Anpi: «Per il 25 Aprile mettete un fiore sotto le targhe dei partigiani» - Ecco dove sono in città

L’invito della sezione Eugenio Bruni dell’Anpi.

Ancora un 25 aprile, festa della Liberazione, nel segno delle limitazioni di carattere sanitario. Niente comizi, quindi, o manifestazioni con largo concorso di folla, ma diverse iniziative.

Non manca tuttavia l’omaggio di Comune, Provincia e Comitato Bergamasco Antifascista che depone alle 9 corone d’alloro alla Torre dei Caduti e al monumento al Partigiano di Giacomo Manzù. Parallelamente la sezione «Eugenio Bruni» dell’Anpi di Bergamo Città, in particolare, aderisce all’appello nazionale «Strade di Liberazione», che consiste nella deposizione/affissione di un fiore sotto le targhe dedicate a partigiani e antifascisti.

La sezione bergamasca dell’Associazione dalle 15,30, sarà in tre luoghi simbolici della città: al monumento ai partigiani di Longuelo (via Longuelo 264); presso la lapide dedicata a Giovanni D’Amico, in via del Santuario dietro al Santuario di Borgo Santa Caterina; presso la lapide dedicata a Ferruccio Dell’Orto, in via Pignolo 10.

L’invito dell’Associazione ad iscritti, sostenitori, simpatizzanti, è: «scegliersi» una targa, una via, un luogo simbolico in città, mettere il proprio fiore e quindi inviare fotografie o filmati, tramite il recapito email [email protected], oppure tramite la pagina Facebook di Anpi Bergamo Città, che viene costantemente alimentata da proposte e iniziative anche in streaming organizzate da Anpi e Istituti Storici di tutta Italia, da seguire per chi non volesse o potesse uscire di casa.

Queste sono alcune delle numerose lapidi e targhe poste in luoghi di particolare valenza simbolica: la targa per i deportati da Bergamo, presso il Binario 1 della Stazione delle Ferrovie; la targa per i torturati dai fascisti nel fu collegio Dante Alighieri (ora Creberg), in via Galliccioli 3; la targa per la Casa della Libertà, già Casa del Fascio, accanto all’ingresso dell’Auditorium di piazza della Libertà; la targa per i martiri della banda Turani, in via Pignolo 13; la targa per i torturati del fu collegio Baroni, ora una delle sedi dell’Università di Bergamo, in via Pignolo 123. Ricordiamo inoltre che, sabato, il comitato provinciale dell’Anpi ha organizzato la presentazione, in diretta Facebook, del Fondo archivistico «Salvo Parigi» (1924-2017): le carte, i documenti, le pubblicazioni che testimoniano la lunga fedeltà dell’ex partigiano e «storico» Presidente provinciale alla causa dell’Anpi di Bergamo, il cui comitato provinciale guidò per oltre settant’anni, dal dopoguerra all’aprile 2016.

I militari del Regio esercito

Oltre ai partigiani, contribuirono, alla guerra di liberazione, anche i militari del Regio esercito italiano. Lo ricorda, con particolare attenzione a ruolo e coinvolgimento dei bergamaschi, il bergamasco Michele Galante, presidente della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione, istituzione «apolitica e apartitica fondata da ex combattenti delle forze armate del Regno del Sud nella guerra di liberazione, nelle operazioni belliche a fianco degli alleati e a supporto delle formazioni irregolari del fronte clandestino durante la Campagna d’Italia, dall’8 settembre 1943 all’8 maggio 1945».

Accanto a chi aveva scelto «la via della montagna» (Primo Levi), insomma, anche i reparti dell’esercito regolare fecero la loro parte. Con la storia di Bergamo, in quel concitato periodo, si intreccia in particolare quella della divisione Legnano, che, ricorda Galante, «prima dell’8 settembre era di stanza in Francia come forza di occupazione. Il governo, però, in previsione di un’invasione alleata a Sud, comincia a trasferirla verso la Puglia».

La battaglia di Montelungo

Con il dramma dell’8 settembre «metà della divisione viene bloccata a Pescara, attaccata dai tedeschi. La divisione reagisce: metà viene presa prigioniera, l’altra, composta dal 67mo e 68mo Reggimento fanteria, riesce a riparare al Sud. Da lì si costituisce il primo raggruppamento motorizzato, che combatte a Montelungo», in provincia di Caserta, a dieci chilometri da Cassino, teatro di una delle pagine più dolorose di questa fase della guerra. La battaglia di Montelungo, 8-16 dicembre 43, ricorda Galante, «è la prima combattuta dalle rinate forze Armate italiane».

Negli scontri perde la vita «il bersagliere Giambattista Bornaghi, trevigliese, il primo bergamasco del Regio esercito caduto nella guerra di liberazione. È sepolto a Calvenzano. Purtroppo non è mai stato ricordato con i dovuti onori». Altri bergamaschi degni di menzione, «il bersagliere allievo ufficiale Giuseppe Riccardi di Gorno, medaglia d’oro al valor militare alla memoria». O il cappellano del 67mo Fanteria militare, don Luigi Pezzoli, medaglia di bronzo al valor militare. «Durante la battaglia, si inerpica sulle alture di Montelungo, riesce a raggruppare i militari italiani rimasti bloccati sotto il fuoco delle mitragliatrici e dei mortai tedeschi, ed a riportarli salvi al Comando». Tanto che la piazza di Mignano Montelungo, il comune che sorge nei luoghi della battaglia, è a lui intitolata. Motivo di vanto per Bergamo, ma quasi del tutto ignorato. «Il Regio Esercito risale la penisola liberando molte città. Il Gruppo di Combattimento Legnano arriva in Bergamo il 30 aprile 1945. I bersaglieri del “Goito” e gli alpini del “Piemonte” entrano in città verso le ore 10.00 con a capo l’allora sottotenente Edoardo Cristofari: il primo ufficiale del Regio Esercito ad entrare in Bergamo, nonché fondatore della nostra sezione». Nei giorni seguenti arriva «il Gruppo di Combattimento Legnano quasi al completo, agli ordini del Generale Umberto Utili, a cui è ancora intitolato il campo sportivo in via Baioni a Bergamo».

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