Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Giovedì 04 Luglio 2024
La tradizione del racconto e del ricordo consolida le relazioni e rinforza le radici
Le necrologie più recenti fanno emergere personaggi conosciuti. Il prof. Deana, l’economo della Camera di Commercio Rocchi, il magistrato Bufardeci, il bartender Laganà, l’imprenditore Aceti, l’impresario edile Negroni, Adriana Canegrati della Pro Vertova, l’antifascista Emilia Avogadri, Mons. Recanati, che promosse l’incontro di due valli, la medica Cantamessa e l’alpinista Merelli, i cui spiriti continuano a fare del bene.
FAUSTO DEANA
Trovò le forze per gli auguri di Natale alla classe
Il professor Deana insegnava matematica nella scuola media di Gandino. Le cronache del tempo lo ricordano, per bocca del dirigente dell’istituto, dei colleghi, degli alunni e della famiglia come un docente preparato e un uomo dal gran cuore. Prova della sua dedizione all’insegnamento è il fatto che, nonostante la malattia incurabile, abbia cercato di non interrompere l’attività scolastica. Quando la salute del docente si è aggravata così tanto da rendere necessario il ricovero, è comunque voluto andare a scuola per salutare studenti e colleghi e per fare loro gli auguri di buon Natale. Il suo collega don Alessandro Angioletti ha ricordato come Deana abbia saputo unire i valori cristiani a un grande impegno nel lavoro.
Archivio de L’Eco di Bergamo
CESARE ROCCHI
Sindaco di Strozza per 15 anni servì la comunità
Dal 1982 al 1997 è stato sindaco del Comune di Strozza, in Valle Imagna. Il suo partito, la Democrazia Cristiana, gli aveva infatti chiesto di interessarsi delle questioni della Dc in quel comune. Proprio per il suo impegno in questa carica, è stato nominato Cavaliere ufficiale della Repubblica Italiana e viene ricordato sulle pagine del nostro giornale dai suoi colleghi come un «maestro di vita». Cesare Rocchi era un reduce della campagna di Russia e, nella sua carriera al servizio della politica, ha contribuito alla fondazione della Cisl bergamasca. Per tanti anni è anche stato un animatore dell’oratorio dell’Immacolata. Di professione era economo alla Camera di Commercio di Bergamo.
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FRANCO LAGANÀ
Con lui arrivarono nei bar di Bergamo i primi cocktail
Franco Laganà moriva il 5 gennaio 2014. Di lui si ricorda in particolare il contributo speciale al settore dei bar a Bergamo. Ha fondato un’associazione internazionale di barman e le cronache gli attribuiscono il merito di aver «portato il cocktail a Bergamo» negli anni Settanta, ovvero la grande arte della mixology in cui gli spiriti nazionali e internazionali vengono miscelati con succhi di frutta, bitter e spezie. Laganà ha gestito a lungo lo storico «Bar Dell’Angelo» in piazza Mercato del Fieno in Città Alta, luogo mitico per molte generazioni. Ha anche aperto, a metà degli anni Novanta, un altro locale «Il 91» di via San Bernardino.
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CORRADO BUFARDECI
Fu dirigente in Pretura e Procuratore
Corrado Bufardeci vestì la toga per 43 anni. Iniziò con un praticantato da un avvocato a Siracusa, la sua città natale. Dopodiché, lavorò alle Ferrovie dello Stato Italiane. Aveva, tuttavia, la «magistratura nel sangue» e decise quindi di lasciare le Fs per diventare magistrato. Iniziò con un tirocinio alla pretura di Siracusa e ottenne poi un incarico alla pretura di Grumello, dove fu pretore e giudice tutelare per 19 anni. Passò poi al tribunale di Bergamo, alla corte d’appello e infine diventò dirigente della Pretura di Bergamo. La sede di Via Borfuro fu inaugurata sotto la sua dirigenza. Chiuse la carriera nel ’92, quando era procuratore in Piazza Dante.
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MONS. ALESSANDRO RECANATI
Diede vita al primo ritrovo intervallare Clusone – Gandino
Mons. Recanati viene ancora oggi ricordato come un uomo che sapeva stare al passo con i tempi e cercava il modo di conciliare la vita culturale piena di stimoli con la sua missione ecclesiale. A Gandino, portò avanti molti progetti: riordinò il prezioso archivio storico parrocchiale, la biblioteca, ampliò il Museo di Arte sacra ed intervenne molte volte sulla Basilica. Anche a Clusone si impegnò per restaurare la Basilica, l’Oratorio dei Disciplini e la Casa Parrocchiale. Si dedicò ad anziani e ammalati e sostenne con forza la pastorale giovanile. Tra i suoi curati ci sono, ad esempio, monsignor Davide Pelucchi (oggi Vicario generale della diocesi), monsignor Eugenio Coter (vescovo in Bolivia) e, a Clusone, don Claudio Dolcini, parroco di Sotto il Monte Giovanni XXIII. Nel 1993 lanciò ad Alpini e Cai l’idea di un Incontro intervallare, nella zona della Capanna Ilaria, ai piedi del Formico, al confine montano fra Gandino e Clusone con l’obiettivo di rinnovare ogni anno i comuni valori umani e morali della montagna e della sua gente.
