Da Scanzo a Londra
Digital marketing in rosa

«Non andare dove il sentiero ti può portare. Vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia». All’alba del 2017 questa massima del filosofo americano Ralph Waldo Emerson andava a chiudere, in maniera assai eloquente, il post con cui Federica Pecis – abbracciata ad Andrea, quello che qualche mese dopo sarebbe diventato suo marito – dava l’arrivederci all’Italia per salpare verso Londra.

Il legame con la capitale inglese si è rinsaldato attraverso una proposta di lavoro che la sua dolce metà ha colto al volo e che, contestualmente, per lei si è trasformata nel migliore degli assist per mettere a frutto background, preparazione e quel pizzico di follia che accompagna ogni svolta dal certo verso l’incerto.

Un incerto rimasto tale per un periodo decisamente limitato, perché ci ha pensato proprio la scelta d’amore a fungere da propulsore per il suo spiccato spirito freelance. E con la scintilla che si chiama «marketing» scoccata nel corso dell’iter culminato con la laurea in International Business all’Università degli Studi di Bergamo e poi forgiata attraverso svariate esperienze lavorative (Atalanta e gruppo Volvo, in primis). Una scintilla che ben presto si è trasformata in un dolcissimo fil rouge con finestra verso il futuro, consolidata anche da un master breve di specializzazione in Digital Marketing alla Business School del Sole 24 Ore e da una parentesi in una società Gruppo Ubi Banca. Una tacca nel curriculum durata il tempo per dire «sì», quando Andrea l’ha preceduta nel suo «carpe diem» Oltremanica.

«Avevamo il sogno di trasferirci all’estero – racconta Federica, 33 anni –, Londra era una delle nostre mete preferite. Così ho preso la decisione, tanto difficile quanto un po’ pazza, di seguirlo nella sua avventura. Ho abbandonato un’occupazione sinonimo di sicurezza assoluta per lanciarmi in un’avventura con tanti punti interrogativi per realizzare un grande desiderio». Un volo senza paracadute? In un certo senso, ma una palestra ineguagliabile capace di temprare una ragazza indomita dalle idee cristalline e perfettamente consapevole di prendersi quella dose di rischio che rende ogni impresa ancor più inebriante. Per andare sempre oltre, annichilendo le inevitabili difficoltà al momento del semaforo verde: «Non sapevo come muovermi con un’attività mia, in una città nuova, una lingua che conoscevo ma non avevo mai messo in pratica quotidianamente, nessuna conoscenza e tante difficoltà di ambientazione iniziale in un periodo storico per il Regno Unito molto difficile visto che la Brexit era stata votata da poco. Così, dopo una fase in cui ho arrancato per arrivare a fine mese affiancando alla mia attività da freelance alcuni lavoretti sporadici in un bar, ho deciso di tornare a lavorare come dipendente. L’ho fatto in un’agenzia di digital marketing a Shoreditch e proprio qui ho conosciuto Federica Attanasio».

L’una bergamasca di Scanzorosciate e l’altra napoletana: empatia immediata, coesione e ferma convinzione di poter camminare con le proprie gambe nell’imprenditoria. Anche all’ombra del Big Ben. Per farlo però serviva un’idea alternativa, per fare la differenza in un mercato che non perdona, in una città che difficilmente concede la prova d’appello e in un ramo in cui essere controcorrente è la componente necessaria per emergere. Detto e fatto, a tinte esclusivamente rosa per un progetto – la cui prima pietra è stata posta nel gennaio dello scorso anno – cucito su misura per le donne e che, nel nome, porta le iniziali delle fondatrici: «Sono sempre stata molto sensibile al tema delle donne nel mondo del lavoro, avendo operato per lungo tempo in settori prettamente maschili. So bene come a un certo punto della propria carriera una donna sia quasi costretta a scegliere se continuare o “accontentarsi” di un ruolo intermedio per poter portare avanti una famiglia. Trasferendomi a Londra, mi sono accorta di come la sensibilità su questo tema sia ancora più forte e di come ci sia una grandissima quantità di donne imprenditrici che si sostengono a vicenda nel portare avanti le proprie idee di business. Così ho capito quale doveva essere la mission di We Are F: diventare un’agenzia di digital marketing dedicata al mondo femminile».

Più che un’agenzia sarebbe più opportuno definirla una «boutique» vista la precisa volontà di garantire un servizio su misura per tradurre operativamente un quid per uscire dal coro. Dal design allo sviluppo di siti web, dalla creazione e gestione di sofisticate strategie di social media e pubblicità digitale ponendo particolarmente l’accento su social media marketing, digital advertising, video produzione e sviluppo di brand identity: «Il gender gap – afferma – può essere superato nel momento in cui la parità tra uomo e donna diventa la normalità: non deve più essere strano che una donna decida di diventare imprenditrice o che una donna possa diventare presidente. Quando queste cose accadono, suscitano un grande scalpore. Auspico un mondo dove tutto ciò possa essere la consuetudine. Spero, con la mia piccola realtà, di poter contribuire a essere un minimo tassello nell’enorme puzzle verso il cambiamento». Quel «cambiamento» che per lei, passo dopo passo, tra passato, presente e futuro, si può definire alla stregua di un’autentica «forma mentis». Indispensabile per la virata nella Terra d’Albione, sospinta dall’amore nelle sue declinazioni più pure. Per il suo Andrea, per il marketing e per quell’irrefrenabile voglia di aprire un nuovo sentiero. Che con i compagni di viaggio ideali cambia decisamente la vita.

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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