
Bergamo senza confini / Valle Cavallina
Domenica 06 Aprile 2025
Dai resort di lusso alla baraccopoli di Nairobi: «Vivo per gli altri»
LA STORIA. Daniele Marchesi, a 23 anni da Albano all’Africa. Gli studi e l’esperienza da chef in Italia e Australia. Poi la svolta: l’impegno in un orfanotrofio in Kenya.

Daniele Marchesi, da Albano Sant’Alessandro a Nairobi: un viaggio tra cucina e solidarietà. La storia di Daniele Marchesi è quella di un giovane bergamasco che ha trasformato la sua passione per la cucina e il viaggio in un percorso straordinario. Nato a Seriate e cresciuto ad Albano Sant’Alessandro, oggi, a 23 anni, Daniele vive a Nairobi, in Kenya, dove ha scelto di dedicarsi ai bambini orfani in una delle realtà più difficili della capitale africana. «Dopo essermi diplomato all’Istituto alberghiero di Nembro nel 2020, in pieno periodo Covid, avevo deciso di tentare l’ammissione all’università di Scienze gastronomiche a Parma. Non sono stato ammesso, e con il senno di poi, è stata una fortuna. Il rifiuto infatti mi ha permesso di intraprendere il percorso che ho sempre sognato: viaggiare».
In cucina nel resort di lusso
Dopo il mancato accesso all’università, Daniele ha sfruttato un contatto professionale conosciuto durante uno stage in Toscana per iniziare il suo percorso nel mondo della ristorazione di lusso. Da lì ha intrapreso un viaggio che lo ha portato in diverse parti del mondo, sempre alla ricerca di nuove esperienze e sfide. «Sono partito da solo a 19 anni per lavorare in un resort di lusso. Quell’esperienza mi ha fatto capire che volevo esplorare il mondo, conoscere nuove culture e allontanarmi dalla mia zona di comfort». Dopo aver lavorato in Toscana e in Umbria, al Castello di Reschio, un esclusivo resort frequentato da celebrità e vip internazionali, Daniele ha deciso di compiere un passo ancora più grande: a 20 anni è volato negli Stati Uniti senza contatti né certezze, ma con la voglia di mettersi alla prova.
Dagli Stati Uniti all’Australia
Dopo tre mesi negli States, un’offerta di lavoro lo ha riportato in Italia, a Courmayeur, in un ristorante stellato Michelin. «Dopo cinque mesi a Courmayeur, sentivo che era il momento di una sfida ancora più grande: l’Australia. Sono partito con l’idea di starci un anno, da solo. L’esperienza è stata durissima, ma incredibile». In Australia, Daniele ha lavorato in un ristorante con due cappelli (l’equivalente delle stelle Michelin), ma è stato nel nord del Paese che ha vissuto una svolta interiore: ha scoperto l’amore per la natura e ha capito che la vita non poteva essere solo lavoro e lusso. «Prima la mia priorità era solo il lavoro. Lì ho capito quanto fosse importante anche vivere. Ho affrontato momenti difficili, tra cui la perdita di mia nonna mentre ero lontano: è stato davvero difficile non poter tornare a casa e affrontare quel dolore lontano dalla famiglia. Essere solo in un momento così brutto mi ha messo a dura prova, ma mi ha anche insegnato tanto. Posso dire che quella prova mi ha cambiato profondamente».

Nei mesi successivi, Daniele ha deciso di esplorare ancora di più l’Australia, avventurandosi nelle zone più remote del Paese. Ha vissuto per settimane in piccoli villaggi, a stretto contatto con comunità locali, imparando metodi di cucina tradizionale e scoprendo un mondo lontano dal lusso dei resort. «L’Australia mi ha insegnato a rallentare e a osservare il mondo con occhi diversi. Non tutto ruota intorno al lavoro e alla carriera. C’è molto di più da scoprire». Dopo l’Australia, Daniele aveva in programma di trasferirsi in Corea del Sud, ma il progetto è sfumato all’ultimo momento. Si è quindi spostato alle Canarie, lavorando ancora nel settore della ristorazione di lusso. Ma nella sua testa c’era già un altro sogno: l’Africa. «Sentivo di dover fare qualcosa che mi segnasse davvero. Così ho deciso di partire per il Kenya, a Nairobi, per vivere in un orfanotrofio e condividere la mia quotidianità con i bambini». Oggi Daniele vive nel cuore di una delle baraccopoli più difficili di Nairobi, all’interno dell’orfanotrofio Fountain of Grace, una struttura indipendente (una realtà gestita da una madre e una figlia locali che si occupano di questi bambini con risorse limitate), con 30 bambini, senza supporto di grandi associazioni e scoperta sul sito worldpacker, una piattaforma e una comunità online che permette di viaggiare scambiando lavoro per ospitalità e fare volontariato in oltre 140 paesi nel mondo.
