Frode al fisco, quelle società milionarie
che dichiaravano 100 euro di reddito
Cento euro di reddito imponibile, ma entrate e uscite per milioni di euro. Davvero una ditta poteva avere queste sproporzioni contabili? Secondo l’accusa no, a meno che questa società non fosse una «cartiera», e cioè non operativa e costituita puramente per emettere fatture per operazioni inesistenti.
Il meccanismo viene a galla nelle carte dell’inchiesta del pm Davide Palmieri e dei finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziario di Bergamo che ha svelato una frode erariale da16 milioni nella Bassa e che mercoledì ha portato all’arresto di 4 persone e all’esecuzione di altre 11 misure cautelari. Anche per le «cartiere», formalmente società edili, riconducibili all’associazione per delinquere capeggiata - per l’accusa - da Marco Grassi, 44 anni, trevigliese residente a Vailate (con lui in cella sono finiti Matteo Di Bella, 52, residente nel Biellese, Pier Daniele Alagna, 42, di Antegnate, e Marco Vattiato, 62, di Treviglio) accadeva quello che caratterizzava i conti correnti e postali di prestanome e prelevatori di contante: dichiarazioni dei redditi misere a fronte di movimentazioni milionarie.
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