«Corri nel cielo, tra le nuvole»
A Grassobbio l’addio al piccolo Gerard

Chiesa gremita per i funerali del tredicenne colpito da un malore mentre giocava con gli amici «Devastati, ma il suo sguardo non sarà dimenticato».

«In questi giorni siamo stati devastati da una domanda ricorrente: dov’è ora il piccolo, grande Gerard?». Grassobbio, mercoledì 9 novembre, tre del pomeriggio. Il cielo grigio sembra una coperta d’argento sulle lacrime trattenute della gente, che scendono lente come gocce di rugiada sul sagrato della parrocchia. È il giorno dei funerali, al «piccolo, grande Gerard, il nostro Gerard», come lo chiama don Emanuele Beghini, parroco della comunità, all’inizio dell’omelia. Fa freddo, tira un vento cattivo. In chiesa c’è posto per poco più di 400 persone, ma tra chi è in piedi, chi schiacciato contro la parete, chi con un piede dentro e uno fuori dalla porta, per l’ultimo ciao a Gerard, ucciso da un malore il primo novembre, sono quasi un migliaio. Sono ragazzini in bici, mamme con passeggini, nonne, adulti che parlano piano e bambini che giocano in silenzio in attesa di un segnale.

Dalle due del pomeriggio la gente fa la spola tra la camera ardente al santuario dell’Assunta e il sagrato della parrocchiale. Chi entra si mette nell’ultimo banco per pregare, chi resta fuori legge i biglietti scritti su cartoncini bianchi, rossi, blu, fissati con le puntine su un tabellone. Una signora prende la foto di Gerard, la guarda e l’accarezza piano, scuotendo la testa. Poi la gente torna a casa e restano i bigliettini appesi fuori dal santuario. Su uno rosso c’è una scritta blu. «Spero di rivederti in un campetto tra due nuvole», si legge. Sul campetto di fronte i ragazzi sono tornati a giocare. Ed è come se Gerard e il suo sorriso fossero ancora lì.

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