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PIETRO ACETI
La ditta nella sua Valle Brembana, la mente nel mondo
Pietro Aceti fondò nel 1969, la CMS (costruzione macchine speciali) l’azienda che ancora oggi dà lavoro a centinaia di famiglie della Valle Brembana con filiali commerciali negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. Nell’azienda inizialmente si realizzavano soltanto macchinari in legno, ma da subito lo sguardo del fondatore e dei collaboratori è stato orientato nel futuro fino ad ampliare l’attività nei mercati di nautica, aerospace e automotive. Aceti sognava di realizzare a Zogno un grande polo industriale e di riunire lì tutta l’attività e lavorò al suo progetto fino al giorno in cui fu ricoverato in ospedale. Anche quando stava male, Pietro Aceti continuava a pensare alla sua azienda dedicando ad essa tutte le forze che gli rimanevano. Fu per questo un grande esempio di dedizione nei confronti del lavoro. La famiglia, la comunità brembana e i dipendenti lo hanno da subito ricordato per la sua onestà intellettuale e per la sua correttezza.
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AMBROGIO NEGRONI
Impresario edile e amante di natura, escursioni e sport
Ambrogio Negroni cominciò a lavorare come muratore quando aveva solo 12 anni. Fondò, insieme ai suoi fratelli, un’impresa edile nel comune di Valgoglio che diede lavoro a centinaia di persone nel paese e nelle zone circostanti. Negroni dimostrò sempre un grande impegno nel lavoro, ma anche un vero amore nei confronti dello sport e della natura. Era presidente dello Sci Club Gromo e ha preso parte, nel corso della sua vita, in moltissime escursioni in montagna. L’amore per la vita, per la natura e per il lavoro si univano naturalmente all’attaccamento alla sua famiglia.
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ELEONORA CANTAMESSA
La sua dedizione per i più fragili non si è spenta
Eleonora Cantamessa ha dedicato l’esistenza al prossimo e anche i suoi ultimi momenti li ha trascorsi curando un ferito. Le persone che l’hanno conosciuta e frequentata tengono vivo il ricordo. A parlare ancora di lei ci sono enti, riconoscimenti e Fondi di beneficenza e borse di studio a lei dedicati e una medaglia d’Oro «al merito della sanità pubblica» consegnata nell’ottobre 2016 dal Presidente Sergio Mattarella nelle mani della madre, signora Mariella. Anche i macchinari che lei usava sul lavoro sono stati donati all’ospedale della missione di Balaka per proseguire l’attività di cura a cui la dottoressa si dedicava.
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ADRIANA CANEGRATI
Con la Pro Vertova promosse arte, cultura e turismo
Adriana si è dedicata, per oltre quarant’anni all’Associazione Pro Vertova, sodalizio di cui è stata segretaria: si è occupata dei viaggi, delle mostre e delle iniziative culturali dell’associazione facendo scoprire il mondo e l’arte a diverse generazioni di vertovesi. Ma più di tutto a renderla unica sono state le sue doti empatiche.
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MARIO MERELLI
Il camusì che iniziò a domare i monti da un parapendio
Mario Merelli ha scalato i monti dalle vette più elevate al mondo. Non ci fu mai, però, secondo i suoi amici e i suoi compagni di cordata, montagna più alta della sua solidarietà. Merelli ha cominciato a praticare l’alpinismo con il padre Patrizio, guida alpina. La sua prima spedizione alpinistica fu legata al parapendio, altra sua passione oltre alla scalata. Nel 1989, con il padre, la guida alpina Morandi e Walter Dimai, Mario scalò il Chimborazo, di 6.300 metri, la montagna più alta dell’Ecuador per lanciarsi da lassù. Un volo di circa quattro ore fino a 3.200 metri. Fu il primo a compiere su quella cima un’impresa di tale genere. Merelli era sempre pronto a tornare indietro per recuperare gli amici in difficoltà nel corso della scalata, o a confortare i suoi familiari, quando questi ultimi si trovavano in difficoltà. Ancora in vita aveva dato avvio, insieme all’amico Marco Zaffaroni, al progetto di costruzione dell’ospedale di Kalika, nel Dolpo, in Nepal. Prima della conquista della vetta veniva il valore delle vite umane degli alpinisti. Un vero esempio di vita per chi frequenta la montagna. La targa presente nel Kalika hospital recita: «In memoria di Mario Merelli alpinista e sognatore. Grazie alla condivisione dei suoi sogni il Kalika family hospital è una realtà». Ieri 2 luglio Mario avrebbe compiuto 62 anni.
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EMILIA AVOGADRI
A soli vent’anni pagò con il carcere il suo antifascismo
Foto di Emilia Avogadri, Ceresole d’Alba, morta il 17 gennaio 2014
Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni Emilia Avogadri, che dedicò la sua vita all’antifascismo e alla famiglia. Nata a Colognola nel febbraio del 1924, a vent’anni fu arrestata e rinchiusa nel carcere di Sant’Agata con l’accusa di antifascismo. Venne poi deportata in Germania, dove rimase in diversi campi di lavoro per due anni. Finita la guerra, si sposò. Dopo tre anni di matrimonio, suo marito si ammalò gravemente e lei impiegò ogni sua giornata per assisterlo. Non fu in grado, per questo motivo, di lavorare. Avrebbe avuto bisogno di ricevere un minimo di pensione, ma a Roma non fu riconosciuta la sua precedente condizione di perseguitato politico. Nonostante le testimonianze di un ex fascista che aveva partecipato al suo arresto e nonostante l’incarcerazione della donna fosse stata dichiarata vera per iscritto nel 1985 dall’allora Prefetto di Bergamo, l’impegno della donna nella lotta contro il fascismo non fu riconosciuto nel corso della sua vita. Un dolore che l’accompagnò fino alla morte.
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