Storie di lavoratori, persone di fede, reduci e padri di famiglia apprezzati da tutta la comunità

Questa settimana ripercorriamo le vite di alcuni bergamaschi scomparsi negli anni ’90, ricordati affettuosamente sulle pagine del nostro giornale. Dal brigadiere all’aiuto del parroco, dal ristoratore all’Architetto appassionato di montagna, ecco le loro storie.

VITALE VITALI

Il custode fedele di Cà Corviglio

Il 19 aprile 1994 Vitale Vitali detto «Vitalino da Cà Corviglio» moriva improvvisamente. Era coscritto di Papa Giovanni, scapolo e viveva solitario nell’antica contrada Valtaleggina di Cà Corviglio. Ormai spopolata, essa si rianimava ancora negli anni Novanta in estate, quando gli abitanti di un tempo rientravano dalla Bassa. Per costoro Vitalino era un punto di riferimento, oltre che il destinatario delle memorie valligiane. Anche lui per lunghi periodi si era allontanato dai suoi monti: quindicenne, nel 1935, emigrò in Francia per fare il boscaiolo nelle «Basses Alpes» e poi il raccoglitore di lavanda nel «Midì». Rimpatriò nel 1939 giusto in tempo per partecipare alla guerra come artigliere nell’Armir. Rientrato rocambolescamente dalla Russia, l’armistizio lo colse a casa, in licenza. Non rispose al richiamo delle armi della Repubblica di Salò e si dette alla macchia diventando uno dei comandanti partigiani più affidabili: era un cacciatore esperto e quindi le Prealpi le conosceva corna per corna. Smobilitato il 7 maggio 1945, l’indomani era a fare il fieno sul prato. Una vita piena di colpi di scena si è chiusa al cimitero di Pizzino dove l’allora assessore provinciale Giupponi chiudeva il racconto con l’immagine della gatta nera di Vitalino che ha miagolato tutta mattina davanti alla sua porta, prima di tornare irrimediabilmente nel bosco.
Bernardino Luiselli
Archivio L’Eco di Bergamo

GIOVANNI FERRARI

«Ol Gioanì» di Endenna, l’amico di tutti

Era l’amico di tutti. Settimo Valle Taleggio, morto il 19 aprile 1994 Endenna di Zogno, morto l’11 marzo 1994 di 12 fratelli dovette ben presto rimboccarsi le maniche per contribuire al sostentamento della numerosa famiglia. Agli albori della giovinezza, la Seconda guerra mondiale lo vede protagonista nelle file della «Brigata Giustizia e libertà» insieme ad altri due fratelli. Terminato il conflitto, trova lavoro nella centrale dell’Enel di Zogno dove resta per 35 anni. Spostato e con 4 figli, trova lo stesso il tempo per fare il volontario in parrocchia dove la sua presenza è vissuta come una garanzia per i parroci che si succedono. Fabbriciere parrocchiale, era ritenuto un autentico trascinatore e apprezzato «braccio destro del parroco». Ha fatto parte dell’Associazione Nazionale Alpini, dell’Associazione Combattenti e Reduci, dell’Avis e dell’Aido alle quali ha sempre dato il suo contributo. La rettitudine religiosa e civile che ha caratterizzato il suo impegno è sempre stata un riferimento nella crescita della realtà frazionale e parrocchiale di Endenna. «Ol Gioanì», come era conosciuto da tutti, era sempre il primo nei momenti forti della vita comunitaria. In campo sportivo è stato presidente dell’U. S. Endenna fin dalla sua costituzione nel 1975. Nelle feste e funzioni religiose è stato una presenza determinante sia per la profonda fede che sosteneva il suo operare sia per il contributo organizzativo che riusciva a mettere a disposizione. Insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica nel 1990 da parte de presidente Cossiga, aveva accettato l’ambito riconoscimento con grande felicità anche se lo riteneva un premio troppo grande per la sua modesta figura. Da grande lavoratore quale era, ha sempre preferito i fatti alle parole.
Archivio L’Eco di Bergamo

Cav. Giovanni Ferrari
Cav. Giovanni Ferrari
Endenna di Zogno, 12 marzo 1994

ALDO GENELETTI

Il fotografo dei giornali con la «Vespa»

