Chiara, a Sidney realizza
borse di lusso

Da Ghiaie di Bonate Sopra all’Australia A 25 anni con una collezionista ed esperta di moda ha lanciato il brand «Donna Forbes» in tutto il mondo. Si firma «Product manager» ma in ufficio la chiamano «Jack of all trades»: una specie di «tutto fare» nell’accezione più bergamasca possibile del termine. Chiara Lodovici è sbarcata tre anni fa in Australia, precisamente a Maroubra, appena fuori Sydney, senza sapere nulla di quel continente che si vociferava pieno di serpenti e controlli ai raggi X. In realtà, fin da subito, ad accoglierla è stato un popolo molto solare, qualche scarafaggio certo, ma tantissime esperienze che hanno raddrizzato il suo inglese con accento bergamasco alla svelta.

«Ho lasciato casa e il mio amato paesello, Ghiaie di Bonate Sopra, perché non sapevo bene cosa fare da grande, ma avevo una certezza: volevo parlare bene l’inglese - esordisce Chiara -. Così dopo il diploma in Ragioneria all’istituto Maironi di Presezzo e la laurea in Design del prodotto industriale al Politecnico di Milano ho deciso di prendermi il famoso “anno sabbatico” per imparare la lingua all’estero e tornare carica per la magistrale. Da quel momento sono passati tre anni ed è qui che ho scelto di costruire, giorno dopo giorno, il mio mondo». Per i primi tempi Chiara ha vestito i panni di barista, lavapiatti e cameriera; ha lavorato in una famosa bakery di Sydney, in uno Yatch Club privato e in un baretto Ape-car davanti all’Opera House Sempre con e per australiani, in modo da integrarsi in fretta nel tessuto sociale del posto.

«A me interessava unicamente migliorare l’inglese e riuscire a calarmi in una realtà tanto diversa da quella che ero abituata a vivere in una piccola frazione di provincia, con i miei genitori, le mie sorelle e gli amici di una vita - sottolinea la venticinquenne bergamasca -. Un lavoro “da ufficio” lo avrei cercato in un secondo momento: stavo comunque imparando una cosa nuova ogni giorno e, nonostante le normali difficoltà, qualche soddisfazione riuscivo già a togliermela».

Dopo il primo anno di «adattamento» Chiara mette in campo i suoi studi e la sua esperienza lavorando per un’azienda giovane che vende monopattini elettrici e hoverboard. «Per otto mesi mi sono occupata di ordini, import, social network, progettazione Ho anche visitato alcuni fornitori in Cina e mi sono rimboccata le maniche collaborando alla realizzazione del primo store fisico, con colori e pennello alla mano - racconta Chiara -. Ho sempre faticato a vedermi in un unico ruolo, a specializzarmi in una cosa soltanto per poter essere apprezzata: l’Australia e quel primo lavoro “vero” mi hanno aiutato a non dovermi focalizzare per forza, ma a poter dare una mano in diversi ambiti contemporaneamente, come ho sempre amato fare, senza sentirmi sbagliata».

La svolta arriva lo scorso anno, quando Chiara entra in contatto con Donna, una collezionista di pezzi vintage ed esperta di moda di lusso, con molte idee per il suo brand fashion “Donna Forbes” ma alla ricerca di qualcuno capace di raccoglierle e concretizzarle. «Donna si è fidata della ragazza di 24 anni dall’accento strambo che aveva di fronte al colloquio e la cosa mi ha davvero stupita e riempita di orgoglio - dice emozionata Chiara -. Questa fiducia incondizionata mi ha dato ancor più carica per cominciare qualcosa di nuovo, che sentissi mio e che potesse conciliare il mio essere molte cose in contemporanea». E da quell’incontro tra creative è nato davvero qualcosa di eccezionale.

«Dopo un anno decisamente insolito, tra imprevisti legati alla pandemia e le normali difficoltà legate alla nascita di un nuovo business, siamo riuscite a lanciare sul mercato internazionale la nostra prima collezione di borse di lusso, perfette per i grandi eventi e per distinguersi con un tocco decisamente fuori dall’ordinario - spiega la bergamasca -. Grazie a speciali tessuti intrecciati di led, le nostre borse in pelle italiana si illuminano veramente, evidenziando un motivo decorativo ispirato alle luminarie del Salento che tanto mi hanno colpito in uno dei viaggi con la mia famiglia. Mentre disegnavo il modello di questa prima collezione pensavo proprio a casa, all’Italia, agli affetti... E sono fiera di averli portati con me in questa prima grande prova oltreoceano».

Ora Chiara è già al lavoro per la collezione beachwear e continua a occuparsi trasversalmente di tutti i processi: dalla direzione creativa con Donna al design, dalla produzione all’import e a tutte quelle piccole grandi mansioni che rendono un business operativo e funzionante. «Quel che mi tiene lontano da casa è proprio la gioia del sentirmi utile e capace, lavorativamente parlando, dando una mano qui e lì - specifica Chiara -. Adoro sia la parte creativa che quella di business e poterle seguire entrambe è un regalo immenso che la filosofia di questo continente mi sta facendo: la realtà qui è fatta di molti piccoli business, spesso con meno di dieci persone nello staff apprezzate proprio per il loro essere poliedriche. E funziona, contrariamente che in Italia o in Europa, perché i piccoli non soffrono troppo la concorrenza delle multinazionali.

La geografia e la mentalità sicuramente aiutano». «Mi manca la mia famiglia, le sagre che qui non esistono e che lì spero possano riprendere al più presto; mi manca la polenta, la tombola, la buona musica dal vivo, gli amici d’infanzia e tutte quelle cose belle dell’estate bergamasca che ho sempre sottovalutato o dato per scontate - racconta -. Sarei dovuta tornare al mio paesello proprio per la festa patronale di settembre, ma il Covid si è messo di mezzo e pare non mi lasci partire per un anno ancora. Ed è dura, molto dura, anche se qui per fortuna ho un compagno speciale, Alexander, nativo australiano ma già appassionato di dialetto bergamasco e di carte, e mio cugino Nicola, che vive stabilmente in Australia con la moglie». Tra i tanti regali che questi ultimi anni hanno fatto a Chiara, c’è l’aver imparato a non pianificare mai a lungo termine, ma a dare il meglio nelle diverse situazioni. «E funziona, funziona veramente! Perché aiuta a trasformare ogni giorno nella prova più bella della tua vita».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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