La memoria viva e la sorpresa dell’albero di Natale al Cimitero

La memoria è fatta di gesti concreti, come un pensiero sull’albero o un saluto mattutino. Durante le vacanze appena trascorse, una novità ha accolto i visitatori all’ingresso del nostro Cimitero Monumentale. L’albero di Natale è stato reinterpretato, offrendo un nuovo sguardo originale alla memoria, che prova a rendere i ricordi vivi e condivisi.

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Lo scorso 22 dicembre è morto mio zio Pino che è stato per 60 anni il barbiere di Valverde. Lo incontravo ogni domenica sulla ciclabile e mi raccontava le novità della famiglia e del quartiere. La sua morte ha improvvisamente cambiato le regole del tempo di Natale di chi gli ha voluto bene. Non c’è stato il tempo dei regali dell’ultimo minuto (tutti), la veglia di Natale è seguita alla veglia e alla Messa funebre e il giorno di Natale è trascorso con un senso di vuoto e smarrimento. Anche il papà di una mia cara amica è morto nel giorno di Natale di alcuni anni fa e anche per la sua famiglia il sapore della festa da quell’anno è cambiato: accanto alla Messa di Natale c’è quella dell’anniversario a smorzare la gioia del Bambin Gesù che viene tra noi.

E per chi è morto lontano dal Natale, c’è sempre un primo Natale «senza qualcuno» che ognuno supera a modo suo. Le festività natalizie sono giorni carichi di emozioni e per chi vive un lutto, questi giorni possono accentuare il senso di solitudine e amplificare il vuoto lasciato dall’assenza di una persona cara.

Cimitero monumentale: l’albero della memoria

Chi è entrato nel Cimitero monumentale di Bergamo a dicembre non ha potuto non notare un albero di Natale speciale. Al posto delle palline ci sono messaggi spontanei scritti dai parenti dei defunti. «Ti voglio bene papà», «Buon Natale nonna, ci manchi», «Non ti dimentichiamo mamma».

L’idea è di Lisa Martignetti che ha tratto ispirazione da un’esperienza che ha incontrato in Nord Europa e che ha proposto all’assessorato ai Servizi Cimiteriali. Il risultato è dolce e consolatorio. «L’Albero della Memoria – ci racconta Lisa Martignetti – nasce dall’esigenza di offrire un luogo simbolico dove poter convogliare queste emozioni, trasformandole in un gesto concreto di ricordo e connessione. Il progetto vuole dare spazio a chi sente il bisogno di esprimere ciò che prova, condividendo un pensiero o una dedica, sentirsi parte di una comunità che comprende e accoglie il dolore senza giudizio e trasformare la mancanza in memoria viva, che unisce e non isola».

Il gesto semplice di appendere un pensiero, una pallina o una dedica diventa un rituale che aiuta a dare voce a sentimenti che spesso rimangono inespressi. «Portare questo progetto al Cimitero monumentale di Bergamo – prosegue Martignetti – significa anche restituire a questo luogo una dimensione umana e comunitaria. Non solo un luogo di silenzio e commemorazione, ma uno spazio che accoglie e dialoga con chi lo attraversa, permettendo di trasformare il dolore in memoria collettiva. In questo modo, il Cimitero diventa il fulcro di una nuova visione della memoria: non più confinata al passato, ma viva, condivisa e capace di dare conforto nel presente».

Per dare concretezza a queste parole basta mettersi al cancello al momento dell’apertura. Si possono vedere cappotti e cappelli che fanno il segno della croce, prendono l’innaffiatoio e corrono a salutare il proprio caro. Come se andassero a svegliarlo e a lavargli la faccia. Un saluto veloce e poi di nuovo di corsa verso il supermercato e le mille incombenze (utili o inutili) che riempiono la giornata dei nostri anziani. Sono proprio loro, capaci di ogni sopportazione, i primi a farsi affascinare da questo albero di Natale allestito in questa loro “seconda” casa. Il gesto semplice di lasciare un pensiero sull’albero attiva una rete invisibile di sostegno che abbraccia di soffre rafforzando il senso di appartenenza e vicinanza umana.

Anche dopo queste feste, l’Albero resterà ancora qualche giorno all’ingresso del Cimitero come punto di riferimento, un luogo dove chiunque potrà tornare per lasciare un pensiero, un ricordo o semplicemente per raccogliersi in riflessione. Visto il cospicuo numero dei biglietti appesi (è impossibile contarli senza smontare tutto) si può ben dire che i frequentato del cimitero e la comunità dei bergamaschi in genere hanno apprezzato la proposta di accogliere e custodire i pensieri (anche se per pochi giorni) con l’obiettivo si provare a trasformare il dolore in memoria collettiva.

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