Albanese ucciso a Treviglio a novembre
A casa di una prostituta l’arma che sparò
Una banda di albanesi che mette a segno violente rapine, gestisce prostituzione, compie omicidi, traffica in armi e progetta evasioni. La trama che si sta delineando intorno a P. D., una prostituta romena 22enne arrestata dai carabinieri di Monza a fine marzo, pare quella di un romanzo.
A casa della giovane, a Dalmine, i militari hanno trovato una pistola con matricola abrasa su cui si stanno effettuando gli esami balistici per verificare se sia stata usata per commettere crimini. È invece già accertato che una prima arma, un revolver con matricola limata, trovata nella casa della giovane il 23 dicembre, sia stata usata per uccidere il 19 novembre 2015 (a Treviglio) l’albanese Arben Vorfi.
La 22enne è in carcere solo per il possesso delle armi. Ma è ritenuta persona informata sui fatti e nelle scorse settimane è stata interrogata in via Gleno dalla pm milanese Grazia Colacicco. La romena non ha però fornito nessun elemento aggiuntivo rispetto a quanto era già a conoscenza degli inquirenti.
Il 29enne albanese Vorfi è stato ucciso nel suo appartamento a Treviglio con 3 colpi di pistola alla testa. L’arma è stata ora individuata: è il revolver, provento di una rapina consumata a Ghisalba il 15 ottobre, trovato il 23 dicembre a casa della romena. La vittima era ben nota alle forze dell’ordine, per i suoi precedenti di polizia. E il 29enne conosceva anche il connazionale Valentin Frrokaj (ergastolano latitante, ucciso il 24 novembre 2015 durante una rapina nel Milanese). Frrokaj, 37enne, era il compagno della prostituta romena residente a Dalmine. E pare che tra lui e il connazionale giustiziato a Treviglio, ci fosse stato uno scontro.
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