Addio al giovane operaio morto sul lavoro
Presto sarebbe diventato papà

L’ultimo saluto a Simone Bergamaschi, l’operaio di 34 anni che, venerdì scorso, è morto schiacciato da alcuni sacchi contenenti materiale plastico nell’azienda di Mornico dove lavorava come magazziniere.

A stringersi attorno ai famigliari del giovane, oltre a parenti e amici, anche molti cittadini morenghesi. Erano centinaia, infatti, le persone che, poco prima delle 10, si sono radunate sotto l’abitazione di via Papa Giovanni XXIII, dove Simone viveva con la moglie Flavia Gualandris. Alla Ravago di Mornico, colosso belga della produzione e della distribuzione di materie plastiche e gomme, era stato assunto, dopo un periodo di prova, solo da qualche mese. Per lui un contratto di lavoro in grado di fornirgli più garanzie e più certezze per il futuro in vista, soprattutto, del figlio che nascerà nei prossimi mesi. Nel corso dell’omelia il parroco ha parlato di quell’«ombra nera, pesante, pesantissima» che si è portata via la vita di Simone Bergamaschi. Un’ombra, alla quale, si contrappone la «luce» che la moglie Flavia porta in grembo, una grande luce di speranza.

Nei giorni scorsi anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è intervenuto per esortare il Paese sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro: «Il nostro Paese non può rassegnarsi a subire morti sul lavoro. È indispensabile – ha scritto in una nota il presidente della Repubblica – che le norme sulla sicurezza nel lavoro vengano rispettate con scrupolo e che i controlli siano attenti e rigorosi». Il richiamo del Capo dello Stato è arrivato dopo le tre vittime di venerdì in Italia (tra queste Simone Bergamaschi, di Morengo, del quale sono stati celebrati ieri i funerali). I tre operai morti si sono aggiunti ai 591 lavoratori deceduti nei primi sette mesi del 2017.

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