Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 23 Agosto 2020
Da Villa d’Ogna alla Nuova Zelanda
«Fabbrica addio, voglio viaggiare»
Alessia Colombo ha vissuto in Australia e Perù. «Cinque anni fa, a 21 anni, ho lasciato il lavoro da operaia. Vivo con 10 euro al giorno immersa nella cultura locale».
«La scuola non è mai stato il mio forte così, dopo aver ripetuto il secondo anno di Liceo socio psicopedagogico, a 18 anni, ho deciso di abbandonare la scuola e cercarmi un lavoro». Esordisce così, nel raccontare la sua storia, Alessia Colombo, 26enne di Villa d’Ogna, che dal 2015 ha iniziato a intraprendere viaggi e attualmente si trova in Nuova Zelanda.
«Ho trovato impiego – racconta la giovane – in una fabbrica di elettromeccanica a Ponte Selva, vicino casa: lì ho passato gli ultimi tre anni in Italia prima di iniziare a viaggiare. Questo mi ha permesso di mettere via abbastanza soldi per pensare di fare un viaggio: non pensavo a una semplice vacanza ma progettavo qualcosa di grande, molto più grande. Ho trascorso i primi 21 anni della mia vita a Villa d’Ogna, un piccolo paesino di poco meno di 2000 abitanti disperso tra le montagne della Val Seriana, a poco più di 30 chilometri da Bergamo. Per me non c’è posto migliore al mondo, ma, nonostante questo, a quell’età mi stava molto stretto. Tutto mi stava stretto. Credo che i tre anni di fabbrica abbiano reso tutto molto più intenso. Mi sono resa conto che la vita non poteva essere “tutta lì”. Ci ero entrata a 18 anni e non era mia intenzione uscirci alla pensione. Così ho deciso di prendere in mano la mia vita e farne qualcosa di bello, qualcosa che mi avrebbe cambiata e aperto la mentalità, qualcosa che un giorno mi avrebbe fatto sorridere e commuovere al solo ricordo».
Il 25 gennaio 2015 Alessia prende un volo per l’Australia, dove rimarrà per ben due anni. «Ho passato la maggior parte del tempo a Manjimup – prosegue –, circa 3 ore a Sud di Perth, Western Australia, per lavorare nelle famose “farm” di cui tutti parlano abbastanza male. Per esperienza personale mi sono trovata benissimo. Per i primi due mesi ho raccolto verdure poi ho trovato lavoro in una “Nursery”, un vivaio, fondato da Luigi, toscano, e Lina, nata in Australia, ma con famiglia di origini italiane, entrambi in pensione. Sono diventati come due nonni. È stato un lavoro che mi ha permesso di stare a contatto con la natura e di imparare molto riguardo alle piante, in particolare da frutto. Dopo un anno in farm ho deciso di spostarmi in una casa appena fuori Perth con altri amici e ho iniziato a lavorare nel settore edile. Ci sono un sacco di ragazze che lavorano in quell’ambito: il lavoro consisteva nell’isolamento di tubi e finestre e infine la pulizia finale degli appartamenti una volta terminati».
Ma Alessia Colombo non era approdata nella terra dei canguri solo per lavorare, nei suoi progetti c’era anche altro. «Avvertivo il desiderio di andare e scoprire il mondo – spiega –, sperimentare la vera libertà, essere indipendente e creare ricordi indimenticabili. Verso aprile 2015, dopo i primi mesi in farm, io e alcune amiche abbiamo deciso di fare un “road trip” verso nord. Eravamo quattro ragazze allo sbaraglio, con la mia buona vecchia Saab 93. Abbiamo percorso il deserto dei pinnacoli, per poi arrivare a Shark Bay e Coral Bay sulla costa Ovest fino a Exmouth, poi Cable Bay a Broome, Darwin al nord, Ayr sulla East Coast, Brisbane, Nimbin poi tutta la costa sud. Siamo, infine, ritornate a Manjimup in due delle quattro ragazze partite. Abbiamo completato il giro intorno all’Australia attraversando sei stati, per un totale di circa 15 mila chilometri. E prima di tornare a casa ho deciso di fare una piccola vacanza di un paio di settimane a Bali, all’isola degli Dei; un posto magico».
Nell’agosto del 2017, dopo essere temporaneamente tornata in Italia, conosce Alex, trevigiano, e colui che diventerà un compagno di vita e di viaggi. «Il 7 novembre 2017 – prosegue – eravamo insieme su un volo che ci ha portati in Guatemala. La mia prima esperienza di volontariato, lavorando per vitto e alloggio, per un progetto di agricoltura sostenibile. Siamo stati sul lago Atitlan, un luogo magico e pieno di energie. Villa Sumaya si trova proprio lì, un posto stupendo, con una vista da togliere il fiato; di fronte a te questa caldera enorme, ormai piena di acqua, e 3 vulcani uno di fianco all’altro. Ci siamo fermati qui per circa 2 mesi e poi, siamo partiti, con il nostro zaino in spalla, all’avventura. Abbiamo fatto otto mesi di viaggio, attraversando in totale cinque Paesi via terra, tra cui tre del Centro America e due paesi del Sud America. Abbiamo viaggiato solo ed esclusivamente con mezzi locali, mangiavamo in “ristoranti” locali, e prediligevamo case per alloggiare in modo da conoscere più da vicino le persone di questi posti e contribuire attivamente anche alle loro spese familiari. Quanto abbiamo speso in questi mesi di viaggio? Va premesso che questi posti sono molto poveri e tutto costa relativamente poco per noi europei; per esempio a pranzo solitamente ci davano una zuppa, un secondo piatto con riso, verdure, uova, fagioli e una caraffa di succo per 1 euro, una camera doppia con bagno privato ci costava 5 euro ovvero 2,5 euro a testa e i trasporti locali. Spendevamo una media di 10/15 euro al giorno. Questo per me è il vero viaggio: è quella voglia di vedere, sperimentare, conoscere, imparare, scoprire posti di cui nemmeno conosciamo l’esistenza. Li ricordo come gli otto mesi più belli e intensi della mia vita».
Ora la 26enne e il suo ragazzo si trovano a Nelson, a circa 60 chilometri dal parco nazionale di Abel Tasman, in Nuova Zelanda. «Lavoro in una pizzeria – conclude - e ho ricevuto un “work visa”, ovvero la possibilità di lavorare per loro per un altro anno dato che il mio “working holiday visa” è scaduto a marzo. Dopo tutti questi anni ho sentito la necessità di fermarmi un attimo, di avere una vita un po’ più tranquilla e “normale”. Mi piace Nelson, qui avverto un senso di pace e tranquillità e la Nuova Zelanda ha tanto da dare. L’Italia è la mia casa e mi sono sempre detta che un giorno ci passerò il resto della mia vita ma una cosa è certa, non smetterò mai di viaggiare, scoprire, conoscere e imparare. Voglio ringraziare la mia famiglia, i miei amici e Alex per essermi sempre stati vicini e tutte le persone che ho incontrato sul mio cammino durante questi anni, tutti mi hanno lasciato qualcosa».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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