A New York
progetto
la start-up
e sogno l’Europa

«Sto vivendo la vita che sognavo da bambina». Inizia così a raccontare la sua esperienza Alice Fiammenghi, 24enne cresciuta sulle rive del lago d’Iseo, a Castro, che da giugno 2019 vive a New York. «Sono una persona estremamente curiosa – racconta -, ho sempre voglia di imparare e scoprire nuove cose, avere nuovi stimoli, mi annoio facilmente e per questo non sto mai ferma. Ho sempre amato le lingue straniere e sin dai tempi delle scuole superiori ho studiato inglese, francese e tedesco. Dopo la maturità, a 19 anni, mi sono trasferita a Bergamo per frequentare il corso di Direzione d’ Azienda, presso il dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Bergamo, dove ho condiviso casa con altre studentesse fuorisede. Al secondo anno di Università ho capito che era il mio momento, dovevo e volevo uscire dalla zona di comfort che si ha a casa, e così decisi di partire per un periodo di studio all’estero grazie al programma Erasmus+, creato e finanziato dall’Unione Europea. Così sono volata in Spagna, dove ho avuto l’opportunità di imparare una nuova lingua da zero e conoscere studenti provenienti da tutto il mondo. Mi sono innamorata di questo paese».

«Questa esperienza – prosegue - mi ha permesso di capire quanto siano diverse l’Italia e la Spagna nonostante molte volte, essendo entrambi Paesi sud europei, vengano visti come simili. Mentre il clima e il cibo possono essere considerati quasi uguali, la maniera di affrontare la vita quotidiana è completamente diversa. Inoltre, la Spagna è un paese più collettivista mentre l’Italia è molto più individualista, con tutti i pro e i contro che ne possono derivare. Quello in Spagna fu il periodo dove conobbi me stessa più di sempre e misi sempre più interesse nel mio percorso di studio, al punto che finita la laurea triennale decisi di iscrivermi al corso di Laurea Magistrale in International Management, Entrepreneurship and Finance, insegnata in inglese, sempre all’ Università degli studi di Bergamo. Il primo anno è stato veramente tosto: ero combattuta dalla malinconia che l’esperienza in Spagna mi aveva lasciato dentro e dal poco tempo che avevo a disposizione tra studio, lavori di gruppo e volontariato.

Così decisi di candidarmi al Global Business Program per il secondo anno, un programma organizzato e finanziato con borse di studio dall’Università di Bergamo, dall’Università Austriaca JKU di Linz e dalla Higher School of Economics in Russia, che prevede 10 studenti selezionati dall’Università di Bergamo, 10 studenti dall’ Università Austriaca e 10 da quella Russa e si uniscono per un intero anno. L’obiettivo è formare una classe internazionale e studiare Global Business tutti insieme prima in Russia, poi in Austria e infine in Italia. Così a ottobre 2018 i miei compagni ed io siamo partiti alla volta della fredda Russia. Un’esperienza davvero incredibile. Quando ancora non avevo finito questa straordinaria avventura decisi di organizzarmi per concludere i miei studi con un lavoro negli Stati Uniti d’America, a New York City. Perché? Così a freddo direi: quale migliore città per imparare a fare business se non la capitale del mondo? Tutto quello che viene deciso in questa città ogni mattina influenza l’economia di tutto il mondo, ed io sono qui per imparare da loro ed applicare quello che ho studiato».

Un sogno che si avvera per la giovane castrense. «Dopo le mille ore spese all’ Ambasciata e al Consolato per l’ottenimento del visto di lavoro americano e della borsa di studio – racconta - ora sto finalmente vivendo a New York. Lavoro da giugno in un’azienda multinazionale dove mi occupo di online sales ed e-commerce nel centro di Manhattan, uno dei 5 distretti di New York City. Vivo invece a Brooklyn, un altro dei 5 distretti della città, ed ogni giorno mi sposto con la metropolitana. La sensazione che si prova a lavorare in uno dei grattacieli del centro del mondo è indescrivibile. Trasmette molta energia e la sensazione che tutto quello che si può sognare si possa realizzare, se ci si impegna duramente. Ovviamente ci sono anche i lati negativi: all’inizio non è stato per niente facile. E’ un ambiente con il quale bisogna imparare a convivere, bisogna essere forti e determinati per non lasciarsi sopraffare dallo stress e dalla frenesia. Bisogna trovare una pace interiore nella quale buttarsi quando fuori tutto sembra più grande di te, dai grattacieli alle responsabilità e ai pericoli, che non sono limitati al distretto del Bronx. L’impatto con la città è forte, ma l’ avere un accento straniero come il mio, qui, è simbolo di coraggio e intraprendenza e viene apprezzato, ed è una delle cose che più amo di questo paese, forse anche perché è completamente opposto all’idea che si ha nel nostro paese di chi parla con un accento diverso dal nostro. Camminando per la strada si possono incontrare persone, cibi e culture provenienti veramente da ogni angolo del mondo. New York è come una cipolla: fa paura all’inizio e ti fa sentire piccolo piccolo di fronte ai grattacieli più grandi del mondo, ma se poi si è capaci di togliere i primi strati, quello che c’è dentro è tutta un’altra cosa. Io sono stata fortunata, ho trovato colleghi che sono amici e su cui posso sempre contare, un’ azienda che è come una grande famiglia e le mie coinquiline canadesi che sono come sorelle».

Nel futuro di Alice Fiammenghi ci sono molti progetti. «Futuro? Sto lavorando ad un progetto per fondare la mia start up, una volta tornata in Europa e sto pensando di vivere finalmente col mio fidanzato, di Barcellona. Magari in Spagna, magari in Italia, non so, ma per ora mi limito a vivere quello che la vita mi sta regalando. Sono tanto grata alla mia vita e alla mia famiglia che mi ha sempre appoggiato in qualsiasi scelta io abbia fatto, nonostante nell’ultimo anno li abbia potuti vedere solo a Natale e qualche settimana in primavera. Non è facile vivere lontano da loro e da casa, ma siamo fortunati ad avere ogni possibile canale di comunicazione a disposizione nonostante le 6 ore di fuso orario e a un Oceano di distanza».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA