«A Berlino studio come rendere i trasporti pubblici più accessibili»

LA STORIA. Francesca Giacco, 25 anni, di Villa d’Adda, vive nella capitale tedesca: «Qui è fondamentale bilanciare lavoro e tempo libero». A 17 anni l’esperienza a New Delhi che l’ha cambiata.

Francesca Giacco, nata nel 1999 a Villa d’Adda, ha da sempre sentito un’irrefrenabile esigenza di esplorare il mondo oltre i confini del suo piccolo paese. La sua ricerca di un luogo dove poter esprimere pienamente la propria identità l’ha spinta a viaggiare in diversi continenti, immergendosi in nuove culture per ritrovare la libertà di esprimere totalmente se stessa. Francesca ha frequentato l’Istituto tecnico «Maironi da Ponte» di Presezzo, studiando relazioni internazionali per il marketing e in quarta superiore ha colto l’opportunità di svolgere un anno all’estero scegliendo come meta l’India, una terra che l’ha da sempre affascinata.

Lo choc culturale a New Delhi

«Sentivo un forte desiderio di uscire da Villa d’Adda: è un paese molto piccolo dove tutti si conoscono – spiega – in quegli anni stavo cambiando, ma l’ambiente attorno a me rimaneva lo stesso, mi sentivo ingabbiata». Francesca si trasferisce dunque a Noida vicino a New Delhi dove frequenta la Genesis Global Boarding School, «durante la settimana vivevo a scuola con i miei compagni di classe, mentre nei weekend e nei periodi di vacanza ero ospitata da una famiglia.

A scuola e nel dormitorio non erano ammessi telefoni, ciò significava non poter comunicare con nessuno al di fuori della struttura, né sentire casa o i miei amici. Inizialmente lo shock culturale è stato impattante e mi sentivo sola nei primi mesi: la barriera linguistica è stata ostica, condividevo la camera con cinque ragazze locali che, dunque, parlavano hindi tra loro. Mi sentivo esclusa, ma, con il tempo, la situazione si è sbloccata, chiedendo di far più attenzione a questo aspetto abbiamo iniziato a parlare inglese e, mese dopo mese, si sono andate consolidando amicizie che coltivo tuttora – racconta –. È certamente una cultura molto diversa dalla nostra, a partire dalle piccole cose: la mia famiglia mangiava sul letto e spesso non si utilizzavano le posate, ma le mani, con il riso ad esempio. Inoltre, il rapporto tra ragazzi e ragazze è distante e molto differente da ciò a cui siamo abituati».

Un’esperienza che ha permesso a Francesca di immergersi in una cultura completamente differente, dandole l’opportunità di mettersi alla prova con se stessa per comprendere meglio la sua identità. «È stata una decisione che mi ha completamente cambiata, non so chi sarei oggi se non fossi partita – rivela –: è stata un’opportunità per ricominciare da zero e farmi conoscere per la persona che ero quando avevo 16 anni e non per chi ero stata nel periodo in cui sono cresciuta. Questo mi ha dato la libertà di essere totalmente me stessa».

Gli studi tra Bolzano e Berlino

Al termine dell’esperienza il rientro in Italia è stato particolarmente complesso per Francesca che si è sentita cadere nuovamente in un loop di circostanze già scritte. «Mi sentivo stretta nel mio paese, volevo ripartire il prima possibile – racconta –: quindi, appena terminata la maturità, mi sono trasferita a Bolzano per studiare Philosophy, Politics and Economics. Ho scelto questa facoltà perché coniugava la mia passione per le lingue con l’approccio matematico: la metà dei corsi era in inglese, la restante parte si svolgeva in italiano e in tedesco». Al secondo anno di triennale Francesca parte per Berlino per svolgere l’Erasmus, tuttavia, a causa della pandemia di Covid-19 l’esperienza vissuta è stata differente dalle aspettative. «Ho vissuto un’esperienza in casa essenzialmente, conoscendo i miei coinquilini e altre cinque persone. Eppure, Berlino, per la prima volta post-india, ha riacceso in me quel senso di libertà che avevo sperimentato durante l’anno all’estero – spiega –: a Bolzano non mi sono mai trovata troppo bene, forse era un posto un po’ piccolo e limitato per me. Berlino, invece, è una città molto attiva, ma, chiaramente, ai tempi nessuno poteva uscire di casa. Nonostante questo, mi ha da subito affascinata e sono tornata in Italia con la convinzione di volerla riscoprire non appena l’emergenza sanitaria si fosse conclusa».

