yuca. Si bevono più bibite e succhi di frutta che acqua». Ciò che però Diletta apprezza di più della Colombia sono le persone. «Sono aperte, curiose e amichevoli. Riescono sempre a farti sentire a casa». Il legame con la famiglia e gli amici in Italia però rimane forte, nonostante la distanza, e sicuramente casa manca, almeno un poco. «Ci sentiamo tutti i giorni, almeno per messaggio, e facciamo videochiamate quando possiamo. Pensavo che mi sarebbe mancata molto di più la mia vita in Italia, ma aver trovato una seconda famiglia qui ha alleviato la nostalgia».

Dentro la cultura colombiana

Durante il suo soggiorno, inoltre, Diletta ha avuto modo di vivere eventi e tradizioni locali che l’hanno affascinata. «A fine ottobre, nella mia scuola, abbiamo organizzato la settimana culturale. È stata un’esperienza incredibile: tutta la scuola è stata divisa in squadre rappresentanti diverse regioni della Colombia, e abbiamo partecipato a sfilate, tornei sportivi, danze tradizionali e preparazione di piatti tipici. Io ho ballato un ballo caraibico, è stato divertentissimo».

Anche il Natale in Colombia ha un sapore diverso. «Qui iniziano a decorare le case e le strade già a novembre. Nei nove giorni precedenti al Natale si organizzano le novene, riunioni familiari con preghiere e cibi tipici come i buñuelos (una specie di piccole frittelle dolci rotonde) e la natilla (un dolce simile alla zuppa inglese preparato con latte, panela, ovvero un ricavato della canna da zucchero, farina e cannella). La vigilia si aspetta la mezzanotte festeggiando e ballando, e il 25 dicembre ci si riunisce di nuovo per il pranzo. È tutto molto caloroso e coinvolgente».

L’importanza della musica

Un elemento centrale della cultura colombiana è la musica. «Ogni regione ha il suo genere musicale, qui nel Meta è tipica la musica llanera. Non c’è festa senza musica, e ballare è imprescindibile. Durante le riunioni familiari o le feste, la musica può durare tutta la notte».

Guardando al futuro, Diletta ha le idee chiare. «A giugno tornerò in Italia per finire il liceo. Durante l’estate dovrò studiare per un esame di verifica delle materie che non ho seguito qui. Mi piacerebbe tornare in Colombia per una visita e, se riusciamo a organizzarci, far venire la mia famiglia colombiana in Italia in futuro, sarebbe davvero bello per me far conoscere a loro la mia terra, la mia famiglia e i miei amici e viceversa». Questa esperienza, per lei, è stata una palestra di vita. «Ho imparato ad adattarmi, a conoscere nuove culture e a mettermi in gioco. È un bagaglio che porterò con me per sempre».

«Consiglio a chiunque ne abbia l’opportunità di provare. Non ve ne pentirete. Ogni giorno qui è un’avventura che mi arricchisce e mi rende una persona migliore», conclude Diletta.

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