Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Venerdì 07 Giugno 2024
Le vite complicate hanno trovato la strada della gioia
Tra le storie di questa settimana ci sono quella di Mariella Brunelli con la sua edicola di Borgo Santa Caterina, del musicologo Marcello Ballini scritta da Sergio Beretta, del dottor Italo Nosari, del chirurgo prof. Gianfranco Cavalli scritta da un suo allievo ed estimatore. Ci sono mamma Elena Negri, papà Antonio Micheli, nonna Antonia Bonfanti con la sua simpatia e nonno Luigi Viscardi con i suoi racconti della guerra
La sua edicola un riferimento per il Borgo d’Oro
Nelle pagine de L’Eco dell’agosto 1986 Mariella, intervistata in qualità di edicolante, faceva il punto della situazione sul via vai agostano nel Borgo Santa Caterina dove, dall’ottobre precedente con la mamma Amelia aveva rilevato l’edicola nei pressi della chiesa. «Il calo dei clienti c’è stato, - diceva - anche se in parte contenuto dal fatto che in questo periodo le altre tre edicole del quartiere sono chiuse e la gente si è riversata qui. E poi in questa stagione i bergamaschi leggono poco. Non c’è paragone con il periodo invernale. Tra qualche giorno andremo anche a noi a Edolo in campeggio». Un ricordo piccolo, ma che riporta agli inizi di un’avventura, quella dell’edicola di Mariella, che è durata fino a quando è riuscita a gestirla e la cui perdita ha lasciato un grande segno nel Borgo d’Oro. Ecco ancora il ricordo di Mariella raccolto sulle pagine de L’Eco al momento della sua scomparsa: «Il dolore è forte per la perdita di Mariella Brunelli, ma l’affetto che in questi mesi l’ha abbracciata è di conforto per i familiari. La storica edicolante di Borgo Santa Caterina, ad appena 51 anni, è mancata ieri dopo una lunga malattia. Una patologia che l’aveva talmente debilitata da renderle difficile svolgere le incombenze quotidiane. Piccole e grandi cose che faceva da 30 anni, quando in via Borgo Santa Caterina apriva la sua attività. Non solo un’edicola e cartoleria, ma un punto di riferimento per l’intero borgo, che in questi mesi ha avuto la possibilità di dimostrarle quanto è stata importante. I familiari parlano di una vera e propria catena di solidarietà. “È stato incredibile quello che è successo in questi mesi – raccontavano il fratello Diego Brunelli e la mamma Amelia . Tutti si sono adoperati per far sì che mia sorella potesse andare avanti con la sua attività. La signora che vive di fronte all’edicola tutte le mattine apriva il negozio: quando Mariella arrivava, i giornali erano già tutti contati. C’era anche chi veniva a fare le polveri, chi le portava un caffè. Possiamo solo ringraziare, senza di loro sarebbe stato impossibile”. Persino i gestori dell’edicola di piazzale Oberdan si sono resi disponibili a dare una mano: “Anziché vederci come concorrenti – spiega Diego , ci hanno assistito come potevano, è stato bello vedere la vicinanza degli abitanti del borgo, ma anche dei colleghi. D’altra parte, Mariella la conoscevano tutti”. Mariella era anche impegnata nel sociale. La sua edicola era sede legale dell’associazione Amici dei ragazzi Down, primo punto di raccolta in città per i tappi in plastica».
Archivio de L’Eco di Bergamo
Le parole semplici che rievocano i nostri ricordi
Io e mio figlio piccolo: «due corpi e un anima». Mio papà, il complimento più bello
Lucio Micheli
Ci sono uomini che non si possono dimenticare
Non mi dimentico, anche dopo tanti anni. Sei stato un medico bravissimo, unico, direi, sempre attento, disponibile, generoso. Sei un grande, resterai un eccezionale medico ed un uomo impossibile da non ricordare. Grazie.
Guido Martinelli
Musicologo attento ai bisogni del prossimo
Quello che segue è un ricordo apparso sulle pagine de L’Eco del gennaio 2004 del musicologo Marcello Ballini, critico musicale del nostro giornale dal 1940 fino ai primi Anni Novanta, deceduto il 21 dicembre 2003. A scrivere era l’amico Sergio Beretta: «Al suo nome dedicai anni fa ogni mia riconoscenza. Generoso, fra istintività e motivazioni. Sapeva cogliere all’attimo il bisogno del prossimo in tutta la sua urgenza. Nascostamente. Un “vincenziano”, senza mezzi termini. Nell’estate del ’68 il mio primo approccio con lui. Rischiò di grosso nell’affidarmi la stesura, nella sua parte esecutiva, sia chiaro, della seconda edizione del Catalogo del Museo donizettiano. Promosso da quell’encomiabile centro di studi voluto tempo addietro da Francesco Speranza, sostenuto dal sindaco di Bergamo, Costantino Simoncini, e che per Marcello Ballini, divenutone l’insostituibile direttore, rappresentò un’iniziativa musicologica straordinaria, unica, di spessore internazionale. E lo fu in effetti nei primi anni, in tutte le sue premesse, intuizioni ed eventi. Il primo convegno di studi donizettiani, organizzato nel 1975 dall’Azienda autonoma di turismo, con il coordinamento di Bindo Missiroli, fu infatti proposto da quell’ente, sotto la sua spinta, con discrezione, ma inequivocabile chiarezza. Conobbe Aldo Moro, nell’ambito della Fuci, e mi trattenne quasi con forza, quel 10 maggio 1978, nel tratto di via Tasso prospiciente l’Ateneo. Tragiche ore di lutto nazionale per l’assassinio vile ed efferato dello statista. Pervaso da commozione rabbiosa mi ricordò l’esecuzione di un piccolo coro che egli stesso improvvisò e diresse alla stazione di Lecco, nel 1940, dopo un convegno fucino: Aldo, con malcelato stupore vi partecipò entusiasta, sfondando la sua rituale riservatezza con sorpresa di tutti i giovani colleghi. Non poche storiche memorie nel suo cuore, ma che di rado svelava, salvo insistere, affettuosamente. Di questi anni anche un’indicibile sofferenza: il “suo” Ateneo, cui diede negli Anni Settanta e per più di venticinque anni un ininterrotto impulso culturale ed organizzativo, esigeva, per naturale consonanza coi tempi, un nuovo “allestimento” che il segretario generale, quale critico sperimentato, non condivise, dichiaratamente. Conscio comunque di offrire una nuova testimonianza di coerenza culturale. Come ha sempre fatto, del resto. In ogni momento della sua vita.