Mi chiamano “Muzungu”, un termine dispregiativo per indicare il bianco ricco. Ma nonostante tutto, l’amore e la solidarietà tra questi bambini sono incredibili»
A Nairobi, situazione molto dura
«Qui la realtà è dura. Non ci sono docce, solo turche senza scarico, le fognature sono a cielo aperto e cuciniamo per terra. Ho dovuto dimenticare tutte le regole di igiene che conoscevo: qui bisogna sopravvivere». Oltre alle difficoltà della vita quotidiana, Daniele si è trovato ad affrontare anche il razzismo e il pericolo. In una società segnata da profonde divisioni sociali, la sua presenza ha attirato episodi di ostilità. «L’altro giorno hanno lanciato pietre nel centro solo perché sapevano che ero qui. Mi chiamano “Muzungu”, un termine dispregiativo per indicare il bianco ricco. Ma nonostante tutto, l’amore e la solidarietà tra questi bambini sono incredibili». Per aiutare l’orfanotrofio, Daniele ha lanciato una raccolta fondi su GoFundMe, riuscendo a raccogliere quasi 6.000 euro, utilizzati per pagare l’affitto dell’orfanotrofio e le tasse scolastiche per tutti i 30 bambini per un anno, comprare acqua potabile sufficiente per 3 mesi, legna per cucinare per cinque mesi e cibo per quattro mesi. «Voglio lasciare qualcosa di concreto a questi bambini. Non solo aiutarli oggi, ma assicurarmi che abbiano un futuro migliore». Daniele si è anche dedicato alla creazione di attività educative per i bambini, insegnando loro a cucinare piatti semplici e aiutandoli a comprendere il valore del cibo. Questa esperienza, seppur lontana dai ristoranti stellati, gli ha permesso di trasmettere la sua passione ai più piccoli. «Ogni giorno qui è una lezione di vita. I bambini hanno pochissimo, eppure sorridono sempre. Ho capito che la vera ricchezza è negli affetti, nella condivisione e nella capacità di aiutarsi a vicenda». Nonostante i sacrifici e la lontananza, Daniele porta sempre Bergamo nel cuore. «Mi manca sempre. Non tanto la città, quanto la mia famiglia e gli amici. Mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte, e sapere che sono orgogliosi di me è una delle cose più importanti». Ma stabilirsi in Italia non è nei suoi piani.
Per aiutare l’orfanotrofio, Daniele ha lanciato una raccolta fondi su GoFundMe, riuscendo a raccogliere quasi 6.000 euro, utilizzati per pagare l’affitto dell’orfanotrofio e le tasse scolastiche per tutti i 30 bambini per un anno, comprare acqua potabile sufficiente per 3 mesi, legna per cucinare per cinque mesi e cibo per quattro mesi
Una missione di scoperta
Il prossimo passo di Daniele lo porterà alle Maldive o in Tanzania, sempre nel mondo della ristorazione. Ma il suo viaggio non è solo professionale: è una missione personale di scoperta e crescita, che lo ha portato anche a ispirare tanti giovani a credere nei propri sogni. «Ricevo messaggi da ragazzi che vogliono partire, che vogliono provare qualcosa di nuovo. Sapere di poter fare la differenza nella vita di qualcuno è una delle cose più belle che mi siano capitate e mi motiva a continuare su questa strada». «Ma tutte le esperienze che ho vissuto – conclude –, seppur durissime e a volte affrontate con esitazione, sono state possibili grazie ai consigli dei più grandi. Ho un rispetto immenso per chi ha più esperienza di me e, per umiltà, ho sempre ascoltato le loro parole».
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