Ogni vita è un racconto e il nostro giornale è lo scrigno che lo custodisce

Ci sono solo alcuni personaggi, ogni settimana diversi. Abbracciano i numerosi paesi del nostro territorio, gli anni che vanno dal 1950 per arrivare ai nostri giorni e le esperienze più incredibili che a volte la nostra velocità ci ha fatto dimenticare. Inserite nel portale le memorie associate ai vostri cari. Diventeranno patrimonio comune della comunità bergamasca.

GIANNI VISCARDI

Dopo la pensione visse con don Maffi in Bolivia per anni

Dopo aver raggiunto la pensione dalla «Gildemeister» di Ponte San Pietro, Gianni Viscardi è andato in Bolivia nel 1991 come volontario al seguito di don Mario Maffi, che era stato curato di Villa d’Almè dal 1973 al 1984. Ha passato 22 anni lì, a servizio dei missionari diocesani e dei bimbi degli «internados» (i collegi) di Arque, Pongo e Tuxuma. Era lui a procurare cibo e materiale. È rimasto in Bolivia fino alla sua morte.
Archivio de L’Eco di Bergamo

LUIGI TIRABOSCHI

Diede vita, insieme ai suoi figli, al «Camping Zambla»

Tiraboschi è stato un personaggio di spicco della Valserina. Apparteneva a una famiglia contadina, da cui aveva imparato l’arte del casaro e il mestiere dell’allevatore. Partecipò a numerosi concorsi bovini a livello nazionale e, per 60 edizioni consecutive, all’importante appuntamento zootecnico di Serina organizzato dell’«Associazione manifestazioni agricole e zootecniche». In questo appuntamento, i suoi capi furono premiati molte volte. Tiraboschi è anche conosciuto come un brillante operatore turistico. Aiutò infatti i figli a realizzare l’idea di creare il campeggio attrezzato «Camping Zambla».
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PADRE MARIO GIAVARINI

Portare nel mondo la Parola di Dio fu la sua missione

Padre Mario dedicò la propria vita alla diffusione della Parola in Africa. Egli passò oltre 20 anni in Zaire-Congo come missionario e, tornato in Italia, si dedicò alla formazione di catechisti e responsabili di comunità missionarie. Si impegnò nell’animazione di comunità saveriane a Zelarino, Desio, Parma, Vicenza e Alzano. Nei centri missionari diocesani di Padova, di Vicenza e di Milano, Padre Mario contribuì alla stesura di documenti riguardanti i missionari.

MARIO LUIGI COPPA

Politica ed impegno civile furono la sua vita

Mario Luigi Coppa, originario di Gorlago, è stato assessore alla cultura del Comune di Entratico. Anche prima di ricoprire questo ruolo, si è sempre impegnato nella vita amministrativa del suo paese. È stato funzionario dell’ex Partito Comunista Italiano, ha ricoperto il ruolo di consigliere provinciale e comunale tra il 1990 e il 1995 ed è stato vicesindaco di Entratico tra il 1995 e il 1999. Da consigliere provinciale, ha appoggiato il passaggio della presidenza da Giovanni Gaiti a Gianfranco Ceruti. Questo evento ha scandito il suo allontanamento dal Pci. Ha inoltre lavorato, fino ai suoi ultimi giorni di vita, per la cooperativa «Unieco» di Reggio Emilia. Coppa è stato ricordato, durante il suo affollato funerale, come una persona leale e molto attenta al settore socio-assistenziale e culturale. È stato infatti lui a promuovere l’«Associazione di volontariato San Martino», a incoraggiare la realizzazione del notiziario comunale «Il Punto» e a sostenere molti progetti nelle elementari e nell’asilo di Entratico.
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DON EMILIO BELTRAMI

Il prete che amò la comunità di Calcio

Originario di Casal Vicobellignano, don Emilio Beltrami iniziò a fare il sacerdote nel 1954, nella parrocchia di Sesto Cremonese. Dopodiché, diventò curato a Pizzighettone e vicerettore del Seminario di Cremona. Anno importantissimo per Don Emilio fu il 1978. Proprio allora, infatti, egli diventò l’arciprete di Calcio. Si affezionò talmente tanto al paese che, anche da malato, scelse di rimanere in compagnia degli abitanti di Calcio e di dedicarsi a loro.

MONS. GIUSEPPE RIVELLINI

Servì la parrocchia di Romano, amò il suo oratorio

Sin dal 1970, anno in cui è stato nominato prevosto di Romano, Giuseppe Rivellini ha giocato un ruolo indispensabile nella città. Ha portato avanti numerose iniziative, tra cui la costituzione della seconda parrocchia cittadina e la completa riedificazione dell’oratorio San Filippo Neri. È poi diventato monsignore nel 1987. Anche una volta divenuto emerito, monsignor Giuseppe Rivellini ha continuato ad offrire il suo aiuto pastorale alla città di Romano.
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SEVERINO FRIGERIO

Guidò per anni la «Metallurgia Frigerio»

Severino Frigerio è stato una delle figure di spicco del mondo imprenditoriale lecchese, ma era anche conosciuto nella Bergamasca. È stato infatti per anni alla guida della «Metallurgia Frigerio», l’impresa di famiglia con sede a Villa d’Adda. Ha inoltre fondato l’Api della provincia di Lecco, e ne è diventato presidente dal 2000 al 2006. Ha poi ricoperto, fino alla fine della sua vita, un ruolo nella rappresentanza nazionale dell’Associazione, diventando tesoriere della giunta nazionale di Confapi. La sua azienda, presente in molti Paesi all’estero, lo ha portato a viaggiare molto. Frigerio è morto ad Acquate il 17 luglio 2013.
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GIULIANO GIORGI

