Solo tre pazienti ospiti alla Muratella
Il «Covid hotel» si avvia alla chiusura

La struttura di Cologon al Serio era l’unica rimasta attiva in provincia per rispondere alla seconda ondata di contagi. Ats: vista la carenza di pazienti che necessitano di questa prestazione, il servizio è interrotto.

Nella Bergamasca chiudono i Covid hotel. O meglio, il Covid hotel, l’unico veramente operativo in questa seconda ondata: si tratta de La Muratella di Cologno al Serio, struttura che lo scorso novembre ha riaperto le sue camere accogliendo i pazienti dimessi dagli ospedali ancora positivi al virus. Riaperto perché l’albergo – insieme ad altre tre strutture ricettive – era già stato trasformato in Covid hotel durante la prima ondata dell’epidemia, grazie ad un progetto promosso e coordinato da Ats Bergamo: 319 i posti letto complessivi attivati, per un totale di 460 pazienti ospitati nelle quattro strutture fino a maggio. Tutt’altro scenario rispetto a quello attuale: in questa ripresa autunnale, con i contagi ridotti a numeri fortunatamente contenuti sul territorio orobico, il ricorso al Covid hotel è stato invece decisamente modesto. Tanto che, dallo scorso 31 dicembre, il servizio è stato interrotto. «Attualmente alla Muratella sono rimasti tre pazienti positivi, che dovrebbero negativizzarsi nel giro di qualche giorno – spiega Massimo Giupponi, direttore di Ats Bergamo -. Ma, vista la carenza di pazienti che attualmente hanno bisogno di questa tipologia di prestazione, il servizio è a tutti gli effetti interrotto. In questa seconda ondata la necessità di ricorrere al Covid hotel è stata effettivamente contenuta, nulla a che vedere con l’esigenza della scorsa primavera».

Con i numeri – fortunatamente – a calare, è emerso però un altro tema, quello della sostenibilità economica del servizio. La Muratella si è ritrovata ad avere un’intera struttura da 60 camere aperta, a fronte di un tasso di occupazione piuttosto basso. Difficile, a detta dei gestori, rientrare dei costi: l’accordo con Ats prevede un corrispettivo pari a 80 (in alcuni casi 120, in base al tipo di assistenza sanitaria prestata ai pazienti) euro al giorno per ciascuna camera occupata. Fondi che – a differenza della primavera, quando erano stati messi a disposizione da una cordata di privati – adesso arrivano dallo Stato attraverso Regione Lombardia.

Struttura molto grande

«A fronte del rimborso concesso per ciascuna camera occupata, a noi spettano le spese per il personale, medico e paramedico, oltre che tutte le spese di gestione di una struttura molto grande, da 60 camere – fa notare Gianluca Marcucci, imprenditore romano che con la sua società Due Emme srl gestisce l’albergo La Muratella –. E con una media di una sola ventina di camere occupate a novembre e dicembre, non riusciamo più a rientrare dei costi, non essendoci riconosciuto un indennizzo fisso, indipendente dal tasso di occupazione. In questa seconda ondata avevamo messo a disposizione anche il nostro albergo di Mozzo, il Bes hotel, ma non c’è mai stato un solo paziente. Facciamo quindi un passo indietro: dispiace, perché abbiamo messo a servizio del territorio le nostre strutture, già a febbraio. L’abbiamo fatto col cuore, per Bergamo. E anche perché venivamo da un anno, il 2019, che ci aveva consentito di lavorare bene e di incamerare risorse. Ma adesso, visto l’anno disastroso appena trascorso, non abbiamo più le spalle coperte». Il tema dei costi è certamente un nodo centrale nella partita dei Covid hotel, e Ats Bergamo lo sa bene.

«Sì, quello dei costi è certamente un tema – conferma il direttore Giupponi -. Ecco perché stiamo valutando, qualora si ripresenti la necessità di riattivare i Covid hotel, di mettere a punto soluzioni più snelle che risultino sostenibili anche di fronte a numeri di pazienti contenuti». Soluzioni sostenibili che permetterebbero di non lasciare la provincia completamente sprovvista di un servizio, al bisogno, estremamente prezioso

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