Dalla Thailandia a Gazzaniga, 31mila chilometri di scatti e storie

OLMO FATTORINi. Viaggio in 15 Paesi, ora vive in Canada. Una laurea in Fotografia al «Seneca College» di Toronto. Da meccanico di gara, ora fa ritratti nelle scuole.

«Non saprei da dove iniziare a raccontare la mia storia, dato che negli ultimi tredici anni ho viaggiato e lavorato in diverse parti del mondo». Esordisce così Olmo Fattorini, 33enne di Gazzaniga, nel raccontare il suo peregrinare per il mondo. Dal 2018 vive in Canada, a Toronto, dove svolge la professione di fotografo.

«Cresciuto in Valle Seriana, a Gazzaniga – racconta il 33enne –, ho trascorso l’infanzia giocando con i miei coetanei e sognando il mondo là fuori. La famiglia è stata la prima esperienza di comunità. A casa, l’ambiente è stato quello di una famiglia semplice e unita, dove mamma e papà hanno insegnato a me e ai miei tre fratelli il valore della vita attraverso il loro esempio. Nel 2009 ottengo il diploma di operatore meccanico all’istituto “Tarcisio Pacati” di Clusone e poco dopo, all’età di 20 anni, parto per l’Australia spinto dalla curiosità innata verso quel mondo che sognavo da bambino. Sentivo che la Val Seriana mi stava stretta, volevo mettermi alla prova, lavorare e imparare l’inglese. Nella terra dei canguri, incontro giovani viaggiatori del mondo e mi appassiono alla fotografia».

«Lavoro e viaggio “on the road” per un totale di due anni. Riesco a cavarmela nonostante le difficoltà iniziali ed è un successo così che, ispirato dalle parole del grande Tiziano Terzani in “Un indovino mi disse”, parto per il viaggio di rientro verso casa ma…via terra. Prendo un volo per Bangkok e l’obiettivo è di arrivare a casa, o almeno il più vicino possibile, senza prendere aerei. Ben 31.527 km dalla Thailandia a Gazzaniga, “on the road” attraversando 15 Paesi. Dal Sud Est Asiatico, a Cina e Mongolia con trasporti pubblici, mentre il tratto Mosca-Gazzaniga in autostop. Un’esperienza di vita che mi ha fatto meravigliare davanti a paesaggi mozzafiato e mi ha mostrato il bene attraverso le persone incontrate lungo la via, amplificando la fiducia in me e nel prossimo». Una traversata durata sette mesi.

Dopo un breve periodo a casa invece, nel 2015 una proposta di lavoro lo porta a viaggiare in lungo e in largo l’Europa. «Quell’anno ricevo la proposta di lavoro dei miei sogni – prosegue –: lavorare come meccanico nel campionato del mondo di motocross. Un desiderio che avevo da ragazzo, quando correvo in motocross. Colgo l’occasione al balzo e mi arruolo nel team “MXGP Ktm Silver Action”, dove lavoro come meccanico di gara, girando per i circuiti di tutta Europa. Apprendo il mestiere e allo stesso tempo viaggio, ma sento forte il richiamo dell’Asia e di quel mondo povero ma così ricco di umanità. Nel 2017 infatti, insieme a mio fratello Elia parto per il Nepal e, successivamente vado in India, dove ho l’opportunità di visitare quel che rimane dei popoli tibetani che vivono sulla catena himalayana. Compio il giro dell’India in moto e percepisco il forte movimento delle sue città gremite di persone.

Tramite la sua gente vedo un Paese in rapido cambiamento, sotto diversi punti di vista, sia sul lato sociale, ambientale e tecnologico». Olmo matura poi l’idea di partire per il Canada, e successivamente attraversare le Americhe via terra, da nord a sud. «L’idea era di fermarmi lì un anno – spiega il gazzanighese –, risparmiare un po’ e poi viaggiare tra le Americhe. Arrivato a Toronto nell’estate 2018, l’impatto è stato abbastanza scioccante considerando che arrivavo da una realtà come l’India, e dai suoi calorosi incontri. Ho percepito la città nordamericana come molto fredda e distante, silenziosa e pulita. Spazi enormi e grande distacco tra le persone. Trovo subito lavoro come meccanico in un’officina di motociclette di marchi italiani (Piaggio, Ducati, Aprilia, Moto Guzzi), e mi viene facile adattarmi ai calmi ritmi di lavoro canadesi, sentendomi anche più valorizzato rispetto all’Italia. Faccio una vita casa-lavoro, d’altronde questo era il mio obiettivo, ma nel frattempo intuisco buone opportunità per il futuro, e sono catturato dalla forte multiculturalità di Toronto. Coltivo l’idea di fare un cambio repentino ai piani di viaggio, e mi informo su come estendere il mio permesso in Canada. Nel 2019 torno sui banchi di scuola e mi iscrivo alla facoltà di Fotografia al “Seneca College” di Toronto: chi l’avrebbe mai detto, ero sorpreso di me stesso. Dopo due anni di studi (mezzo passato a Bergamo, durante la pandemia, per raccontare fotograficamente la realtà di accoglienza del Patronato San Vincenzo), completo gli studi e dopo poco inizio a lavorare come fotografo nelle scuole. Lavoro per una compagnia che è specializzata in ritratti, foto di gruppo ed eventi per bambini e ragazzi in scuole pubbliche e private di Toronto. La purezza e l’autenticità dei bambini mi riempie di gioia quotidianamente, ma anche la flessibilità nel gestire il mio lavoro è un fattore che influisce positivamente sull’equilibrio vita-lavoro».

Enormi le differenze con l’Italia. «Vi sono molte diversità, a partire dai numeri: spazio e popolazione. Il Canada ha poco più della metà della popolazione italiana su un territorio 33 volte più esteso. Inoltre è un paese con alle spalle solo 150 anni di storia, abitato da immigrati provenienti da tutto il mondo, e di conseguenza non si può parlare di una cultura radicata come abbiamo in Europa. Il 50% degli abitanti di Toronto è nato fuori dal Canada. Questi sono solo alcuni dati che fanno riflettere sulle diversità presenti tra i due Paesi, e che hanno un forte impatto sulla vita sociale, usi e costumi dei suoi abitanti. È chiaro che c’è più distacco e individualismo, e si tende a chiudersi nella comunità del proprio paese d’origine, ma allo stesso tempo c’è anche più rispetto e meno violenza rispetto all’Italia».

«Penso che la parola “sorry” (scusa) – continua Olmo – sia la parola più utilizzata dai canadesi, a tal punto che viene impiegata appena si oltrepassa lo spazio personale di una persona. Mi è capitato, al supermercato, che una persona si scusasse con me solamente per essersi avvicinata e aver guardato lo stesso articolo sullo scaffale. Trovo Toronto una città molto vivibile e tranquilla, con un mix di infrastrutture avanzate e attenzione a natura e spazi verdi. Offre buone opportunità di lavoro, ed è facile spostarsi con mezzi pubblici oppure in bicicletta. Il divertimento in locali privati invece è più costoso rispetto all’Italia, con qualità inferiore per cibo, intrattenimento etc. In generale gli standard qualitativi sono molto più bassi rispetto all’Europa. Quello che apprezzo di più della città in cui vivo è che qui ho trovato un buon equilibrio tra vita e lavoro, e mi sento accettato per chi sono in un Paese molto sicuro. Dopo tutti questi anni di viaggi in giro per il mondo, mi piacerebbe chiudere il cerchio ritornando alle mie origini, e penso di vedermi bene in un futuro a casa mia».

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