Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Mercoledì 17 Aprile 2024
Ristorante «Pesa», la stazione di sosta che i cavalli conoscevano a memoria
Nel quartiere di Valverde, dove ora c’è un fruttivendolo, fino agli anni Sessanta i carretti in transito dalle valli a Milano si fermavano per riposare cavallo e cavaliere. Nel fine settimana si giocava a bocce con il metodo del lancio al volo. Ai fornelli e in sala Vincenzo Giupponi, morto nel 1964 e la moglie Clelia che oggi, a 99 anni, ripercorre la storia di questo angolo di città
Il 3 marzo 1964 moriva Vincenzo Giupponi di Valverde, dal 1948 titolare con la moglie Clelia (che sfoggia con disinvoltura i suoi 99 anni), del ristorante «Pesa» di via Baioni.
«All’inizio gestivamo il locale con i genitori di mio marito. - ci racconta Clelia in una bella mattinata di sole coccolando la nipote che porta il suo stesso nome – Alla loro morte abbiamo proseguito Vincenzo e io, dal 1964 io da sola, poi ho passato il testimone a mio figlio Renato che ha proseguito con la moglie fino al 1997 quando ha chiuso il ristorante e ha affittato i locali al fruttivendolo che tutt’ora li occupa».
La «Pesa» ha visto scorrere la storia dei quartieri di Valtesse e Valverde e ne è stato parte attiva. Nel 1948 la « Pesa» era una trattoria con rimessa per i cavalli. In particolare quelli che transitavano la mattina prestissimo, alle due, dalle valli per andare a Milano con il carretto carico di formaggi e prodotti da vendere al mercato e facevano poi ritorno alla sera, verso le 18, con il cocchiere addormentato e affamato. «I cavalli conoscevano a memoria la strada e soprattutto il luogo di sosta sotto il porticato e da soli si fermavano per riposarsi e rifocillarsi. Lo stesso facevano i conducenti che alla “Pesa” cenavano, giocavano a carte e spesso alzavano anche il gomito, certi della qualità dei loro “piloti automatici” che li avrebbero riportati in serata a casa in valle».
Per gli abitanti di Valverde e Valtesse la «Pesa» si animava nel fine settimana con le gare di bocce, veri e propri eventi sportivi. «Qui le bocce si lanciavano “al volo” – racconta Clelia - perché il pavimento era dissestato, a differenza della tecnica del vicino bar “il Parigi” che era dotato di un campo regolamentare dove le bocce potevano scivolare a terra verso il boccino. Ogni domenica era una festa»
Alla «Pesa» erano di casa gli attori delle compagnie teatrali di Valtesse e Valverde con il “Piero Santini”, i frequentatori del mercato della verdura del lunedì di Seriate e i dirigenti dell’Atalanta che abitavano nello stabile dove ora c’è il Pam in via Camozzi e per cena venivano alla «Pesa». «Magrin e Scirea entravano direttamente in cucina da me - ricorda Clelia - per scegliersi il menù e ancora in questi anni Magrin, Foscarini e il Moretto passando da casa mia mi chiamano. Anche i ragazzi della primavera di Castagner venivano per pranzo prima delle partite casalinghe».
Negli anni Sessanta i cavalli hanno lasciato il posto ai camion e quindi il distributore di benzina ha preso il posto della rimessa per i cavalli.
Degli anni Settanta il ricordo di Clelia si sofferma sui pullman di sciatori che, da Milano e da Bergamo, la domenica mattina si fermavano per la colazione e nel pomeriggio per la merenda. «Da quando è stata inaugurata la superstrada – aggiunge Renato che è il figlio di Clelia - per noi il transito dei clienti è calato drasticamente. È sempre così, ogni strada ridisegna la vita di chi ci vive e di chi ci passa»
Nel tempo è rimasto il nome del ristorante, la «Pesa», e la funzione di rilevatore ufficiale del peso della merce caricata sui carretti prima e sui camion poi e ancora oggi per chi ha vissuto nel quartiere il nome definisce un posto ben preciso.
«Mio marito Vincenzo era un uomo mite e gentile e io ho un carattere riservato, forse questo è stato il segreto della longevità di questo ristorante. I protagonisti sono stati sempre loro: i clienti»
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