Terminata la triennale, Francesca trova a Berlino il corso magistrale perfetto per lei: Data Science for Public Policy alla Hertie School of Governance. «È stato un segno del destino che mi ha riportato in quella città che mi aveva riaccesa – racconta –: mi sono sentita da subito a casa e ho fatto amicizia in fretta. Per la prima volta nella mia vita ero davvero convinta della scelta che avevo fatto». Parallelamente agli studi Francesca inizia a giocare per una squadra di pallavolo e a lavorare per una Ong che si occupa di assegnare i finanziamenti erogati dal ministero a sviluppatori di software che producono applicazioni utili per la società. «In Germania esistono contratti per studenti che permettono di svolgere 20 ore a settimana in azienda in modo flessibile sulla base degli impegni universitari – racconta –: è una grandissima opportunità per fare esperienza lavorativa prima di laurearsi. Inoltre, la paga oraria è molto buona e la tassazione è agevolata». Una cultura molto più vicina a quella d’origine rispetto all’India, ma che porta comunque delle differenze che permettono a Francesca di apprendere nuove prospettive.

Work-life balance, che cos’è

«Berlino è un mondo a sé rispetto alla Germania – spiega –: ciò che mi piace tantissimo è che qui nessuno ti giudica. Questa città offre a ciascuno la possibilità di trovare il proprio spazio al suo interno. La cultura tedesca, inoltre, concepisce il lavoro come una parte essenziale della vita, ma non la più importante. Ci sono cose che vengono prima come la salute. Qui c’è più work-life balance: le ferie non te le devi guadagnare, sono un diritto e non viene fatto pesare. Gli straordinari vengono recuperati perché il tempo libero viene valorizzato». «A gennaio 2024 mi sono laureata, ho iniziato a cercare lavoro e, in meno di tre settimane, sono stata assunta al centro aerospaziale tedesco nel settore di ricerca per i trasporti. Ora lavoro nell’ambito dei trasporti pubblici: faccio ricerca statistica per capire come renderli più accessibili, raggiungere più persone, assicurarsi che non ci sia povertà nei trasporti o zone mal collegate – racconta –. Come nel primo lavoro svolto, anche qui mi stanno formando e sto imparando moltissimo, giorno dopo giorno, è una grande opportunità di crescita».

«Uscire dalla propria città fa sempre crescere,dover ricominciare ti permette di metterti in gioco: si impara, si diventa più flessibili e, soprattutto, si riconosce che ci sono mille mondi da scoprire, rimettendo tutto in prospettiva»

Francesca immagina il suo futuro all’estero: «Non so dove mi vedrò tra un po’ di anni, non penso mai così a lungo termine, attualmente sento Berlino sia il mio posto. Mi piacerebbe provare a vivere in un’altra città europea, magari in Francia – rivela –: a volte sento la mancanza di casa, sono tre anni che non vivo in Italia, ma le condizioni lavorative qui rendono la vita molto migliore, sono così favorevoli che non avrebbe senso rientrare».

«Uscire dalla propria città fa sempre crescere, dover ricominciare ti permette di metterti in gioco: si impara, si diventa più flessibili e, soprattutto, si riconosce che ci sono mille mondi da scoprire, rimettendo tutto in prospettiva» conclude.

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