È mancato a 77 anni Aldo Geneletti, un personaggio che ha visto svolgersi la vita cittadina attraverso l’obiettivo delle sue macchine fotografiche, con le quali documentava i momenti salienti, sia sportivi che di cronaca. Collaboratore del giornale, dava il suo contributo fornendo le immagini che esprimevano il suo stile con una qualità di sintesi, una prontezza e una premurosa solerzia. L’andirivieni da un avvenimento all’altro, con la sua Vespa e la Rollei lo identificò per tutti gli anni Sessanta come collaboratore della stampa cittadina; lavorò per molti anni anche per i giornali milanesi, in occasione delle edizioni pomeridiane dei quotidiani regionali. Nei suoi ultimi dieci anni di vita una noiosa malattia ne aveva anzitempo frenato la pur generosa operosità rallentandone e poi bloccandone l’attività. Si limitava a ritrarre i nipotini e la famiglia dove era d’esempio e di sicura guida, rimanendo comunque in contatto con i colleghi, con i quali riandava all’intenso lavoro in stretto contatto con le redazioni, nel rincorrersi di notizie e di immagini, nella tensione di un lavoro che anche per il fotografo non concede pause. Aldo Geneletti in questo clima ha dato gli anni migliori.
Archivio L’Eco di Bergamo

Aldo Geneletti
Aldo Geneletti
Bergamo, 25 febbraio 1994

BRIGADIERE ANGELO CUCCI

Da Ostuni in città a servizio delle Fiamme gialle

Si spegneva, dopo una breve e dolorosa malattia nel marzo 1994 il brigadiere Angelo Cucci appartenente al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bergamo. Il brigadiere Cucci, originario di Ostuni ove era nato nel 1939, si era arruolato nel Corpo nel 1961. Dal 1970 prestava servizio a Bergamo dove abitava nella parrocchia di San Francesco in viale Venezia e dove aveva sempre lavorato in stretta collaborazione con gli ufficiali che si erano alternati al Reparto.
Era apprezzato non solo per il senso del dovere e per la dedizione al servizio, ma anche per la disponibilità e l’altruismo nei confronti dei suoi colleghi. Quando è mancato il figlio Domenico stava frequentando la Scuola sottufficiali del Corpo di L’Aquila proprio per seguire le orme e l’esempio del padre.

Archivio L’Eco di Bergamo

Angelo Cucci
Angelo Cucci
Bergamo, 3 marzo 1994

ALESSANDRO RUDELLI

Amante della montagna che lo volle con sé

Il 23 gennaio 1994 una sciagura in montagna toglieva la vita all’architetto Alessandro Rudelli, rimasto vittima di un incidente accaduto in alta valle Brembana. «Scrivere di Alessandro Rudelli, funzionario della Regione Lombardia – riportava L’Eco di Bergamo - risulta difficile perché non si vorrebbe cadere nella retorica. Ma è giusto ricordarlo come un uomo dalla disponibilità pronta, dalla signorilità del tratto, dalla professionalità capace, per il suo sorriso accattivante per il suo cuore generoso.
Un cuore grande come grande può averlo ogni uomo che ami la montagna quanto lui l’amava. Alla montagna Alessandro Rudelli aveva dedicato ogni momento libero. Diceva di essere in costante colloquio con Dio solamente nell’immensa pace e solitudine della sua montagna, e a questa si accostava con grande rispetto e infinito amore, ed essa come madre gelosa lo ha voluto tutto per sé».

Archivio L’Eco di Bergamo

GIUSEPPE CARMINATI

Gestiva il «Savoia» e il bar «Borsa» sempre col sorriso

Nel febbraio 1994 saliva al cielo Giuseppe Carminati, nota figura cittadina che ha gestito due tra i più noti esercizi pubblici, il «Savoia» e il «Borsa». Si può dire che il compianto sig. Carminati avesse nel sangue questa particolare attitudine a condurre una attività che lo metteva a diretto contatto con il pubblico. Nato il 10 marzo del 1919, seguì ben presto l’esempio che gli veniva dalla famiglia, da generazioni impegnata nella conduzione di ristoranti ed alberghi.
Al rientro dalla guerra, per la quale trascorse sette anni sul fronte albanese e in Jugoslavia con i Cacciatori delle Alpi, mise a buon frutto l’esempio che gli veniva dai nonni e dai genitori, accompagnandolo con notevoli doti di disponibilità e di simpatia, che attiravano non solo l’attenzione della clientela ma anche di quanti venivano a contatto con lui. Di carattere aperto e generoso, la sua attività è stata imperniata sull’onestà, la rettitudine morale, la correttezza: fu questa la base principale del successo del «Savoia», che si trovava sotto i portici del Sentierone, sull’angolo con largo Belotti, locale conosciutissimo e frequentatissimo, abituale punto di ritrovo nel pieno centro cittadino. E non minore fu la fortuna quando passò a gestire il «Borsa», nel palazzo della Borsa Merci.

