Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Mercoledì 29 Maggio 2024
Le vite piene di energia dei bergamaschi
Tra le storie che ci propongono le necrologie questa settimana ci sono diversi personaggi che hanno frequentato la città: il pittore Allegretti, la zelatrice missionaria detta «Nani», l’artista di Colognola Stefano Locati, il bancario amante dell’arte Comm. Comelli, la farmacista Mariuccia Rossi, Paolo Merigo della «privativa», il reduce di guerra che non ha retto all’incontro con il commilitone e l’edicolante Mariella Brunelli di Borgo Santa Caterina. Troviamo anche il nipote di don Bepo Vavassori e il Maestro di musica Giglielmo Masserini di Gazzaniga. Storie ricche di energia che hanno trasmesso a chi li ha incontrati.
Per lui, vivere era la più nobile tra le arti
La sua tomba è la cornice di un quadro con pennelli e tela, gli strumenti di lavoro di una vita che lo hanno reso un pittore celebre. Nelle case di molti bergamaschi ha lasciato quadri sempre densi di simboli e di emozione e la sua fama ha raggiunto davvero i quattro angoli del mondo. Il pittore Allegretti era originario di Valverde dove ha lasciato ricordi e amicizie speciali. A un anno dalla morte (avvenuta nel 2014) gli amici gli avevano dedicato alcuni pensieri: «Caro Sandro, è arrivato l’autunno: la natura, piano piano, muta la sua tavolozza e si spoglia; l’inverno sarà presto tra noi e poi … ancora la primavera, il risveglio, la vita … con il tripudio dei suoi colori! Ma proprio l’autunno ha posto fine per sempre alla tua esistenza su questa terra! È trascorso un anno; si sono susseguite le stagioni, ma non ti vediamo più al tuo cavalletto con i tuoi pennelli; non sei più nel tuo giardino o nella tua casa tra i tuoi cari ed i tuoi amici! Eppure sei sempre con noi! «Non omnis moriar» scriveva il poeta latino Orazio; «non morirò del tutto», ed è vero: tu vivi sempre nell’amore, nell’affetto, nel ricordo delle persone che tu amavi e che ti amavano. Continui ad esistere nelle tue opere: testimonianza imperitura della tua arte. Nelle vedute di Bergamo e di Venezia, città che sono state testimoni dei momenti più significativi della tua vita artistica ed umana, sembra di scorgere la figura del maestro che frettolosamente si muove per trasmetterci le sue emozioni in paesaggi reinterpretati con l’anima. Tornano alla mente i tuoi racconti sulle prime, faticose esperienze nel cammino artistico. Hai dovuto affrontare innumerevoli sacrifici, ripetute rinunce, ma poi quante soddisfazioni con le mostre personali in Italia ed in alcuni paesi europei, accolte sempre con apprezzamento da critica e pubblico! Il tuo essere artista non ha mai avuto la priorità sul tuo «essere» uomo. Rimarrai per sempre dentro l’Arte, la grande compagna della tua vita! Siamo sicuri che, dove ora sei, tu provi per noi lo stesso affetto che sentiamo per te: siamo e saremo per sempre una bella compagnia, caro Sandro, caro amico!» Archivio de L’Eco di Bergamo
L’artista con Colognola nel cuore
Ci sono persone che restano legate al proprio quartiere per tutta la vita. Contribuiscono a migliorarle e, a volte, chi rimane fa di tutto per custodire la memoria. Così, ricorda Silvio Maffioletti, è accaduto per Stefano Locati. «La Giunta Comunale di Bergamo, all’umanità, ha deliberato lo scorso 11 aprile 2019 di intitolare al Maestro d’Arte Stefano Locati il giardino di via Costantina, adiacente alla locale scuola primaria. In questo modo intende riconoscerne il valore e vuole onorare la memoria dell’esimio Maestro d’Arte che ha avuto i natali proprio a Colognola al Piano, allora Comune autonomo, nell’antico borgo storico sito all’ombra del campanile di Virginio Muzio. Locati nasce nel 1914 a Colognola al Piano; in via Rampinelli, frequenta la locale scuola elementare dove manifesta la sua predisposizione all’arte che lo porta poi a frequentare l’Accademia di Brera a Milano. Allievo del pittore Contardo Barbieri, che nel 1931 diviene direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo, Locati vince nel 1933 una borsa di studio che gli