Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 01 Maggio 2022
Da Albano a Londra, a 32 anni economista per l’Antitrust inglese
La storia Francesca Botti lavora all’Autorità per la concorrenza da almeno cinque anni: il diploma al liceo Capitanio. Laurea in Bocconi e master alla University of East Anglia.
«La mia passione per l’economia è nata al liceo ed è legata al fatto che ti dà gli strumenti per interpretare e analizzare la realtà circostante. Nello specifico, la passione per il mio lavoro è nata durante la laurea specialistica, in cui ho approfondito tematiche sul diritto e le politiche della concorrenza, quello che spesso si sente chiamare col nome di antitrust». Francesca Botti, 32 anni, racconta così la nascita della passione per quella materia che l’avrebbe condotta da Albano Sant’Alessandro, suo paese d’origine, prima a Roma e poi dal settembre del 2016 a Londra, dove ancora oggi vive e lavora per l’Autorità della concorrenza inglese (Antitrust).
La laurea a Bergamo
«Ho frequentato il liceo linguistico giuridico-economico presso il liceo Capitanio, a Bergamo, ora integrato in Licei dell’Opera Sant’Alessandro, dove mi sono diplomata nel 2008. Poi ho conseguito, prima la laurea triennale in Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, nel 2011, e poi, la laurea specialistica, sempre in Economia (Economics and Social Sciences; il nome del corso di laurea è in inglese perché la laurea specialistica era in inglese) all’Università Bocconi di Milano, nel 2014. A settembre mi sono rimessa sui libri e ho iniziato un Post graduate certificate (equivalente di un Master in Italia) all’University of East Anglia in Competition economics a Norwich».
All’estero già al liceo
Già durante gli studi Francesca ha iniziato ad affacciarsi anche sul mondo del lavoro, soprattutto fuori dall’Italia, formandosi così con una bagaglio di esperienze complementari al percorso formativo in aula. «La mia prima esperienza lavorativa all’estero risale al periodo del liceo. Nell’estate tra la quarta e la quinta superiore, appena compiuti 18 anni, feci uno stage organizzato dalla scuola presso l’aeroporto internazionale di Francoforte come Hostess di terra (assistenza e accompagnamento passeggeri disabili, minori non accompagnati e anziani). Partii con una mia compagna di classe e amica. Questa esperienza è stata molto formativa, non solo perché ho approfondito e migliorato il tedesco e l’inglese, ma anche perché è stata la prima volta in cui abbiamo vissuto da sole lontane da casa».
Lo stage in Commissione europea
Le successive esperienze lavorative sono arrivate poi durante la laurea specialistica. «A Bruxelles, tra gennaio 2014 e marzo 2014, ho fatto uno stage presso la Commissione europea nella direzione generale della concorrenza (antitrust). Lì mi occupavo di cartelli (intese restrittive della concorrenza tipicamente atte a generare un danno al consumatore finale in termini di prezzi più alti, qualità inferiore o minore scelta). Questa è stata la mia prima esperienza come competition economist. Sebbene fossi partita da sola, mi sono trovata molto bene: in Commissione ho incontrato tanti altri stagisti provenienti da tutta Europa. Sono ancora in contatto con alcuni di loro e ci si vede tra Londra e Bruxelles ogni tanto».
All’Ambasciata italiana a Berlino
«Successivamente, tra settembre 2014 e novembre 2014, ho lavorato all’Ambasciata italiana a Berlino – ricorda –. Qui mi occupavo del monitoraggio e analisi dei dati macroeconomici, della politica finanziaria, energetica e ambientale della Germania. Ero partita con altri due compagni di università che hanno condiviso con me questa esperienza. Una volta laureata (specialistica), ho lavorato per qualche mese alla Tenaris Dalmine presso l’ufficio personale». Poi, Roma (settembre 2015), per lavorare in uno studio di consulenza economica, specializzato in antitrust, «dove ho lavorato come economista specializzata in concorrenza. E dopo un anno a Roma, sono partita per Londra, assunta come economista specializzata in concorrenza presso l’Autorità della concorrenza inglese (Antitrust)».
Il lavoro all’Antitrust inglese
«Qui mi occupo dell’analisi economica di cartelli (intese), abusi di posizione dominante e concentrazioni» spiega Francesca Botti. Francesca è quindi ora a Londra da 5 anni e, nonostante le difficoltà iniziali, oggi si è integrata nella vita frenetica della capitale inglese. «Ero partita da sola, e al momento vivo da sola, ma sono stata molto fortunata perché ho avuto modo di conoscere ottimi colleghi e co-inquiline con cui ho fatto amicizia. Nonostante io abbia vissuto in altre grandi città, ci ho messo quasi un anno ad abituarmi e adattarmi a Londra, che è una città molto grande e affollata in cui muoversi da una parte all’altra può richiedere parecchio tempo. Mi piace molto la vivacità di Londra, ci sono tantissime cose da fare non ci si può annoiare, anche se mi mancano l’Italia, il suo clima e il nostro cibo ovviamente».
La tranquillità di Bergamo
«Di Bergamo mi manca la tranquillità, passeggiare in Città Alta. Mi mancano le montagne e mi manca soprattutto la mia famiglia» spiega. Mancanze che si sono sentite ancora di più durante gli ultimi due anni, causa pandemia. «Prima del Covid-19 tornavo regolarmente a casa anche solo per il weekend. Ogni due mesi o anche una volta al mese prendevo un aereo
settimane io e mia sorella chiamavamo varie volte al giorno i miei genitori per capire come stavano e come andavano le cose. L’estate scorsa siamo riuscite a tornare e goderci la famiglia e poi è arrivato l’inverno. Lo scorso inverno è stato complicato, lunghissimo. L’idea di non poter viaggiare e di non sapere quando avrei potuto rivedere i miei famigliari è stata difficile. Io sono stata una delle poche fortunate che è riuscita a tornare per Natale, poco prima che bloccassero tutti gli aerei dal Regno Unito».
E il futuro? «Nel breve periodo penso di restare qui, il mio lavoro mi piace molto e ha ancora cose da imparare. Nel lungo periodo, quando andrò in pensione, tornerò sicuramente a Bergamo. Quello che succederà nel mezzo non ne ho idea, non escludo la possibilità di trasferirmi in un altro Paese ancora, dipende dove mi porterà il mio lavoro».
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