Bergamo senza confini / Hinterland
Domenica 06 Novembre 2022
«A Cambridge per amore e per la Brexit: qui sono felice»
La storia. Raccontaci anche tu la tua storia di bergamasco all’estero. «Uno di quei treni che passano una sola volta nella vita»: così per amore, Claudia Stroppa, 35enne di Azzano San Paolo, nel dicembre 2021 è volata a Cambridge, per raggiungere il marito Mirko, ingegnere elettronico (anche lui bergamasco), trasferitosi per lavoro in Gran Bretagna dal 2018 dopo aver ricevuto una super proposta. Nel frattempo la famiglia si è allargata, con l’arrivo del piccolo Tommaso nel luglio 2022. Raccontaci anche tu la tua storia di bergamasco all’estero.
«Io e mio marito – racconta -, dopo la laurea, abbiamo comprato casa e siamo andati a convivere nel 2013. Nel 2018 ha finalmente (ride,ndr) deciso di chiedermi di sposarlo, e così il 10 giugno dello stesso siamo convolati a nozze. Una settimana prima del matrimonio, Mirko riceve un’offerta di lavoro da un’azienda con sede a Cambridge, e tre giorni prima del matrimonio vola in giornata per fare l’ultimo colloquio. Durante il viaggio di nozze arriva la proposta, un’ottima offerta, da non lasciare andare. Così dopo avervi riflettuto decide di accettare e nel settembre 2018 si trasferisce. Mirko aveva un contratto iniziale di due anni, e io non me la sono sentita di partire subito con lui. Due anni dopo, Mirko viene confermato con un contratto indeterminato e continua a fare il pendolare durante i fine settimana per vedermi e stare insieme. Arriva poi il Covid, che ci ha tenuti lontani ben cinque mesi e nel frattempo il Regno Unito si prestava a uscire dall’Europa con la Brexit. Dovevo decidere cosa fare, perché post Brexit sarebbe stato tutto molto più complicato, e vedere mio marito così poco non mi bastava più».
«Prendo coraggio, mi licenzio, e a dicembre 2021, tra pandemia e la Brexit che incombeva, parto anch’io per Cambridge» racconta la bergamasca. L’arrivo in Gran Bretagna in uno dei momenti più delicati, con una forte ondata di Covid in corso e un lockdown durato qualche mese. «Mirko lavorava da casa – prosegue –, e io studiavo inglese perché il mio intento era quello di prendere la certificazione e iscrivermi all’Ordine dei farmacisti inglese. Un giorno però noto un’offerta di lavoro per la quale richiedevano oltre all’inglese, anche l’italiano e una laurea in ambito scientifico. Così decido di candidarmi e, fatto il colloquio, a maggio ho iniziato la mia nuova avventura lavorativa. Lavoro per Ppd, Part of Thermo Fisher Scientific, come medical information specialist: mi interfaccio con i clienti (sia la comunità medica che il pubblico) per fornire dati concisi, accurati, in modo tempestivo e assicurandomi che i clienti dispongano di informazioni essenziali e chiaramente comprensibili per un uso sicuro ed efficace dei prodotti dell’azienda. Inoltre, identifico le informazioni sugli eventi avversi e i reclami sulla qualità dei prodotti. Ho un contratto flessibile, che mi permette di lavorare da casa».
«Qui si premiano davvero il merito e i giovani»
«A luglio 2022, ci siamo poi “allargati”: all’ospedale di Cambridge è nato nostro figlio – racconta Claudia Stroppa –. Pur essendo nato qui, lui è italiano e abbiamo fatto richiesta del passaporto italiano in quanto noi genitori abbiamo il “pre-settlements status”, e non il “settle status” perché siamo qui da meno di cinque anni, e di conseguenza lui può acquisire anche la cittadinanza inglese (dopo che uno dei genitori avrà raggiunto cinque anni di permanenza nello stato si può richiedere). Al momento non prevediamo il ritorno in Italia: mi piace vivere qui, abbiamo preso il giusto ritmo e siamo lavorativamente appagati. Non nego però la voglia di tornare un giorno».
Diverse le differenze con lo stato italiano. «Quello che mi ha stupita più di tutto – sottolinea la 35enne – è la meritocrazia e il credere nei giovani e nelle persone che esiste qui. Mi spiego meglio: io non avevo nessuna esperienza pregressa in azienda, tantomeno come medical information specialist. La società però mi ha dato la possibilità di iniziare e imparare qualcosa di nuovo, pagandomi però il giusto per il titolo di studi che ho. Lo stesso è successo a mio marito (prima di trasferirsi qui faceva il ricercatore all’università), il quale ha già fatto molta carriera da quando è arrivato a Cambridge e ha raggiunto livelli che in Italia si raggiungono dopo 20-30 anni lavorativi. Qui credono nelle persone, danno la possibilità di iniziare e se sei bravo e hai le capacità ovviamente, fai carriera, venendo pagato il giusto (non come in Italia). Quando dico quanto prende di stipendio base un farmacista italiano, la gente qui rimane sorpresa e stenta a crederci. Ci sono però anche dei “contro”: in generale è un Paese meno assistenzialista e la qualità dei servizi erogati a livello sanitario è nettamente inferiore rispetto a quello italiano (all’estero si apprezza molto di più il nostro sistema sanitario). Privatamente visite ed esami sono molto più costose qui nel Regno Unito. Gli asili nido sono molto cari e hanno liste d’attese lunghissime (Tommaso è iscritto da quando ancora non era nato). Anche il sistema pensionistico è molto diverso e ciascun lavoratore deve versare parte del proprio stipendio in un fondo pensione. Non esistono il Tfr, né tredicesima o quattordicesima, ma solo bonus aziendali erogati in base al rendimento del dipendente».
Tasto dolente: il meteo. «A parte quest’estate che è stata molto calda anche qui – spiega Claudia Stroppa –, il clima inglese è sicuramente più fresco e uggioso rispetto a quello italiano. A Cambridge in particolare c’è sempre molto vento freddo, insopportabile in inverno. Non mi abituerò mai al clima inglese. A livello di cibo non è “malaccio”, alcuni cibi italiani mancano ma ci si adatta. Cambridge, inoltre, ha diversi negozietti che vendono prodotti italiani (sono un po’ cari, ma ogni tanto una confezione di biscotti o una buona mozzarella non ce le toglie nessuno), e alcuni ristoranti dove poter mangiare piatti italiani».
La morte della Regina Elisabetta
Cambridge, posta a circa 100 chilometri a Nord da Londra, è una città molto green. Piste ciclabili ovunque, tutti usano la bicicletta per spostarsi. «A misura d’uomo – dice –, si gira facilmente in sella a una bici: noi abbiamo acquistato un’auto solo qualche mese fa, per essere più comodi quando ci spostiamo con Tommaso, prima non ne sentivamo l’esigenza. È inoltre una città famosa per i suoi college, sempre invasa di studenti e multietnica, per questo ci sono sempre molti eventi in città».
«La recente morte della regina Elisabetta II – conclude – è stato un evento inaspettato dagli inglesi, nonostante l’età. Qui sono molto legati alla sua figura e alla Corona. Quasi tutte le attività hanno chiuso il giorno del funerale, compresa l’azienda di mio marito. È stato sorprendente vedere quante persone abbiano fatto molte ore di coda per darle l’ultimo saluto».
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