consente di frequentare l’Istituto Centrale del Restauro di Roma e di conseguire il diploma. La sua carriera di restauratore, svolta per conto dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma, si svolge in Italia e all’estero: Locati lavora al recupero e alla valorizzazione di opere d’arte a Firenze, Palermo, Venezia, Gerusalemme, Il Cairo, Parigi, Mosca, Varsavia e Vienna. Nei suoi spostamenti professionali conosce Eva Maria Walkowiak, che diviene sua moglie. A Colognola, nel 1962, Locati restaura la Cappellina della Madonna del Rastello e, durante i lavori, provvede al distacco dell’affresco scoprendo un sottostante precedente dipinto, parzialmente rovinato ma comunque recuperabile. L’opera riportata alla luce, datata 1403, rappresenta Maria con Gesù Bambino seduto in grembo e viene posta nel 1966, nella nuova chiesa parrocchiale, nobilmente sistemata su base e cornici marmoree, nella cappella laterale alla destra dell’ingresso principale. Nella nuova chiesa parrocchiale di Colognola trova sede anche un’opera pittorica di Locati, il Battesimo di Cristo, collocata nella cappella laterale alla sinistra dell’ingresso principale. L’Opera viene rubata nel 1989 e due anni dopo Locati realizza, sul medesimo tema, un nuovo dipinto che dal 1991 è collocato nella stessa posizione. Stefano Locati muore a Bergamo nel 1997 e riposa nel Cimitero di Colognola.
Silvio Maffioletti
Di Valtesse, fu artigliere sul Monte
Santo
Tutti in Valtesse lo chiamavano «Tonel», anche se il suo nome era Egidio. Aveva 80 anni quando, nel 1977, è morto a causa di un arresto cardiaco. Pare che il suo cuore non avesse retto l’emozione di incontrare un commilitone che non vedeva dal lontano 1918. Durante la Prima Guerra Mondiale il «Tonel» aveva combattuto sul Monte Santo come artigliere e per questo era stato decorato e insignito del Cavalierato di Vittorio Veneto. Al rientro dalla guerra ha dedicato tutta la sua vita all’agricoltura. Appassionato cacciatore Scarpelllini è stato per molti anni presidente della sottosezione di Valtesse guadagnando la stima e la riconoscenza di tutti i soci.
Archivio de L’Eco di Bergamo
Una luminosa figura d’uomo
Per molti decenni il Maestro Guglielmo Masserini è stato la figura più valida e rappresentativa nel campo musicale della Valle Seriana unitamente al Maestro Daniele Maffeis. Al suo funerale era presente la quotatissima «Corale polifonica» diretta dal Maestro Aquilino Belotti, che ha eseguito per la circostanza soltanto commoventi pezzi musicati dal compianto Maestro.
Archivio de L’Eco di Bergamo
Era la «Nani» delle missioni monfortane
Ha abitato una vita in Valverde nella casa dei «Laander», adagiata sul fondo della valle, appena sotto Porta Garibaldi, finchè la salute glielo ha permesso. Una stanza al piano superiore rispetto al grande salone dove troneggiavano le due canne fumarie sotto le quali c’erano due grandi caldaie appoggiate su supporti di pietra che scaldavano l’acqua con la lisciva. La biancheria di alberghi e ristoranti della città bolliva dentro i pentoloni per essere lavata e veniva mossa con lunghi bastoni. Poi veniva sciacquata e battuta nel ruscello che passa accanto alla casa e poi stesa (ogni giorno di ogni stagione) sui fili tesi da un palo all’altro nel grande pratone dei Cerea attorno alla casa. La «Nani» non si è mai sposata, ha lavorato alla Sace di via Baioni e, non appena poteva, andava in Africa con i Padri Monfortani in missione. Portava a casa immagini di bambini doloranti e anche «discutibili» oggetti intagliati nell’avorio che rivendeva per raccogliere soldi per i suoi bambini africani. Negli ultimi anni ha traslocato in via Maironi da Ponte verso Contrada in una casa con il riscaldamento (ma ancora molto essenziale) proprio all’imbocco della ciclabile e ha alternato periodi all’Istituto Palazzolo di Torre Boldone. Tante persone, a partire dai suoi compagni di lavoro, l’hanno sostenuta nelle attività missionarie. È apparsa sulle pagine del giornale solo per la necrologia, ma era una vera propria «paladina» della carità missionaria.