Sergio Beretta
L’ironia buona dei sapienti che ridono di sè
E quando un giorno ci incontreremo di nuovo, torneremo a sorridere della tua dentiera! Ciao nonna.
Nadia V., Bonate Sotto
La forza viva dei tuoi racconti vive ancora in noi
Ciao nonno, ogni tanto penso ai tuoi racconti della guerra che hai vissuto e del tuo lavoro in miniera in Belgio e al tuo esempio di sacrificio Un abbraccio.
Noemi, Bonate Sotto
Il grande chirurgo con la passione per i libri
Ospitiamo il ricordo di Gianfranco Cavalli apparso sulle pagine de L’Eco nel febbraio 2004 (il prof. Cavalli è orto il 10 febbraio 2004) e scritto da un amico. «Egregio direttore, ho appreso con profonda tristezza sul giornale degli scorsi giorni che il prof. Gianfranco Cavalli è scomparso. Mi permetto di aggiungere a tante altre importantissime testimonianze anche la mia. Perché il professore mi onorava della sua amicizia da molti lustri e me ne aveva data una testimonianza anche lo scorso anno quando mi aveva invitato nella sua abitazione per farmi vedere la sua bellissima biblioteca e mi aveva offerto tutti i suoi bellissimi libri per farne una donazione in favore dell’Ordine dei medici di Bergamo, di cui io sono consigliere da molti anni. La sua generosa offerta non poté essere accettata per difficoltà burocratiche, ma è rimasto in tutti i consiglieri e nel presidente un senso profondo di gratitudine per il nobile e generoso gesto. Era stato per tutti il “grande chirurgo” e in tutta la struttura dell’Ospedale di Calcinate era ricordato e amato. Lo conobbi negli anni Cinquanta e la sua figura importante mi rimase impressa nella mente sempre, tanto che molti anni dopo in un mio libro che ebbe l’onore di un premio letterario della Federspev, ne ricordai l’incontro! Ci incontrammo spesso e sempre più compresi che il Prof Cavalli era un Maestro non solo nell’arte medica ma di vita. Ricordo quando lo portai in ospedale a Calcinate. Andavo piano piano per non fargli avere delle fitte più dolorose. Ma appena la strada era un poco liscia, acceleravo per arrivare in tempo, cercando accuratamente di schivare ogni buca. Arrivammo all’ospedale dove subito aprirono il portone e ci fecero entrare. Lo portarono immediatamente in sala operatoria per l’intervento. Mentre attendevo venne la Superiora con una bevanda calda per me. Mi strinse calorosamente la mano e mi disse: “Bravo dottore, è stato veramente molto bravo. Ha salvato una vita”. Certo voleva anche dirmi che avevo fatto bene a portarlo lì. Si stabilì immediatamente un ottimo rapporto che durò moltissimo; erano anni nei quali il rapporto tra medici e ospedali era cordiale e spontaneo, pieno di quella reciproca stima e comprensione che sono necessarie alla buona attività deontologica. Per qualche anno, per affinare anche la reciproca conoscenza e collaborazione, una volta al mese, al mercoledì, andavo all’Ospedale Passi a sostituire il medico assistente che aveva il giorno di riposo. Era un ritornare in corsia, come a Pavia. Avevo anche il privilegio a mezzogiorno di pranzare con il primario chirurgo, il professor Gianfranco Cavalli, nel suo studio. C’era su di un tavolo in disparte una grande voliera con tanti bellissimi uccellini e il professore si dilettava di portare loro il cibo prima di farci servire a tavola. Aveva due docenze universitarie e insegnava in un corso di chirurgia all’Università di Modena. Ero onorato che mi considerasse amico. Entravo in sala operatoria, facevo il giro degli operati e degli operandi, spesso incontravo pazienti che avevo inviato in ospedale. Eravamo tutti più contenti, il rapporto, irripetibile di quel tempo, nel quale ognuno era al suo posto, ci stava bene, nessuno voleva prendere il posto dell’altro. Ciò creava un’atmosfera di comprensione e di fiducia».
Sergio Stefanini, medico chirurgo, Costa di Mezzate
Sento forte la tua presenza nella mia vita
Ovunque respiro tu sei lì Ovunque sorrido, vivo e amo, tu sei lì. Sei in me. Ovunque. Ciao mamma. Occhi blu si rispecchiano nei miei e comunicano ciò che il verbo tace Si sfiorano le mani, comunicano ciò che lo sguardo legge. Madre, il tuo corpo esile e stanco si perde nell’abbraccio e per un attimo torna vivido e vibrante. Solo un attimo Dammi ancora un attimo.
Noemi, Locatello
Il tuo esempio e la tua saggezza m’illuminano
Sei stata una grande donna, vorrei essere come te!!! Grazie nonna ️
Ombretta Beretta, Arcene
© RIPRODUZIONE RISERVATA