«A Sydney è nata Faber Homes, per lavori edilizi made in Bergamo»

FABIO BERTOCCHI. Partito con tanti sogni (e pochi soldi), alla soglia dei 40 anni è fiero della sua attività. «Ci vuole tanta umiltà e voglia di fare, mai arrendersi».

«La passione per ciò che faccio è stata coltivata durante tutto il percorso della mia vita tra alti, bassi e fallimenti. Sono una persona pratica, amo stare all’aperto, fare attività fisica e mi annoio molto facilmente. Mi viene bene fare quello che faccio, non mi pesa e mi diverto». Forse è questo, assieme a tanta tenacia e voglia di fare, il segreto che ha permesso a Fabio Bertocchi oggi, originario di Alzano Lombardo, quarant’anni da compiere a novembre, di avere una propria attività di ristrutturazioni ben avviata, la Faber Homes Pty Ltd, a Sydney, in Australia, dove vive e lavora da ormai 8 anni.

La partenza per l’Australia

«Sono partito il 28 marzo del 2015 – racconta Fabio – con una valigia piena di speranze, di fallimenti e di delusioni. Non è stata comunque una scelta facile, mi stavo lasciando alle spalle un’intera vita. Avevo voglia solo di dimostrare a me stesso che ero la persona giusta ma semplicemente nel posto sbagliato. Sono partito senza contatti, ho giusto raccolto qualche informazione, e un biglietto di sola andata perché sapevo che non sarei più tornato e così è stato. Mi ero appoggiato a una agenzia che organizzava corsi di studio d’inglese tra Italia e Australia e quello diciamo che è stato il mio unico punto di riferimento. Il corso prevedeva sei settimane in college con alloggio: questo era il mio “kick start”».

Fabio inizia anche a lavorare. «Dopo tre settimane ho lasciato il college e ho iniziato a lavorare nelle costruzioni e guadagnavo già più soldi che in Italia. Non avevo tanto tempo da perdere vista la mia situazione finanziaria, che in Italia era sempre stata la stessa, lavorare tanto, guadagnare poco, e pagare più tasse di quello che incassi e di quello che ti tieni in tasca. Ho speso i primi 3-4 anni in Australia a lavorare sodo per estinguere i debiti in Italia, avevo anche un piccolo mutuo da estinguere. Ho studiato molto l’inglese per potere rimanere e ho studiato per prendere i certificati australiani, per garantirmi una qualifica professionale. Tanti soldi ma bene investiti. Il mio percorso in Australia non è stato quello dell’anno sabbatico. Viaggiare, divertirsi o perdere tempo, perché non ne avevo e sapevo cosa volevo».

Dopo il lavoro, il permesso definitivo

Nel 2019, poi, dopo avere lavorato per una compagnia australiana di costruzioni, Fabio ha ottenuto il Permanent Resident (il permesso di soggiorno permanente per restare in Australia). «È stata la fine di tutte le ansie di instabilità perché è il traguardo della vittoria, ottenuto solo in 4 anni, ma di sacrifici, duro lavoro, e in cui non ho mai abbassato la guardia, non ho mai smesso di crederci. Era giugno del 2019 e qualche mese dopo mi sono messo in proprio e ho aperto la mia compagnia “Faber Homes Pty Ltd” con l’orgoglio e la voglia di dimostrare a me stesso che “sì adesso spacchiamo tutto”».

Certo, all’inizio in Australia, da solo, non è stato semplice, ma Fabio si è adattato in fretta. «Mi sono dovuto adattare fin dal primo giorno alle abitudini di vita e lavorative australiane, senza però dimenticare le mie radici, le mie qualità, i miei difetti (tanti): dopo avere messo tutto questo insieme e shakerato, il prodotto finale è proprio Faber Homes, un mix tra il più bello dell’Italia e dell’Australia al servizio dei miei clienti presenti e futuri. Non ho fatto fatica ad adattarmi, è un’altra delle mie qualità. A oggi Faber Homes è una solida realtà a Sydney nell’ambito della ristrutturazioni, simbolo di affidabilità e qualità. Il mio svantaggio è che mi sto facendo dal nulla rispetto ai miei concorrenti locali, ma la cosa mi dà motivazione e la voglia di dare sempre il massimo».

A Sidney la vita che ha sempre desiderato

«Ho una vita serena e di qualità, ho tempo da spendere per me stesso e per i miei sogni: sono stato in Thailandia, Sri Lanka, Indonesia e torno spesso in Italia, considerando che mi ritaglio adesso tre mesi all’anno per viaggiare, che non è male. In Australia c’è tanta sicurezza e civiltà, puoi lasciare cellulare e portafoglio al tavolo e andare in bagno e al ritorno sono ancora lì. La casa non serve chiuderla, non rubano. La gente è educata. Si sta bene, quello che si guadagna in Italia in un mese lo guadagni in una settimana, o un giorno, dipende dai lavori ma si fa una vita decente anche facendo il lavapiatti ad esempio. Ed è un nazione multietnica, dove tutti rispettano tutti e si vive bene sotto lo stesso tetto, salvo sporadici eventi».

«Alla data odierna – continua – sono 4 anni che ho il mio business, stiamo facendo bene, abbiamo fatto tantissimo ma è ancora tutto da fare in realtà, il bello deve ancora venire. Riguardo i miei piani per il futuro guardo mese per mese, cambio strategie, investo una buona parte dei ricavi in marketing per garantire un buon cash flow in futuro. Semina ora e raccogli domani. È dura ed è faticoso, ma è quello che voglio fare quindi sono felice. E stiamo espandendo i confini nella “vicina” Indonesia, ma questo è l’inizio di un altra storia che verrà». E il futuro? «Per ora sono qui e si va avanti, c’è appunto questo progetto in Indonesia che sarà il mio prossimo futuro e poi boh, chi lo sa. Lascio le porte sempre aperte ai cambiamenti, se di pregio. C’è tutto ancora da fare, sono giovane e pieno di idee. Sono figlio del mondo, quindi potrei finire ovunque e la cosa mi affascina ed eccita, non mi spaventa, ma non credo di tornare in Italia e in modo stabile. Non c’è più niente di stabile, tutto corre a una velocità infinita. Nel mio lavoro ad esempio per ora, e con i tempi che corrono, i business plans vanno rivisti di 6 mesi in 6 mesi. Quindi il futuro è sempre molto più vicino di quanto pensiamo, tutto può cambiare, finire, iniziare in un istante. Siamo noi a decidere cosa fare».

«Non lasciate che la paura abbia la meglio sui sogni»

«Vorrei dare un messaggio ai giovani e non: non lasciate che gli eventi prendano il sopravvento sui vostri sogni. Non lasciate che le paure degli altri diventino le vostre, e non lasciate che siano gli altri a dirvi quello che potete o non potete fare. Ascoltate voi stessi, siate umili, ponete le giuste domande alle persone giuste e avrete in cambio le giuste riposte. Non abbiate paura di fallire. Il fallimento è un’arma potente se impugnata nel modo giusto, dietro a un fallimento c’è sempre una vittoria o una sconfitta, dipende dove guardate.

Non fatevi scoraggiare da nessuno, andate avanti. Prendete spunto da chi e più bravo di voi, senza vergogna, perché c’è solo da imparare. Un’ultima cosa per fare tutto ciò bisogna prendere e chiudere il proprio ego nel cassetto». In fondo anche Michael Jordan, che di vittorie se ne intende, ha detto: «Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto».

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