«Orango» alla Kyenge
Un anno e sei mesi a Calderoli
Un anno e sei mesi. Il Tribunale di Bergamo ha riconosciuto l’aggravante razziale al senatore Roberto Calderoli che è stato quindi condannato in primo grado. Non sono previsti risarcimenti: l’ex ministro Kyenge non si è costituita parte civile.
La vicenda è quella che vede il leghista bergamasco accusato di diffamazione aggravata dalla matrice razziale nei confronti dell’ex ministro Cecile Kyenge: il 13 luglio 2013, alla festa della Lega a Treviglio, il senatore avrebbe paragonato il ministro a un orango, facendo riferimenti alle origini congolesi della Kyenge. Lei non aveva sporto querela, ma il procedimento era partito d’ufficio, sostenuto dai pm Maria Cristina Rota e Gianluigi Dettori: era stato però stoppato nel 2015, quando la difesa aveva sostenuto la scriminante dell’articolo 68 della Costituzione, per cui i membri del Parlamento, nell’esercizio delle loro funzioni, non possono essere chiamati a rispondere delle loro affermazioni.
«Non ricordo parola per parola quanto ho detto – aveva sostenuto lo scorso luglio in udienza Calderoli –. Però il mio intento era la critica politica al governo Letta, anche per un certo divertimento delle persone presenti, con toni leggeri. Dalle trascrizioni vedo che non ho mai usato la parola “orango”, bensì “oranghi”, riferendomi a tutto il governo. Intendevo dire che si muovevano come elefanti in una cristalleria: se avessi usato quest’altro paragone oggi non saremmo in quest’aula». Elemento, quello della trascrizione, che non ha trovato però concorde l’accusa.
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