Da Carrara giocò nell’Atalanta

Giuliano Giorgi ha dato avvio alla sua carriera calcistica quando aveva 18 anni, età in cui ha giocato con la Carrarese, la squadra della sua città natale. Dopodiché, per un campionato ha giocato con la Fiorentina. È passato, in seguito, prima all’Atalanta, di cui è stato difensore centrale, e poi all’Empoli. Con il Brescia, ha ottenuto la promozione dalla serie C alla serie A. Le sue altre squadre sono poi state il Barletta, lo Spezia e la Sanbenedettese. Giuliano Giorgi è morto a Massa Carrara il 21 luglio 2013

DON GIUSEPPE COLOMBO

Visse l’impegno pastorale nella sua amata Solza

Don Giuseppe Colombo nacque a Solza nel 1930. Nel 1953 venne ordinato sacerdote e destinato coordinatore parrocchiale a Santa Brigida. Rimase lì fino al 1955. Poi andò a Mologno, dove rimase per vent’anni come curato. Nello stesso comune fu membro del Consiglio presbiterale dal 1972 al 1974. Rimase a Castione della Presolana dal 1975, quando venne nominato prevosto lì, al 1987. Ricoprì poi l’incarico di parroco a Calcinate e in seguito, raggiunti i limiti di età, tornò nel paesino natale. Viveva in via Protasio, con sua sorella Gina. Continuò a dedicarsi all’impegno pastorale finché la sua malattia, diventata aggressiva, non gli impedì di svolgere questa attività.
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PAOLO COLLEONI

Giornalista, insegnante e amico apprezzato da tutti

Il radio-giornalista, l’insegnante, l’amico. E molto altro: 49 anni vissuti nel segno del servizio e dell’altruismo. Paolo Colleoni viveva solo nel quartiere di Sant’Antonio, in Valtesse, dove i suoi amici più cari gli hanno dato l’ultimo saluto. Era il 7 agosto 2013. Due giorni prima Paolo si trovava a Novazza con un amico per trascorrere qualche giorno di vacanza. Ma il piccolo canale in cui è scivolato durante un’escursione gli è stato fatale. Quando i soccorsi sono arrivati, per Paolo ormai non c’era più niente da fare. Ha trovato la morte in «una località che amava molto», ha raccontato il fratello Alberto, tant’è che nell’ultimo periodo prima di morire, aveva pensato persino di prendere una seconda casa nel piccolo borgo incantato di Novazza di Valgoglio, dove il suo cammino terreno si è tragicamente interrotto. Colleoni, diplomato in Scienze religiose, fino alla loro chiusura era stato uno degli speaker di Radio Emmanuel della diocesi e anche di RadioInBlu della Conferenza episcopale italiana, inoltre era diventato il prof di religione al Sarpi e all’Agrario a Bergamo. Amava molto il suo lavoro, adorava i suoi studenti, studiava e approfondiva. I suoi tanti amici hanno raccontato quanto sono stati fortunati perché hanno goduto dell’amicizia di un uomo speciale. Un cuore buono, uno sguardo pulito, una presenza discreta e certa, una nobiltà d’animo rara. «Paolo era un uomo buono - dice uno di questi amici - probabilmente era pronto per il Paradiso, per questo il Signore lo ha preso con sé»..
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FAUSTA MESSI IN LOSAPIO

Una madre buona, generosa e salda nei suoi principi

«Con edificante rassegnazione al Divino Volere che accettò serenamente con lunghe dolorose giornate facendo animo all’ amato marito affranto dal dolore, dopo aver benedetto ad uno ad uno i suoi cari figli cui prodigò amore tenero ed esempi luminosi di cristiana virtù, confortata dalla fede tornava a Dio l’ anima eletta di Fausta Messi in Losapio, di 43 anni». Questo il testo che recitava la sua scomparsa, pubblicato nella pagina delle necrologie su L’Eco di Bergamo il 2 agosto 1950.
Parole che in estrema sintesi ricordavano la figura di Fausta che in seguito ad una dolorosa malattia si staccò per sempre dal marito Sabino e dai sei figli, Annamaria, Matteo, Mauro, Giuseppe, Lucio e Roberto. La primogenita aveva 22 anni, l’ ultimo figlioletto appena 6. La sua morte avvolse in un immenso dolore anche i residenti di Borgo Palazzo e del quartiere dove sorgevano gli ex ospedali Riuniti dove aveva abitato. Fausta di carattere dolce e assai empatica si faceva apprezzare per l’ innata disponibilità e una gran voglia di aiutare chi si trovasse in difficoltà di ogni genere. Naturalmente le sue principali attenzioni erano rivolte al coniuge e ai figli cresciuti in piena linea con una educazione colma di principi e valori esemplari. Ricorda di con visibile commozione Roberto, adesso ottantenne «Sebbene allora fossi in tenera età non trascorre giorno che il pensiero non vada alla mamma. In ogni istante mi trasmetteva affettuosità immensa con i suoi gesti di vita esemplari. Di pari passo pure il successivo percorso di mio padre che si prese subito cura di noi fratelli assistendoci momento per momento sino all’età adulta». Insomma la carissima Fausta ha rappresentato la nostalgica figura di altri tempi pronta a metter in primo piano sempre l’amore, l’umanità e l’altruismo.

Arturo Zambaldo

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