Daniela Taiocchi
Banchiere oculato e un grande appassionato d’arte
A chi gli chiedeva «Come va?», rispondeva «Non mi lamento». Tre parole semplici, eppure in lui, il comm. Gaspare Comelli, tanto ricche di contenuto e capaci di tranquillizzare i suoi clienti. La sua carriere bancaria si svolse in più istituti dal Credito Regionale Ligure, alla Banca Agricola Popolare di Palazzolo, al Banco Ambrosiano. Il suo carattere e la sua competenza sapevano far dialogare le preoccupazioni per le fluttuazioni economiche armonizzandole con un sentito trasporto culturale. C’era in lui un’attrazione per l’arte veramente notevole e non si dimenticano i momenti che trascorreva in contemplazione dei quadri della sua casa. Cavaliere della guerra 1915-18 combatté con coraggio, sfidò pericoli e fu decorato con medaglia d’argento al valor militare.
Archivio de L’Eco di Bergamo
La sua cura erano le parole
Abitava in via Tiraboschi a Bergamo ed era farmacista. Ma la sua cura principale era quella che sapeva offrire con le parole, anche quando il male ribelle e resistente ad ogni medicina l’aveva assalita. Le parole per i nipoti erano di conforto anche nei momenti finali. Mariuccia Rossi Era anche amante dell’arte e della musica. Nel lavoro era attenta e premurosa e pronta a qualsiasi chiamata. Aiutava in modo particolare i poveri e non lasciava mai mancare il conforto a quanti a lei si rivolgevano. A Seriate, dove professava, era sinceramente apprezzata.
Archivio de L’Eco di Bergamo
Lavorava nella «privativa» di via Ruggeri
Si spegneva all’alba del 3 novembre 1964 Paolo Merigo che abitava in Valtesse in via Biava. Giovane generoso e di spiccata sensibilità d’animo, era apprezzato per la sua bontà d’animo. Giunto dal Cremonese con la sua famiglia, dopo una lunga permanenza in via Borgo Palazzo, Merigo si era trasferito in via Biava subentrando poi alla mamma nella conduzione della privativa (così veniva chiamato il negozio di rivendita dei prodotti del Monopolio di Stato) di via Pietro Ruggeri, 72. Nelle ore libere dal lavoro amava immergersi nella lettura dei classici oppure ordinare e arricchire la sua raccolta filatelica. Appena un anno e mezzo prima della morte si era sposato e da sei mesi e diventato papà.
Archivio de L’Eco di Bergamo
Nipote di don Bepo, stessa tenacia
Suo zio era don Bepo Vavassori e la sua tempra era quella determinata e tenace dei Vavassori. Aveva 52 anni quando Virgilio Vavassori è mancato passeggiando per le vie di Osio Sotto dopo una giornata trascorsa con la famiglia a Bergamo. Era nato alla Vigilia di Natale del 1920 a Sabbio e aveva vissuto a Dalmine (suo padre ricopriva un importante incarico nello stabilimento). Aveva studiato a Bergamo e a Treviglio fino a quando la guerra lo aveva portato via tenendolo lontano dalla famiglia per sei anni, tre dei quali in un campo di prigionia algerino. Lontano non aveva visto morire suo padre, né la sua casa distrutta da bombardamenti. Finita la guerra e tornato si era stabilito a Osio, prima presso parenti e poi in una propria casetta, è stato assunto alla Dalmine, poi si è sposato ed ha avuto una figlia. In tanti gli volevano bene, anche gli avversari politici (era stato assessore comunale) gli riconoscevano doti umane di una simpatia che gli faceva smussare gli angoli più acuti. Archivio de L’Eco di Bergamo
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