Ruba bici e componenti per 70 mila euro
Denunciato operaio della Bianchi
A scoprirlo i carabinieri della Compagnia di Treviglio lunedì pomeriggio che hanno recuperato e restituito alla nota azienda Bianchi di Treviglio ben 8 biciclette e 10 telai, nonché componentistica varia sempre per velocipedi, per un valore commerciale complessivo di circa 70 mila euro.
L’autore del furto è un dipendente ultraquarantenne dell’azienda della Bassa: è stata la segnalazione della Direzione della società che commercializza in tutto il mondo il noto marchio di biciclette da corsa a far scattare le indagini da parte dei militari. Alcuni ammanchi registrati in passato e alcuni movimenti anomali del «dipendente infedele», un operaio da anni alle dipendenze della Bianchi e quindi con un radicato rapporto fidelizzato con la propria azienda, hanno dato il via all’inizio degli accertamenti.
Lunedì, in particolare, è scattato il servizio di pedinamento: i carabinieri hanno così fermato l’uomo vicino a casa sua, in provincia di Bergamo, che aveva in quel momento con sè due biciclette da corsa precedentemente prelevate indebitamente dalla Bianchi. I due velocipedi erano in particolare stati occultati all’interno di un furgone sempre di proprietà dell’azienda.
Dopo il relativo fermo, i militari dell’Arma hanno perquisito l’abitazione dell’operaio, scoprendo così altre biciclette, oltre a telai e componentistica ed accessori vari (pattini per freni, cambi, batticatena, corone, sterzi, forcelle, pedali, ruote, batterie per cambi elettronici, cavalletti, porta borracce, guarniture, copertoni, camere d’aria, ecc.). Un totale tra biciclette, telai ed accessori di alcune centinaia di pezzi per un valore di circa 70 mila euro.
Rinvenuta quindi la refurtiva, i carabinieri l’hanno successivamente sottoposta alla visione della proprietà aziendale che ha riconosciuto quanto asportato dal dipendente. La merce è stata riconsegnata alla Bianchi. Messo davanti ai fatti l’operaio, senza nessun precedente sino a questo momento, non ha potuto che ammettere le proprie responsabilità, spiegando la «sua debolezza» in tutta tale vicenda. Da una prima ricostruzione, sembrerebbe che il dipendente, che ora verosimilmente rischia anche il licenziamento per giusta causa, abbia iniziato procurando dei ricambi di biciclette per alcuni suoi conoscenti, facendosi «prendere la mano», sino ad arrivare all’accumulo di refurtiva scoperto dai carabinieri. La posizione dell’uomo è ora al vaglio della magistratura bergamasca.
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