TOMMASO VEDOVATI (LUIGI)

Il tenace reduce del duro fronte greco-albanese

Nel mese di gennaio del 1994 se ne andava Tommaso Vedovati (detto Luigi) di Vall’Alta di Albino. Era l’ultimo maschio di una famiglia numerosa, molto nota ad Albino in quanto il primo fratello Alessandro era stato anche sindaco del locale Comune. In giovanissima età Luigi combattè durante il secondo conflitto mondiale sul fronte greco-albanese, dove rimase gravemente ferito e, solo per un miracolo, riuscì a salvarsi. Si sposò nel 1947 con la signora Maria Azzola. La famiglia fu allietata dalla nascita di 4 figli. Li amava, ma alla maniera dei bergamaschi ovvero non dandolo mai a vedere. Tutti loro però poterono frequentare la scuola superiore grazie ai suoi grandi sacrifici essendo, come spesso diceva, un modesto fattorino. La sua vera passione era però la terra e, dopo il pensionamento nel 1977, si dedicò con amore a quella che era stata in gioventù la sua prima attività. A Vall’Alta era molto stimato: partecipava alle manifestazioni religiose ed era nel gruppo cantori. Aveva poche pretese e un solo desiderio: quello di vedere andare d’accordo i suoi figli unitamente alle nuore e ai nipoti. Era molto devoto alla Madonna di Altino.
Archivio L’Eco di Bergamo

Tommaso Vedovati (Luigi)
Tommaso Vedovati (Luigi)
Vall'Alta di Albino, 1 gennaio 1994

GIUSEPPE POMA

Fu tra gli ultimi Cavalieri di Vittorio Veneto

Il 1° febbraio 1994 vennero celebrati i funerali del Cavaliere di Vittorio Veneto Giuseppe Poma di 95 anni. Vi parteciparono centinaia di persone, compresi i suoi amici bersaglieri della sezione di Calcinate con il presidente e consigliere provinciale cav. uff. Giacomo Gabbiadini. Erano presenti i labari dei bersaglieri delle sezioni di Bergamo, Seriate, Pola, Brembate, Calcinate e le bandiere dei pensionati e della Combattenti e Reduci.
Dall’Anb (Associazione bersaglieri) lombarda era arrivato un drappello di bersaglieri in divisa. Le parole che narravano le opere di carità del defunto Poma, si mescolavano alla preghiera del bersagliere e al «silenzio fuori ordinanza» suonato dalla tromba-solista Giacomo Barzizza di Bolgare. Giuseppe Poma, di professione era un coltivatore diretto, si era sposato con Pierina Spinelli dalla quale ebbe 9 figli. Quando morì era il decano del paese ed uno dei pochi Cavalieri di Vittorio Veneto rimasti a Bergamo.

Giovanni Noris
Archivio L’Eco di bergamo

Giuseppe Poma
Giuseppe Poma
Calcinate, 30 gennaio 1994

PIERA BRIGATTI VED. ZIGLIOLI

Dedicò la vita al Santuario di Caravaggio

Piera Brigatti ved. Ziglioli, deceduta a Caravaggio all’età di 86 anni era una donna semplice, pia, ricca di zelo, profondamente cristiana e legata alla vita del Santuario Mariano di Caravaggio – accanto al figlio don Roberto Ziglioli, vicario episcopale per la Pastorale nella diocesi di Cremona. Originaria di Fontanella, era madre di quattro figli, uno abitante a Milano, gli altri due, i fratelli arch. Paolo e Salvatore, residenti a Caravaggio, e don Roberto in attività al Santuario.
Archivio L’Eco di bergamo

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